Dopo la caduta del comunismo, la Chiesa del Caucaso mantenga salda la sua identità:
l’esortazione del Papa ai vescovi della regione ricevuti in Vaticano per la visita
ad Limina
Dopo la caduta del comunismo, è necessario testimoniare con coraggio il Vangelo di
fronte alle nuove sfide sociali e culturali: è quanto sottolineato da Benedetto XVI
nel discorso ai vescovi del Caucaso, in “visita ad Limina”. Il Papa ha invitato i
fedeli di Armenia, Azerbaigian e Georgia a difendere la famiglia, aiutare i bisognosi
ed impegnarsi in un fraterno dialogo con gli ortodossi e i seguaci delle altre religioni.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Impedire
che laddove il comunismo” non è riuscito “ad erodere l’identità cattolica, forme insidiose
di pressione possano indebolire” il “senso di appartenenza ecclesiale”: è l’esortazione
di Benedetto XVI ai vescovi del Caucaso ricevuti in Vaticano. Il Papa ha ricordato
la recente visita in quelle terre del cardinale Bertone ed ha sottolineato che la
regione caucasica “è una terra ricca di storia e di cultura, crogiolo di civiltà e
crocevia tra Oriente e Occidente”:
“Dopo la caduta
dell’Unione Sovietica, le vostre popolazioni hanno conosciuto significativi cambiamenti
sociali sulla strada del progresso, ma rimangono ancora difficili situazioni: molti
sono i poveri, i disoccupati e i rifugiati, che le guerre hanno allontanato dalle
loro case, lasciandoli di fatto in balia della precarietà”. Tuttavia,
ha costatato, “le vicende travagliate del secolo scorso non hanno spento la fiamma
del Vangelo che, nel corso delle generazioni, ha trovato nel Caucaso un terreno fertile”.
E ciò, ha proseguito, “pur non essendo mancate contrapposizioni violente, sia interne
sia provenienti dall’esterno, che hanno causato molte vittime, tra le quali la Chiesa
annovera non pochi martiri della fede”. Benedetto XVI ha esortato i presuli ad essere
“guide sagge e sicure del Popolo di Dio”, a sostenere le famiglie che “di esso sono
le cellule vive”:
“Le famiglie oggi, a causa
delle mentalità inculcata nella società ed ereditata dal periodo comunista, incontrano
non poche difficoltà e sono segnate da quelle ferite e da quegli attentati alla vita
umana che purtroppo si registrano in tante altre parti del mondo”. La
vostra attività pastorale, ha detto ancora, si dispiega in un territorio dove “permangono
tante sfide sociali e culturali, e dove la comunità cattolica costituisce un piccolo
gregge, che vive la propria fede a contatto con altre confessioni cristiane ed altre
religioni”. Nel Caucaso, ha rammentato, convivono “cattolici di rito armeno, latino
e caldeo, con ortodossi, armeni-apostolici, ebrei e musulmani”. Parole corredate da
un’esortazione: “In un tale contesto multireligioso
è importante che i cattolici continuino e intensificano sempre più la loro collaborazione
con le altre Chiese e anche con i seguaci di altre Religioni come già avviene in molti
parti”. Una parte del discorso il Papa l’ha dedicata alle
vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata. In Armenia, Azerbaigian e Georgia, è
stato il suo richiamo, le future generazioni devono “contare su un clero che sia santo,
viva con gioia la propria vocazione e si dedichi con generosità alla cura di tutti
i fedeli”. Ed ha lodato le tanti attività caritative promosse dalla Chiesa del Caucaso
in favore dei poveri e delle persone in difficoltà. Quindi, ha incoraggiato i fedeli
“a testimoniare con la vita l’amore di Cristo senza secondi fini”. Infine, ha invitato
i presuli a puntare sulla formazione delle coscienze dei fedeli “secondo l’etica evangelica
con un’attenzione privilegiata ai giovani”.