Alla Messa funebre in San Pietro, Benedetto XVI ricorda il cardinale López Trujillo:
difese il "vangelo della famiglia" e il senso cristiano dell'amore coniugale
Un cardinale che fece “della difesa e dell’amore alla famiglia l’impegno caratterizzante
del suo servizio” alla Chiesa, insegnando fra l'altro che se la scienza non educa
alla vita "perderà le più decisive battaglie" sul terreno dell'ingegneria genetica.
Benedetto XVI ha voluto ricordare così la figura del cardinale Alfonso López Trujillo,
scomparso sabato scorso all’età di 72 anni, dopo aver a lungo combattutto contro una
grave malattia. Al termine della Messa funebre, presieduta dal cardinale Angelo Sodano,
il Papa è sceso nella Basilica di San Pietro verso mezzogiorno per tenere l’omelia
e presiedere ai riti esequiali. La cronaca della celebrazione nel servizio di Alessandro
De Carolis: “Quando
nel mio lavoro parlo degli ideali del matrimonio e della famiglia, è naturale per
me pensare alla famiglia dalla quale provengo, perché attraverso i miei genitori ho
potuto constatare come sia possibile realizzarli entrambi”. Il giudizio di valore
positivo di queste parole tiene discretamente in ombra il dramma personale che le
ha segnate: è ancora giovane Alfonso López Trujillo quando sua madre muore a soli
44 anni per una dolorosa malattia. Quella perdita non scalfisce nel futuro cardinale
la bella testimonianza d’amore offerta dai suoi genitori, dimostrandogli quale luce
e quale forza possa portare la fede anche nelle vicende umane più laceranti. Benedetto
XVI ha riferito, in un passaggio dell’omelia, le parole del defunto cardinale López
Trujillo come emblema di ciò per cui il porporato si spese a capo del Pontificio Consiglio
per la famiglia, alla cui guida Giovanni Paolo II lo chiamò nel novembre del 1990.
(canto)
Come
non porre in rilievo, in questo momento - si è chiesto il Papa - lo zelo e la passione
con cui egli ha lavorato durante questi quasi 18 anni, svolgendo un’infaticabile azione
a tutela e promozione della famiglia e del matrimonio cristiano? Come non ringraziarlo
per il coraggio con cui ha difeso i valori non negoziabili della vita umana?”:
“Tutti
abbiamo ammirato la sua infaticabile attività. Frutto di questo suo impegno è il Lexicon,
che costituisce un prezioso testo di formazione per operatori pastorali e uno strumento
per dialogare col mondo contemporaneo su temi fondamentali di etica cristiana. Non
possiamo non essergli grati per la tenace battaglia che ha condotto a difesa della
'verità' dell’amore familiare e per la diffusione del ‘vangelo della famiglia’”.
Prima
di approdare nella Curia Romana, Alfonso López Trujillo era stato un esperto di Chiesa
e di pastorale sia colombiana - Paese in cui era nato nel 1935 - sia latinoamericana:
competenza certificata dalla presidenza che, poco più che 40.enne, gli venne affidata
del CELAM, il Consiglio episcopale latinoamericano, e subito dopo della stessa Conferenza
episcopale colombiana. Quando Papa Wojtyla lo crea cardinale all’inizio del 1983,
l’allora arcivescovo di Medellin è il più giovane tra la berrette rosse del Collegio
e nel frattempo quel giovane e infaticabile presule è già volato per tre volte a Roma
per prendere parte ai Sinodi sull’evangelizzazione, sulla catechesi e sulla famiglia,
settore di competenza del suo servizio alla Santa Sede. Il suo “amore per la verità
dell’uomo e per il Vangelo della famiglia” si fondava, ha constatato Benedetto XVI,
dalla considerazione che ogni essere umano ed ogni famiglia riflettono il mistero
di Dio che è Amore":
“E’ rimasto impresso nella
memoria di tutti il suo commovente intervento all’Assemblea del Sinodo dei vescovi
del 1997: fu un vero canto alla vita. Egli presentò una spiritualità assai concreta
per quanti sono impegnati nell’attuazione del progetto divino sulla famiglia, e sottolineò
che se la scienza non si dedica a comprendere e a educare alla vita perderà le più
decisive battaglie sul terreno affascinante e misterioso dell’ingegneria genetica”.
Inoltre,
ha messo in risalto il Papa, il cardinale López Trujillo fu anche un innamorato della
verità poiché, affermò in uno scritto, che tutto ciò che la riguarda “si trova al
centro dei miei studi”. 'Veritas in caritate' fu il motto episcopale del porporato
colombiano e quel programma si tradusse in una pratica che il Pontefice ha indicato
come un esempio da imitare:
“La generosità del
compianto Cardinale, tradotta in molteplici opere di carità, specialmente a favore
dei bambini in diverse parti del mondo, ci sia di incoraggiamento a spendere ogni
nostra risorsa fisica e spirituale per il Vangelo; ci sproni ad operare in difesa
della vita umana; ci aiuti a guardare costantemente alla meta del nostro pellegrinaggio
terreno”.