Il valore terapeutico della confessione al centro di un Convegno a Palermo
La confessione come terapia, la richiesta di perdono come cura per la persona. Questo
l’argomento, riferisce il quotidiano Avvenire, del X Convegno liturgico-pastorale
organizzato a Palermo dalla Facoltà Teologica di Sicilia San Giovanni Evangelista,
presieduta da mons. Nino Raspanti. La teoria del valore terapeutico della Riconciliazione,
viene spiegata così dall’arcivescovo di Palermo, mons. Paolo Romeo, gran cancelliere
della Facoltà: “Una prospettiva interessante e in sintonia con la sensibilità e la
cultura del nostro tempo, che vede nella salute integrale dell’uomo un valore da difendere.
La salvezza che il Signore ci offre e alla quale ci chiama, non si identifica e non
va confusa con la salute psicosomatica ma, come insegna Gesù nel Vangelo, non la esclude,
anzi la comprende”. Una visione dunque moderna e antica allo stesso tempo se si pensa
a termini latini della sfera sanitaria quali “remedium” o “eucologia”, ossia preghiere
e orazioni, riferite all’ascolto della Parola di Dio, al digiuno, alle opere di carità
e al sacrificio. Eppure le inchieste più recenti mostrano una disaffezione verso il
sacramento della Penitenza. “Ciò che risulta problematico oggi è la confessione e
la concezione stessa del peccato” - ha sostenuto nel corso del Convegno, Giuseppe
Sovernigo, psicologo e psicoterapeuta, docente all’Istituto di Liturgia pastorale
di Padova. Difficoltà dovute all’emergere di problemi morali nuovi e ai nuovi modi
di porsi di fronte a questioni morali antiche, insieme alla difficoltà ad assumersi
la responsabilità delle scelte sbagliate. Da qui la necessità di un approccio rinnovato
al sacramento, per riconciliare, secondo le parole di don Cosimo Scordato, docente
di Teologia sacramentaria alla Facoltà Teologica di Sicilia, “i due aspetti che anticamente
racchiudeva il termine salus, ossia salute fisica e salvezza”. (S.G.)