La libertà sia sempre radicata nella verità della persona umana: così, il Papa
a migliaia di giovani incontrati al Seminario St. Joseph di New York
“Mostrate al mondo la ragione della vostra speranza”: è l’esortazione di Benedetto
XVI ai giovani e seminaristi americani, incontrati ieri sera al Seminario di St. Joseph
di New York. Incentrato sulle figure di alcuni Santi e Beati statunitensi, il raduno
è stato contraddistinto da un clima di grande entusiasmo. Tanti i momenti significativi
dell’evento culminati nell’appassionato discorso del Papa sui fondamenti della libertà.
Il servizio di Alessandro Gisotti: (Applausi)
La
libertà, per essere autentica, deve fondarsi sulla verità: è il messaggio vibrante
consegnato da Benedetto XVI agli oltre 20 mila giovani americani incontrati nel campo
sportivo del seminario St Joseph di New York. Un evento gioioso in stile GMG: il Papa
è stato accolto con applausi, cori, sventolii di bandiere. Un entusiasmo ricambiato
dal Santo Padre che, a sorpresa, è sceso dal palco ed è andato a stringere le mani
dei ragazzi che lo acclamavano a gran voce. Giovani e seminaristi hanno anche rivolto
gli auguri in tedesco al Papa per il suo 81.mo compleanno e per il suo terzo anniversario
di Pontificato:
(Cori) Un
omaggio particolarmente gradito dal Santo Padre che ha detto: “Do a tutti voi un trenta
e lode per la vostra pronuncia tedesca!”. E’ stata dunque la volta del discorso ai
giovani. Papa Benedetto ha aperto il suo cuore, ritornando con la memoria alla sua
giovinezza, durante gli anni bui del nazismo:
“My
own years as a teenager were marred by a sinister regime…” “I miei anni
da teenager – ha rammentato – sono stati rovinati da un regime infausto che pensava
di possedere tutte le risposte”. Il suo influsso, ha detto, “crebbe penetrando nelle
scuole e negli organismi civili come nella politica e addirittura nella religione,
prima di essere pienamente riconosciuto per quel mostro che era”. Quel regime, ha
aggiunto, “mise Dio al bando e così diventò inaccessibile per tutti ciò che era vero
e buono”. Ed ha sottolineato che molti, in quegli anni, vennero in America “proprio
per sfuggire a tale terrore”. Il Papa ha ringraziato Dio per le “libertà che sono
emerse grazie alla diffusione della democrazia e del rispetto dei diritti umani”.
“Il potere distruttivo tuttavia rimane”, ha affermato, “ma esso non trionferà mai,
è stato sconfitto”. Questa, ha rassicurato, è proprio “l’essenza della speranza che
ci distingue come cristiani”. Il Papa si è poi soffermato su quelle tenebre che ancora
oggi avvolgono tante persone:
“A first group of
examples pertains to the heart…” “Il primo gruppo di esempi – ha costatato
– appartiene al cuore”. Qui, è stata la sua riflessione, “i sogni e desideri che i
giovani perseguono possono essere così facilmente frantumati e distrutti”. Il Santo
Padre pensa a “quanti sono colpiti dall’abuso della droga”, “dalla mancanza di una
casa e dalla povertà, dal razzismo, dalla violenza e dalla degradazione, particolarmente
ragazze e donne”. Situazioni, è stato il suo monito, che hanno in comune “un atteggiamento
mentale avvelenato che si manifesta nel trattare le persone come meri oggetti”, permettendo
l’affermarsi di “un’insensibilità di cuore che prima ignora e poi deride la dignità
data da Dio ad ogni persona umana”. C’è poi, ha proseguito, una seconda zona di tenebre,
che colpiscono lo spirito:
“The manipulation of
truth distorts our perception of reality…” “La manipolazione della verità
– è stato il suo richiamo – distorce la nostra percezione della realtà ed intorbida
la nostra immaginazione e le nostre aspirazioni”. Il Papa si è soffermato sul valore
della libertà, la cui importanza “deve essere rigorosamente salvaguardata”. Tuttavia,
ha precisato, la libertà “può essere fraintesa o usata male così da non condurre alla
felicità che tutti da essa ci aspettiamo ma verso uno scenario buio di manipolazione,
nella quale la nostra comprensione di noi stessi e del mondo si fa confusa o viene
addirittura distorta da quanti hanno un loro progetto nascosto”. Quante volte, ha
rilevato, “la rivendicazione della libertà viene fatta, senza mai fare riferimento
alla verità della persona umana”:
“In some circles
to speak of truth is seen as controversial…” In alcuni ambienti, ha
detto ancora, “il parlare della verità viene considerato fonte di discussioni o divisioni
e quindi da riservarsi piuttosto alla sfera privata”. E ha messo in guardia dal relativismo:
“Al posto della verità o meglio, della sua assenza – ha detto - si è diffusa l’idea
che, dando valore indiscriminatamente a tutto, si assicura la libertà e si libera
la coscienza”. Ma, si è chiesto, “che scopo ha una libertà che, ignorando la verità,
insegue ciò che è falso o ingiusto?”. La verità, ha aggiunto, “non è un’imposizione”,
“né un insieme di regole”, “è la scoperta di Uno che non ci tradisce mai”. In definitiva,
ha detto il Papa, “la verità è una persona: Gesù Cristo”. Ricordando alcune grandi
figure di Santi americani, il Papa ha messo l’accento sul loro essere testimoni della
speranza, capaci di liberare altri dalle tenebre del cuore e dello spirito. Anche
quando “siamo tentati di chiuderci in noi stessi”, ha affermato, si può prendere coraggio
fissando lo sguardo sui nostri Santi. La “diversità delle loro esperienze della presenza
di Dio – ha aggiunto – ci suggerisce di scoprire nuovamente la larghezza e la profondità
del cristianesimo”. E qui il Papa ha fatto un appello ad esercitare la fantasia nel
discepolato cristiano:
“Sometimes we are looked
upon as people…” “A volte – ha notato – siamo considerati persone che
parlano soltanto di proibizioni”. Eppure, “niente potrebbe essere più lontano dalla
verità! Un autentico discepolato cristiano è caratterizzato dal senso dello stupore.
Stiamo davanti a quel Dio che conosciamo e amiamo come un amico, davanti alla vastità
della sua creazione e alla bellezza della nostra fede cristiana”. L’esempio dei Santi,
ha quindi affermato, ci invita a considerare “quattro aspetti essenziali del tesoro
della nostra fede: preghiera personale e silenzio, preghiera liturgica, carità praticata
e vocazioni”. Il Papa ha invitato i giovani a sviluppare “un rapporto personale con
Dio”. E li ha spronati ad impegnarsi nel servizio agli altri, agli emarginati che
si trovano tuttora a New York come nei suoi dintorni: “And
new injustices have arisen: some are complex…” Sono emerse “nuove ingiustizie”,
ha rilevato con rammarico, “anche il nostro comune ambiente di vita, la terra stessa
– ha avvertito – geme sotto il peso dell’avidità consumistica e lo sfruttamento irresponsabile”.
Poi, parlando delle vocazioni, ha espresso gratitudine ai genitori, “primi educatori
nella fede” e ha esortato i seminaristi a rifuggire da “ogni tentazione di ostentazione,
carrierismo o vanità”, tendendo piuttosto verso “uno stile di vita caratterizzato
veramente da carità, castità e umiltà, nell’imitazione di Cristo”. Il lungo discorso
del Papa ai giovani e ai seminaristi si è concluso con un’esortazione a parlare con
gli altri della verità di Cristo, a rendere ragione della speranza cristiana. Infine,
un arrivederci a Sydney per la Giornata Mondiale della Gioventù, di cui questo incontro
newyorkese è sembrato davvero un’anticipazione.