Giovani e missione: domani il raduno nazionale della comunità di Villaregia
Oltre 500 giovani legati alla comunità missionaria di Villaregia, fondata da padre
Luigi Prandin e da Maria Luigia Corona nel 1981, hanno deciso di vivere un 25 aprile
“alternativo”. Per tre intense giornate, fino a domenica prossima, questi giovani
“missionari”, provenienti da tutta Italia, si incontreranno a Lonato (in provincia
di Brescia) per il primo raduno nazionale dei gruppi d’impegno missionario di Villaregia.
La solenne concelebrazione di chiusura del raduno, sarà presieduta dall’arcivescovo
Giuseppe Bertello, nunzio apostolico in Italia. Sull'obiettivo delle tre giornate,
ascoltiamo al microfono di Giovanni Peduto, padre Marco Paini, della
comunità missionaria di Villaregia:
R. -
Questi giovani si radunano per riflettere su come essere testimoni ed evangelizzatori
oggi tra i loro coetanei. Ulteriore obiettivo è quello di diffondere insieme i valori
della solidarietà e della fraternità universale per edificare una civiltà dell’amore.
Riflessione, preghiera e dibattito, accanto a spazi di amicizia, scandiscono le tre
intense giornate in cui si dà voce anche a testimonianze missionarie.
D.
- Qual è il carisma della comunità missionaria di Villaregia?
R.
- Sono tre gli elementi che compongono il carisma della Comunità Missionaria. Anzitutto
essere comunità: la vita di comunità, in senso stretto, ci impegna a vivere insieme
nella costante tensione alla comunione tra noi. Pur diversi per età, sesso, cultura,
stile di vita, nazionalità, desideriamo formare una famiglia ad immagine del Dio Famiglia,
la Trinità. La nostra vita comunitaria, poi, si porge come annuncio e testimonianza
della vita di Dio all’umanità che ancora non conosce il Vangelo ed è tutta orientata
alla missione ad gentes. Tale scelta si sintetizza in un’espressione, a noi molto
cara, che ha segnato gli inizi della fondazione: ‘Essere Comunità per la missione,
fare missione essendo comunità’. La fiducia nella Provvidenza è il terzo fondamento
che sostiene e caratterizza la nostra vita. Questo ci impegna ad amare concretamente
ciò che il Signore dona e permette, a rallegrarci del poco come del molto, a riconoscere
come provvidenziale ogni fatto, ogni incontro, ogni persona che incrociamo sulla nostra
strada.
D. - Che vuol dire essere in missione oggi?
R.
- “Ho visto il Signore”, ha annunciato Maria Maddalena. Ogni persona, ogni famiglia,
ogni comunità che vede e tocca il Signore è in condizione di vivere la missione, aprendosi
agli altri non ancora raggiunti dalla luce. Essere in missione significa irradiare
questa luce, tendere la mano a chi è nel bisogno, aprire la propria casa ai fratelli,
costruire comunione con tutti, preoccuparsi di chi nessuno si preoccupa e così annunciare
al mondo l’amore di Dio. Il bene che tu fai illumina gli altri, vicini e lontani,
costruisce il Regno oggi: è la missione di ogni cristiano.
D.
- Come testimoniare la fede tra i giovani oggi?
R.
- La sfida è davvero grande. Credo che oggi la testimonianza della fede tra i giovani
si fa con la proposta di uno stile di vita coerente con i veri valori, andando contro
la corrente di un mondo stanco e spento. Dobbiamo parlare ai giovani con la vita,
con la gioia, con la luce dello sguardo, contagiandoli con la bellezza delle nostre
scelte. Infine, la proposta di un impegno concreto per i più poveri, credo sia un
altro modo di testimoniare la fede tra i giovani, una fede che si traduce in condivisione
di tempo, di forze, di beni materiali e spirituali.
D.
- Darete inizio ad una nuova Comunità alla periferia di Maputo, in Mozambico: ce ne
vuole parlare?
R. – In Mozambico la guerra civile
ha lasciato segni profondi, distruggendo scuole, ospedali, centri sanitari e costringendo
milioni di persone a fuggire dalla propria terra; l'analfabetismo, pur essendovi stati
progressi dopo l'indipendenza, è del 60%; un grande problema è rappresentato poi dall'Aids:
il 14% della popolazione è sieropositivo. Quasi la metà degli abitanti di questo paese
sono animisti, il 14% sono cristiani cattolici e il 13% musulmani. L’archidiocesi
di Maputo conta quasi 4 milioni di abitanti e dispone solo di 20 sacerdoti diocesani
e circa 130 religiosi. Ci aspetta una realtà missionaria di 200 - 300 mila persone.
L’arcivescovo di Maputo, mons. Francisco Chimoio, ha manifestato tutta la sua gioia
di accogliere una nostra comunità, anche come apportatrice di un servizio di formazione.
Occorrerà rimboccarsi le maniche e partire da zero, perché là non c’è nulla. Inizieremo
con un piccolo gruppo di missionari e missionarie, che si stanno già preparando, e
che riceveranno l’invio missionario durante il raduno dei Gruppi d’Impegno Missionario
legati alla comunità missionaria di Villaregia (GimVi) in questo fine settimana. Speriamo
di poter partire per Maputo verso la fine dell’anno.