2008-04-23 12:47:54

Rischio genocidio in Zimbabwe: la denuncia dei capi delle Chiese cristiane


Sempre più drammatica la situazione nello Zimbabwe. I vescovi cattolici insieme agli altri capi delle Chiese cristiane hanno lanciato un accorato appello alla comunità internazionale: in una Dichiarazione congiunta pubblicata ieri chiedono un intervento urgente perché siano fermate le violenze contro i cittadini e si scongiuri il rischio di un genocidio. Intanto il nuovo conteggio dei voti delle elezioni del 29 marzo scorso, ordinato dalle autorità, vede in vantaggio, per quanto riguarda il parlamento, il partito del presidente Mugabe al potere da 28 anni. Non ci sono ancora dati invece per le presidenziali. Da parte sua l’opposizione rivendica la vittoria e denuncia massicci brogli. Sulla situazione nel Paese e la Dichiarazione dei capi delle Chiese cristiane ascoltiamo padre Frederick Chiromba, segretario generale della Conferenza dei vescovi dello Zimbabwe, al microfono di Jeremy Kryn:RealAudioMP3


R. – The head of Churches and the bishops …
I capi delle Chiese cristiane ed i vescovi cattolici affermano che questa Dichiarazione fa riferimento alle violenze organizzate compiute contro individui, famiglie e comunità accusati di avere appoggiato il partito politico definito “sbagliato” nelle elezioni del 29 marzo scorso. La violenza è esplosa in tutto il Paese, particolarmente nelle campagne, e in alcune zone con un’alta densità di popolazione. In tanti sono stati rapiti, torturati, umiliati: si chiedeva loro di ripetere gli slogan del partito politico del quale erano accusati di non essere sostenitori. Sono stati costretti a partecipare ad incontri di massa dove è stato detto loro che avevano votato per il candidato sbagliato ed è stato intimato loro di non ripetere mai più questo errore nel caso di un ballottaggio per le elezioni presidenziali. Il rapporto denuncia anche alcuni casi di omicidio. I vescovi inoltre parlano del peggioramento della situazione umanitaria nel Paese che è ormai disastrosa. Il costo della vita ha superato le possibilità della maggioranza delle persone. La carestia si sta diffondendo in gran parte della campagna a causa dei raccolti scarsi e dei ritardi nelle importazioni di generi alimentari dai Paesi vicini. I negozi sono vuoti e i generi di prima necessità non sono disponibili. Le vittime delle torture, che sono state portate negli ospedali, non trovano molto sollievo perché gli ospedali spesso non hanno le medicine per curarle. Infine, la Dichiarazione fa appello alla Comunità di Sviluppo Sudafricana (SADC), all’Unione Africana e alle Nazioni Unite, chiedendo di fare qualcosa per arrestare il deterioramento della situazione politica e della sicurezza in Zimbabwe. I vescovi lanciano un forte monito al mondo: se non si interverrà per salvare il popolo dello Zimbabwe dall’attuale grave situazione, è possibile che ci si possa trovare ad affrontare una situazione simile a quella del Kenya, del Rwanda o del Burundi o di altre zone calde dell’Africa. Le Chiese chiedono anche la fine immediata dell’intimidazione politica e delle ritorsioni che nascono dalla percezione di come la gente possa aver votato nelle elezioni del 29 marzo.







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