Discorso del Papa alla cermonia di congedo all'aeroporto JFK di New York
Signor Vice Presidente, Illustri Autorità, Cari Fratelli nell’Episcopato, Cari
Fratelli e Sorelle,
è giunto il momento di accomiatarmi dal vostro Paese. I
giorni che ho trascorso negli Stati Uniti sono stati ricchi di molte e memorabili
esperienze del senso di ospitalità degli Americani. Desidero esprimere a tutti voi
la mia profonda gratitudine per la vostra gentile accoglienza. È stata per me una
gioia essere testimone della fede e della devozione della comunità cattolica in questa
Nazione. È stato incoraggiante incontrare i leaders e i rappresentanti delle altre
comunità cristiane e delle altre religioni, e per questo vi rinnovo l’assicurazione
della mia considerazione e della mia stima. Sono grato al Presidente Bush per essere
venuto a salutarmi all’inizio della mia visita, e ringrazio il Vice Presidente Cheney
per la sua presenza qui al momento della mia partenza. Le autorità civili, gli addetti
e i volontari in Washington e in New York hanno generosamente sacrificato tempo ed
energie per assicurare il tranquillo svolgimento della mia visita in ogni sua fase,
e per questo esprimo il mio profondo ringraziamento al Sindaco di Washington Adrian
Fendy e al Sindaco di New York Michael Bloomberg. Rinnovo i miei auguri e la mia
preghiera ai rappresentanti della Sede di Baltimora, la prima Arcidiocesi, e a quelle
di New York, Boston, Philadelphia e Louisville, in questo anno giubilare. Possa il
Signore continuare a colmarvi di benedizioni negli anni a venire. A tutti i miei fratelli
nell’Episcopato, a Mons. DiMarzio, Vescovo di Brookling, agli officiali e al personale
della Conferenza Episcopale che hanno contribuito in tanti modi alla preparazione
di questa visita rinnovo la mia riconoscenza per il loro faticoso impegno e la loro
dedizione . Con grande affetto saluto ancora una volta i sacerdoti e i religiosi,
i diaconi, i seminaristi e i giovani, e tutti i fedeli degli Stati Uniti, e vi incoraggio
a perseverare a rendere una gioiosa testimonianza a Cristo nostra speranza, nostro
Signore e Salvatore Risorto, che rinnova tutte le cose e ci dona la vita in abbondanza. Uno
dei momenti più significativi della mia visita è stata l’opportunità di rivolgere
la mia parola all’Assemblea delle Nazioni Unite. Ringrazio il Segretario Generale
Ban Ki-moon per il suo gentile invito e la sua accoglienza. Volgendo lo sguardo ai
sessant’anni trascorsi dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ringrazio
per tutto ciò che l’Organizzazione è riuscita a compiere per difendere e promuovere
i diritti fondamentali di ogni uomo, donna e bambino in ogni parte del mondo, ed incoraggio
tutti gli uomini di buona volontà a continuare ad adoperarsi senza stancarsi per promuovere
la giusta e pacifica coesistenza tra i popoli e le nazioni. La visita che questa
mattina ho compiuto a Ground Zero rimarrà profondamente impressa nella mia memoria,
mentre continuerò a pregare per coloro che perirono e per tutti coloro che soffrono
per le conseguenze della tragedia che vi ebbe luogo nel 2001. Prego per tutti negli
Stati Uniti, e in verità in tutto il mondo, affinché il futuro porti maggiore fraternità
e solidarietà, un’accresciuto reciproco rispetto e una rinnovata fiducia e confidenza
il Dio, nostro Padre che è nei cieli. Con queste espressioni di commiato vi chiedo
di ricordarvi di me nelle vostre preghiere, mentre vi assicuro il mio affetto e la
mia amicizia nel Signore. Dio benedica l’America!