Incontro internazionale a Londra per la costruzione di una diga idroelettrica sul
fiume Congo
Una diga sul fiume Congo. Per discutere di questo ambizioso progetto si è tenuto ieri
a Londra un incontro tra i rappresentanti di sette governi africani, delle più importanti
banche d’affari e delle principali aziende di costruzioni del mondo. Si tratterebbe,
rende noto l’agenzia MISNA, della diga idroelettrica di Inga, la più grande del pianeta,
e sorgerebbe nell’Ovest della Repubblica Democratica del Congo, poco prima della foce
del fiume nell’Oceano Atlantico. I progetti sul tavolo intendono unificare i bacini
esistenti Inga 1 e Inga 2, costruiti negli Anni ’70, in un unico grande deposito d’acqua.
A sentire gruppi ambientalisti e della società civile l’esportazione di energia idroelettrica
rischia però di essere la principale minaccia all’uso africano di Inga. Governi e
banche d’affari, infatti, sembrano essere interessate soprattutto ai mercati internazionali.
Il Sudafrica, tra i principali sponsor dell’intero progetto insieme a alcuni paesi
europei, spera di poter saziare i bisogni della sua crescente industria proprio grazie
al nuovo bacino idroelettrico. “Al momento, il progetto non raggiungerà neanche una
frazione dei 500 milioni di abitanti del continente che non hanno accesso alla corrente
elettrica” ha detto Terri Hathaway, attivista della sezione africana dell’associazione
‘International Rivers’parlando al quotidiano inglese "The Guardian". A conferma di
questo timore i dati relativi all’attività di Inga 1 e Inga 2 negli anni passati.
Nonostante l’esportazione e la creazione di una linea che ha portato la corrente alle
miniere della provincia del Katanga (a duemila chilometri di distanza) solo il 6 per
cento della popolazione congolese ha avuto finora accesso all’energia elettrica. “Il
mio villaggio dista solo 3 chilometri dalla centrale di Inga, ma non abbiamo mai avuto
la luce” ha detto allo stesso quotidiano Simon Malanda, rappresentante di una delle
comunità di zona. (V.V.)