2008-04-24 12:48:50

Dopo la caduta del comunismo, la Chiesa del Caucaso mantenga salda la sua identità: l’esortazione del Papa ai vescovi della regione ricevuti in Vaticano per la visita ad Limina


Dopo la caduta del comunismo, è necessario testimoniare con coraggio il Vangelo di fronte alle nuove sfide sociali e culturali: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nel discorso ai vescovi del Caucaso, in “visita ad Limina”. Il Papa ha invitato i fedeli di Armenia, Azerbaigian e Georgia a difendere la famiglia, aiutare i bisognosi ed impegnarsi in un fraterno dialogo con gli ortodossi e i seguaci delle altre religioni. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3


“Impedire che laddove il comunismo” non è riuscito “ad erodere l’identità cattolica, forme insidiose di pressione possano indebolire” il “senso di appartenenza ecclesiale”: è l’esortazione di Benedetto XVI ai vescovi del Caucaso ricevuti in Vaticano. Il Papa ha ricordato la recente visita in quelle terre del cardinale Bertone ed ha sottolineato che la regione caucasica “è una terra ricca di storia e di cultura, crogiolo di civiltà e crocevia tra Oriente e Occidente”:

 
“Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, le vostre popolazioni hanno conosciuto significativi cambiamenti sociali sulla strada del progresso, ma rimangono ancora difficili situazioni: molti sono i poveri, i disoccupati e i rifugiati, che le guerre hanno allontanato dalle loro case, lasciandoli di fatto in balia della precarietà”.
 
Tuttavia, ha costatato, “le vicende travagliate del secolo scorso non hanno spento la fiamma del Vangelo che, nel corso delle generazioni, ha trovato nel Caucaso un terreno fertile”. E ciò, ha proseguito, “pur non essendo mancate contrapposizioni violente, sia interne sia provenienti dall’esterno, che hanno causato molte vittime, tra le quali la Chiesa annovera non pochi martiri della fede”. Benedetto XVI ha esortato i presuli ad essere “guide sagge e sicure del Popolo di Dio”, a sostenere le famiglie che “di esso sono le cellule vive”:

 
“Le famiglie oggi, a causa delle mentalità inculcata nella società ed ereditata dal periodo comunista, incontrano non poche difficoltà e sono segnate da quelle ferite e da quegli attentati alla vita umana che purtroppo si registrano in tante altre parti del mondo”.
 
La vostra attività pastorale, ha detto ancora, si dispiega in un territorio dove “permangono tante sfide sociali e culturali, e dove la comunità cattolica costituisce un piccolo gregge, che vive la propria fede a contatto con altre confessioni cristiane ed altre religioni”. Nel Caucaso, ha rammentato, convivono “cattolici di rito armeno, latino e caldeo, con ortodossi, armeni-apostolici, ebrei e musulmani”. Parole corredate da un’esortazione:
 
“In un tale contesto multireligioso è importante che i cattolici continuino e intensificano sempre più la loro collaborazione con le altre Chiese e anche con i seguaci di altre Religioni come già avviene in molti parti”.
 
Una parte del discorso il Papa l’ha dedicata alle vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata. In Armenia, Azerbaigian e Georgia, è stato il suo richiamo, le future generazioni devono “contare su un clero che sia santo, viva con gioia la propria vocazione e si dedichi con generosità alla cura di tutti i fedeli”. Ed ha lodato le tanti attività caritative promosse dalla Chiesa del Caucaso in favore dei poveri e delle persone in difficoltà. Quindi, ha incoraggiato i fedeli “a testimoniare con la vita l’amore di Cristo senza secondi fini”. Infine, ha invitato i presuli a puntare sulla formazione delle coscienze dei fedeli “secondo l’etica evangelica con un’attenzione privilegiata ai giovani”.







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