La testimonianza dei coniugi Friso, stretti collaboratori del cardinale López Trujillo
Ascoltiamo ora la testimonianza dei coniugi Anna e Alberto Friso, responsabili
di Famiglie Nuove, del Movimento dei Focolari, e stretti collaboratori per tanti anni
del cardinale López Trujillo. Le interviste sono di Fabio Colagrande:
(Anna
Friso) R. – Incontrare il Pontificio Consiglio della famiglia è stato
incontrare questa grande anima, questo personaggio meraviglioso, che era – dobbiamo
dire oggi - il cardinale López Trujillo. Lui ci ha sempre mostrato il volto della
famiglia con estrema fiducia, con una grande certezza che lui aveva, cioè che la famiglia
rispecchia un grande disegno, per cui vale la pena e bisogna anzi dare per lei tutte
le energie per portarci tutti insieme ad essere quella famiglia che è nel cuore di
Dio.
D. – Con quale impegno, con quale motivazione
svolgeva il suo servizio pastorale?
R. – Lui era una persona di grande
cultura. Aveva ricoperto incarichi notevoli nella Chiesa latino-americana, per cui
attraversare i temi della famiglia, per lui è stata una cosa congeniale. Spaziava
molto nella sua visione dell’uomo, della persona e quindi della famiglia. Si era reso
conto che la famiglia aveva bisogno di approfondire le tematiche universali, ampie,
profonde, per cui cercava di avvalersi di esperti di tutte le discipline. Per esempio,
c’è stata un’epoca in cui infaticabilmente ha girato il mondo per aree geografiche
e ha incontrato i legislatori, proprio per dialogare con loro e mettere nel loro cuore,
nella loro mente, nel loro agire l’attenzione per la famiglia. In tanti posti è veramente
riuscito – anche qui nella nostra area – proprio a renderci consapevoli che la famiglia
ha bisogno di molto sostegno per essere se stessa, per svolgere quel compito che Dio
le ha affidato.
(Alberto Friso) R.
– Quando lo abbiamo conosciuto, abbiamo visto subito come questo pastore si presentava
a servizio di quel valore che il Santo Padre stava cercando di difendere, di mettere
in luce, di spiegare anche in una novità di temi, che era la famiglia. Lui è arrivato
con tutta la sua forza, lasua preparazione sia dottrinale, ma anche di azione,
a servizio di una pastorale che andasse alle radici dei temi, ma anche ad incontrare
le ultime persone del mondo. Soprattutto è partita quella grande iniziativa che è
stato l’incontro mondiale del Santo Padre con le famiglie. Lui ha creato questo ponte
per portare il Santo Padre nella strada, nelle piazze del mondo. Noi abbiamo sempre
visto come tutta la vita del cardinale López Trujillo sia stata una vita donata veramente
e sinceramente al Vangelo e all’amore che si è rivelato e che lui cercava di tradurre
sia in cultura e sia in comportamenti. Io credo che le basi siano state poste con
questa iniziativa e con i libri che sono stati pubblicati - l’ultimo è stato “La procreazione
umana” – ed è stato un far convergere il tema meraviglioso della procreazione, farlo
convergere e leggerlo nella altissima dignità, fondamentale della creatura umana.
Queste sono iniziative che non potevano venire dalle università, ma potevano venire
da un grande pastore che era profondamente preparato e anche totalmente donato per
la famiglia.
Il cardinale López Trujillo legava la difesa della
famiglia a quella della vita affermando con forza che non si tratta di una questione
cattolica, confessionale, ma che riguarda il presente e il futuro di tutta l’umanità.
Ma riascoltiamo la voce del porporato colombiano in una intervista rilasciata alla
Radio Vaticana il 17 novembre dell’anno scorso sui rischi di una diffusione delle
legislazioni abortiste in America Latina:
R. –
E’ una situazione delicata, complessa in cui in alcune Nazioni cresce la voglia di
legalizzare l’aborto, soprattutto per la via della depenalizzazione, e aprire quindi
la porta a tutti gli effetti e le conseguenze che non mostrano una società umana ma
una società che diventa crudele per via di queste leggi inique. Sono leggi che non
hanno la forza della legge!
D. – Cresce nell’opinione
pubblica mondiale il rifiuto della pena di morte. Perché non c’è un uguale mobilitazione
nei confronti della difesa dell’inizio della vita umana, della difesa di innocenti
che non hanno voce?
R. – Questa è una buona riflessione.
Alcuni aspetti mobilitano l’opinione pubblica, come abbiamo visto in questi giorni
alle Nazioni Unite. Ma è curioso che l’opinione pubblica non sia ugualmente mobilitata
riguardo a questa “pena di morte” che subiscono i bambini più innocenti nel ventre
della madre. Un bambino non è colpevole di niente e dunque non può essere vittima,
e la prima punizione – invece – nell’aborto è contro il bambino che viene distrutto:
si annulla il bambino, e annullare una vita umana – così si diceva già nel Talmud
– è come se si dicesse che tutto il mondo dev’essere eliminato. Speriamo che nei Parlamenti
di altre Nazioni prevalga un po’ il buonsenso e che in quelli dove già esistono legislazioni
permissive, possano andare verso una riflessione nuova. Ad ogni modo, dobbiamo ricordare
che i cattolici e le persone in genere – non è soltanto una questione di cattolici
o meno – sono chiamati a una vera obiezione di coscienza.