Concerto in Vaticano offerto dal presidente Napolitano a Benedetto XVI per il terzo
anniversario di Pontificato
Saranno l’Orchestra e il Coro Sinfonico “Giuseppe Verdi” di Milano, diretti rispettivamente
da Oleg Caetani e da Erina Gambarini, i protagonisti del concerto di questo pomeriggio
offerto dal presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, a Benedetto
XVI, in occasione del terzo anniversario di Pontificato. L’appuntamento è per le 17.30
nell’Aula Paolo VI. La Radio Vaticana trasmetterà in diretta l’evento a partire dalle
1710. Prima del concerto il Papa e il presidente italiano avranno un incontro nello
studio dell’Aula Paolo VI. Nel programma del concerto figurano musiche di Luciano
Berio, Luigi Boccherini, Brahms e Beethoven con la Settima Sinfonia. Al microfono
di Gabriella Ceraso, il direttore d’orchestra Oleg Caetani:
R.
– Siamo tutti felici, sia io che l’orchestra. Abbiamo la sensazione di partecipare
ad un bellissimo gesto dello Stato italiano verso il Vaticano, verso la Chiesa e verso
il Papa soprattutto.
D. – Maestro, guardiamo al
programma: vorrei che lei tracciasse un filo conduttore…
R.
– Il filo conduttore è veramente quello del classicismo nei suoi estremi, il classicismo
che il Papa ama. Wagner chiamava questa Settima di Beethoven “l’apoteosi della danza”
e la vedeva come una sinfonia molto meridionale. Questa solarità, dunque, che c’è
anche nel Boccherini e che c’è anche nella versione per la grande orchestra sinfoniche
che il Berio ha fatto del Boccherini. Brahms voleva essere l’ultimo classico ed anche
se si tratta di un compositore romantico in tutta la sua scrittura e in tutto il suo
riferimento, in questo brano “Alla Grecia Antica” è molto classico. E’ ispirato da
un grande poema di Hölderlin.
D. – Ecco, fermiamoci
un attimo su Brahms: Brahms capovolge la visione che dava Hölderlin del Canto del
Destino, con un finale che è una un’apertura fiduciosa anche sul mistero stesso dell’esistenza
umana…
R. – Esatto, è più positivo. C’è una redenzione
nella realizzazione musicale che Brahms ne ha fatto. Gli dei – come dice Hölderlin
– vivono nell’eternità ed hanno questo candore, che noi non possiamo raggiungere e
noi siamo sempre, sempre, sempre senza sosta senza serenità. Brahms dà, invece, un
finale di una redenzione, dicendo che se si aspira a questa realtà celestiale, in
qualsiasi religione, noi possiamo migliorare.
D.
– Diciamo che si tratta di un messaggio di speranza e di forza di vita, quello che
passa?
R. – Certo, così come la Settima di Beethoven.
E’ stata scritta in un momento politico di grande speranza del popolo tedesco, poiché
si erano liberati dall’oppressione delle truppe napoleoniche. C’erano, quindi, una
grande speranza ed una grande coscienza nazionale: Beethoven lo ha sentito moltissimo
e questa speranza nella sua opera si sente moltissimo.
D.
– Dinanzi al Papa, che più volte ascolta orchestre e cori diversi, qual è il vostro
biglietto da visita, la vostra peculiarità?
R. –
Abbiamo una realtà che è molto speciale. La nostra è una orchestra composta quasi
esclusivamente da giovani italiani, che all’inizio della nostra esperienza avevano
circa 20 e anche meno, oggi hanno invece 30-35 anni, e che hanno fatto la storia di
questa orchestra dal nulla. Ci sono musicisti stupendi che provano che la gioventù
italiana può essere una grande realtà e questo proprio in un’epoca in cui in tutto
il mondo si vive un inquinamento musicale. Anche questo è certamente un messaggio
di speranza, di speranza culturale.