2008-04-24 14:52:03

Giovani e missione: domani il raduno nazionale della comunità di Villaregia


Oltre 500 giovani legati alla comunità missionaria di Villaregia, fondata da padre Luigi Prandin e da Maria Luigia Corona nel 1981, hanno deciso di vivere un 25 aprile “alternativo”. Per tre intense giornate, fino a domenica prossima, questi giovani “missionari”, provenienti da tutta Italia, si incontreranno a Lonato (in provincia di Brescia) per il primo raduno nazionale dei gruppi d’impegno missionario di Villaregia. La solenne concelebrazione di chiusura del raduno, sarà presieduta dall’arcivescovo Giuseppe Bertello, nunzio apostolico in Italia. Sull'obiettivo delle tre giornate, ascoltiamo al microfono di Giovanni Peduto, padre Marco Paini, della comunità missionaria di Villaregia:RealAudioMP3


R. - Questi giovani si radunano per riflettere su come essere testimoni ed evangelizzatori oggi tra i loro coetanei. Ulteriore obiettivo è quello di diffondere insieme i valori della solidarietà e della fraternità universale per edificare una civiltà dell’amore. Riflessione, preghiera e dibattito, accanto a spazi di amicizia, scandiscono le tre intense giornate in cui si dà voce anche a testimonianze missionarie.

 
D. - Qual è il carisma della comunità missionaria di Villaregia?

 
R. - Sono tre gli elementi che compongono il carisma della Comunità Missionaria. Anzitutto essere comunità: la vita di comunità, in senso stretto, ci impegna a vivere insieme nella costante tensione alla comunione tra noi. Pur diversi per età, sesso, cultura, stile di vita, nazionalità, desideriamo formare una famiglia ad immagine del Dio Famiglia, la Trinità. La nostra vita comunitaria, poi, si porge come annuncio e testimonianza della vita di Dio all’umanità che ancora non conosce il Vangelo ed è tutta orientata alla missione ad gentes. Tale scelta si sintetizza in un’espressione, a noi molto cara, che ha segnato gli inizi della fondazione: ‘Essere Comunità per la missione, fare missione essendo comunità’. La fiducia nella Provvidenza è il terzo fondamento che sostiene e caratterizza la nostra vita. Questo ci impegna ad amare concretamente ciò che il Signore dona e permette, a rallegrarci del poco come del molto, a riconoscere come provvidenziale ogni fatto, ogni incontro, ogni persona che incrociamo sulla nostra strada.

 
D. - Che vuol dire essere in missione oggi?

 
R. - “Ho visto il Signore”, ha annunciato Maria Maddalena. Ogni persona, ogni famiglia, ogni comunità che vede e tocca il Signore è in condizione di vivere la missione, aprendosi agli altri non ancora raggiunti dalla luce. Essere in missione significa irradiare questa luce, tendere la mano a chi è nel bisogno, aprire la propria casa ai fratelli, costruire comunione con tutti, preoccuparsi di chi nessuno si preoccupa e così annunciare al mondo l’amore di Dio. Il bene che tu fai illumina gli altri, vicini e lontani, costruisce il Regno oggi: è la missione di ogni cristiano.

 
D. - Come testimoniare la fede tra i giovani oggi?

 
R. - La sfida è davvero grande. Credo che oggi la testimonianza della fede tra i giovani si fa con la proposta di uno stile di vita coerente con i veri valori, andando contro la corrente di un mondo stanco e spento. Dobbiamo parlare ai giovani con la vita, con la gioia, con la luce dello sguardo, contagiandoli con la bellezza delle nostre scelte. Infine, la proposta di un impegno concreto per i più poveri, credo sia un altro modo di testimoniare la fede tra i giovani, una fede che si traduce in condivisione di tempo, di forze, di beni materiali e spirituali.

 
D. - Darete inizio ad una nuova Comunità alla periferia di Maputo, in Mozambico: ce ne vuole parlare?

 
R. – In Mozambico la guerra civile ha lasciato segni profondi, distruggendo scuole, ospedali, centri sanitari e costringendo milioni di persone a fuggire dalla propria terra; l'analfabetismo, pur essendovi stati progressi dopo l'indipendenza, è del 60%; un grande problema è rappresentato poi dall'Aids: il 14% della popolazione è sieropositivo. Quasi la metà degli abitanti di questo paese sono animisti, il 14% sono cristiani cattolici e il 13% musulmani. L’archidiocesi di Maputo conta quasi 4 milioni di abitanti e dispone solo di 20 sacerdoti diocesani e circa 130 religiosi. Ci aspetta una realtà missionaria di 200 - 300 mila persone. L’arcivescovo di Maputo, mons. Francisco Chimoio, ha manifestato tutta la sua gioia di accogliere una nostra comunità, anche come apportatrice di un servizio di formazione. Occorrerà rimboccarsi le maniche e partire da zero, perché là non c’è nulla. Inizieremo con un piccolo gruppo di missionari e missionarie, che si stanno già preparando, e che riceveranno l’invio missionario durante il raduno dei Gruppi d’Impegno Missionario legati alla comunità missionaria di Villaregia (GimVi) in questo fine settimana. Speriamo di poter partire per Maputo verso la fine dell’anno.







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