Esponenti interreligiosi chiedono ai governi la messa al bando delle "bombe a grappolo"
Per oltre 40 anni le bombe a grappolo hanno ucciso e ferito innocenti, causando sofferenze
a migliaia di persone in più di 20 Paesi. Proprio per questo è necessaria una messa
al bando delle cluster bomb, come chiederà il prossimo mese, a Dublino, un gruppo
di esponenti internazionali di diverse confessioni religiose. “Esortiamo i governi
ad accettare questa responsabilità – si legge nel documento dei religiosi diffuso
dalla Misna – e a cogliere questa concreta opportunità d’azione per la protezione
dei più vulnerabili e la promozione della pace”. L’appello è stato sottoscritto, tra
gli altri anche da mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa (Repubblica
Democratica del Congo) e co-presidente di Pax Christi International; da mons.William
Kenney, vescovo ausiliare di Birmingham (Inghilterra), dal rabbino David Rosen, responsabile
del Comitato internazionale ebraico per le consultazioni interreligiose, da Mohammad
Sammak, segretario generale del Comitato per il dialogo islamo-cristiano e da Indarjit
Singh della rete inglese di organizzazioni sikh. I negoziati previsti dal 19 al 30
maggio nella capitale irlandese dovrebbero costituire il punto d’arrivo di un lungo
lavoro per la messa a punto di un trattato internazionale che imponga un divieto totale
all’uso di questi ordigni; l’ultima occasione di uso massiccio di cluster bombs, dette
anche a grappolo o a frammentazione per le tante ingannevoli “bomblets” in cui si
suddividono al contatto con il suolo, risale all’estate del 2006, in Libano, da parte
di Israele, a guerra praticamente finita. (V.V.)