Lo hanno acclamato in venticinquemila, con quell’entusiasmo tipico dei giovani e di
chi ha aspettato a lungo il momento di poter esprimere tutta la gioia per una nuova
pagina nella storia della chiesa americana. E’ stato questo l’incontro che nel
pomeriggio ha concluso la penultima giornata di Benedetto XVI a New York, nel campo
sportivo del seminario di St. Joseph.
Ragazze e ragazzi di tante parti degli
Stati Uniti, provenienti da realtà diverse, con vocazioni diverse, ma anche con tanti
giovani seminaristi e in noviziato, uniti dal desiderio di dire al Papa che loro sono
pronti a raccogliere il testimone di questa ‘chiesa della speranza’, come Benedetto
XVI ha definito in questi giorni la chiesa americana. Ed il Papa ha condiviso con
loro la gioia di stare insieme, riflettendo con loro su cosa significhi oggi essere
discepoli Gesù così che in cammino con Lui la nostra vita diventi un viaggio della
speranza.
Nel campo sportivo del seminario sono risuonati i nomi di sei uomini
e donne che hanno segnato la storia degli Stati Uniti, seguendo la chiamata di Dio
e donando la propria vita nelle strade di New York: santa Elisabetta Anna Seton, santa
Francesca Cabrini, San Giovanni Neumann, la beata Kateri Tekakwitha, Pierre Toussaint,
Padre Felix Varela. Un gruppo assolutamente eterogeneo, ha osservato il Papa,
ma le cui vite ad un certo momento sono state infiammate dall’amore di Gesù e sono
diventate uno straordinario tragitto di speranza. Attraverso orfanotrofi, scuole,
ospedali, prendendosi cura dei malati, dei poveri, degli emarginati essi hanno aperto
anche la via della fede in questo paese. La stessa capacità di percorrere questo
viaggio di cui Gesù è la via, attraverso la normale vita quotidiana, è richiesta oggi
a ciascuno di voi, giovani americani, ha osservato Benedetto XVI. Al tempo stesso
occorre essere consapevoli che il potere distruttivo del male esiste, ma che esso
non trionferà mai, perchè è stato sconfitto dalla morte e resurrezione di Cristo.
E il Papa ha ripercorso con i giovani presenti alcune delle situazioni che in cui
tanti loro coetanei si trovano e si perdono, dalla droga, alla violenza e al degrado
dei rapporti interpersonali.
Certo, dobbiamo essere grati della diffusione
della democrazia e della libertà, che ha un’importanza fondamentale e che deve essere
rigorosamente salvaguardata, ha aggiunto, ma la libertà è un valore delicato. Senza
la verità su cosa sia bene, si finisce spesso per fare solo esperienza di perdere
se stessi. Di qui l’invito di Benedetto XVI a scoprire che la verità non è un’imposizione,
ma è una persona che non tradisce mai, Gesù Cristo. Come mostrano i santi, si fà così
esperienza della presenza di Dio e si scopre nuovamente la larghezza e la profondità
del cristianesimo, che lascia spazio alla fantasia per esplorare gli illimitati orizzonti
di vita dell’‘essere per gli altri’ di Cristo.
I venticinquemila giovani presenti
questa sera al seminario di New York l’hanno capito e sembravano non voler lasciar
più andare via il ‘loro’ Papa.