Oggi le elezioni presidenziali in Paraguay: favorito Fernando Lugo, rovente il clima
politico delle ultime ore
Se i sondaggi fossero confermati dalle urne, oggi in Paraguay dovrebbe vincere le
elezioni presidenziali Fernando Lugo, candidato di "Alleanza patriottica per il cambiamento",
un cartello che riunisce le forze d’opposizione del centro-sinistra. Si chiuderebbe
così il dominio politico del partito "Colorado" che governa ininterrottamente il Paese
da 61 anni: il più longevo al potere nel mondo. Il clima politico, intanto, nelle
ultime ore si è fatto rovente dopo che da più parti si è prospettata un’interruzione
della vita istituzionale. Oggi, 2,8 milioni di elettori tornano alle urne per la sesta
volta, dopo la caduta nel 1989 del dittatore Alfredo Stroessner e, oltre al presidente
e vice presidente, devono eleggere anche 45 senatori, 80 deputati, 17 governatori
dipartimentali e i 18 rappresentanti al parlamento del Mercosur. In queste consultazioni,
per la prima volta in quasi venti anni, è in gioco l’intero sistema politico che dal
vertice alla base ha egemonizzato la società paraguaina prolungando nel partito “Colorado”
l’eredità del regime militare al potere fino al 1989. La percezione dell’importanza
del momento politico e istituzionale ha alzato il tono della campagna elettorale negli
ultimi giorni, lasciando in secondo piano, la discussione sui programmi dei sette
candidati e, in particolare, dei tre che sembravano avere possibilità di successo
nel primo e unico turno: Fernando Lugo, vescovo emerito di San Pedro sospeso “a divinis”,
dopo l’ammonizione della Santa Sede che lo invitava a non scendere in politica, il
generale Lino Oviedo e Blanca Olevar, del partito del presidente uscente Nicanor Duarte.
Dal dibattito elettorale sono scomparsi i principali problemi del Paese: da un lato
il fatto che oltre il 60% della popolazione vive in condizione di povertà e, dall’altro,
la crisi economica che tende a lasciare fuori il Paraguay dal circuito virtuoso innescato
dai Paesi vicini, Argentina e Brasile. Le tensioni hanno toccato anche i numerosi
osservatori internazionali, in particolare quelli dell’Organizzazione di Stati Americani
(OSA), accusati di voler favorire Fernando Lugo. Da parte loro le Forze armate, da
ieri ripiegate nelle caserme, assicurano il rispetto della volontà popolare nonché
delle istituzione democratiche. Intanto, “la Chiesa – si legge nel documento dei vescovi
– non appoggia candidati, ne svolge campagne politiche a favore di una determinata
parte della popolazione, poiché la sua natura e la sua missione universale non possono
ridursi a una situazione politica settoriale”; tuttavia, “come cattolici, dobbiamo
operare un discernimento sui programmi elettorali e considerare quelli che difendono
e promuovono la vita dal concepimento alla morte naturale e che tutelino la famiglia,
la dignità umana e il bene comune, programmi che scaturiscono dalla morale e dall’etica.
Si devono quindi respingere candidature e programmi contrari a tali orientamenti”.
Nonostante la chiarezza di questa posizione alcuni hanno voluto coinvolgere comunque
le gerarchie ecclesiastiche nella polemica politica. Il presidente della Conferenza
episcopale paraguaiana, mons. Ignacio Gogorza, vescovo di Encarnación, ha smentito
ieri tale coinvolgimento e ha preannunciato una riunione già per lunedì, poche ore
dopo la chiusura delle urne. (A cura di Luis Badilla)