2008-04-20 12:54:06

La libertà sia sempre radicata nella verità della persona umana: così, il Papa a migliaia di giovani incontrati al Seminario St. Joseph di New York


“Mostrate al mondo la ragione della vostra speranza”: è l’esortazione di Benedetto XVI ai giovani e seminaristi americani, incontrati ieri sera al Seminario di St. Joseph di New York. Incentrato sulle figure di alcuni Santi e Beati statunitensi, il raduno è stato contraddistinto da un clima di grande entusiasmo. Tanti i momenti significativi dell’evento culminati nell’appassionato discorso del Papa sui fondamenti della libertà. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3
 
 
(Applausi)

La libertà, per essere autentica, deve fondarsi sulla verità: è il messaggio vibrante consegnato da Benedetto XVI agli oltre 20 mila giovani americani incontrati nel campo sportivo del seminario St Joseph di New York. Un evento gioioso in stile GMG: il Papa è stato accolto con applausi, cori, sventolii di bandiere. Un entusiasmo ricambiato dal Santo Padre che, a sorpresa, è sceso dal palco ed è andato a stringere le mani dei ragazzi che lo acclamavano a gran voce. Giovani e seminaristi hanno anche rivolto gli auguri in tedesco al Papa per il suo 81.mo compleanno e per il suo terzo anniversario di Pontificato:

 
(Cori)
 
Un omaggio particolarmente gradito dal Santo Padre che ha detto: “Do a tutti voi un trenta e lode per la vostra pronuncia tedesca!”. E’ stata dunque la volta del discorso ai giovani. Papa Benedetto ha aperto il suo cuore, ritornando con la memoria alla sua giovinezza, durante gli anni bui del nazismo:

 
“My own years as a teenager were marred by a sinister regime…”
“I miei anni da teenager – ha rammentato – sono stati rovinati da un regime infausto che pensava di possedere tutte le risposte”. Il suo influsso, ha detto, “crebbe penetrando nelle scuole e negli organismi civili come nella politica e addirittura nella religione, prima di essere pienamente riconosciuto per quel mostro che era”. Quel regime, ha aggiunto, “mise Dio al bando e così diventò inaccessibile per tutti ciò che era vero e buono”. Ed ha sottolineato che molti, in quegli anni, vennero in America “proprio per sfuggire a tale terrore”. Il Papa ha ringraziato Dio per le “libertà che sono emerse grazie alla diffusione della democrazia e del rispetto dei diritti umani”. “Il potere distruttivo tuttavia rimane”, ha affermato, “ma esso non trionferà mai, è stato sconfitto”. Questa, ha rassicurato, è proprio “l’essenza della speranza che ci distingue come cristiani”. Il Papa si è poi soffermato su quelle tenebre che ancora oggi avvolgono tante persone:

 
“A first group of examples pertains to the heart…”
“Il primo gruppo di esempi – ha costatato – appartiene al cuore”. Qui, è stata la sua riflessione, “i sogni e desideri che i giovani perseguono possono essere così facilmente frantumati e distrutti”. Il Santo Padre pensa a “quanti sono colpiti dall’abuso della droga”, “dalla mancanza di una casa e dalla povertà, dal razzismo, dalla violenza e dalla degradazione, particolarmente ragazze e donne”. Situazioni, è stato il suo monito, che hanno in comune “un atteggiamento mentale avvelenato che si manifesta nel trattare le persone come meri oggetti”, permettendo l’affermarsi di “un’insensibilità di cuore che prima ignora e poi deride la dignità data da Dio ad ogni persona umana”. C’è poi, ha proseguito, una seconda zona di tenebre, che colpiscono lo spirito:

 
“The manipulation of truth distorts our perception of reality…”
“La manipolazione della verità – è stato il suo richiamo – distorce la nostra percezione della realtà ed intorbida la nostra immaginazione e le nostre aspirazioni”. Il Papa si è soffermato sul valore della libertà, la cui importanza “deve essere rigorosamente salvaguardata”. Tuttavia, ha precisato, la libertà “può essere fraintesa o usata male così da non condurre alla felicità che tutti da essa ci aspettiamo ma verso uno scenario buio di manipolazione, nella quale la nostra comprensione di noi stessi e del mondo si fa confusa o viene addirittura distorta da quanti hanno un loro progetto nascosto”. Quante volte, ha rilevato, “la rivendicazione della libertà viene fatta, senza mai fare riferimento alla verità della persona umana”:

 
“In some circles to speak of truth is seen as controversial…”
In alcuni ambienti, ha detto ancora, “il parlare della verità viene considerato fonte di discussioni o divisioni e quindi da riservarsi piuttosto alla sfera privata”. E ha messo in guardia dal relativismo: “Al posto della verità o meglio, della sua assenza – ha detto - si è diffusa l’idea che, dando valore indiscriminatamente a tutto, si assicura la libertà e si libera la coscienza”. Ma, si è chiesto, “che scopo ha una libertà che, ignorando la verità, insegue ciò che è falso o ingiusto?”. La verità, ha aggiunto, “non è un’imposizione”, “né un insieme di regole”, “è la scoperta di Uno che non ci tradisce mai”. In definitiva, ha detto il Papa, “la verità è una persona: Gesù Cristo”. Ricordando alcune grandi figure di Santi americani, il Papa ha messo l’accento sul loro essere testimoni della speranza, capaci di liberare altri dalle tenebre del cuore e dello spirito. Anche quando “siamo tentati di chiuderci in noi stessi”, ha affermato, si può prendere coraggio fissando lo sguardo sui nostri Santi. La “diversità delle loro esperienze della presenza di Dio – ha aggiunto – ci suggerisce di scoprire nuovamente la larghezza e la profondità del cristianesimo”. E qui il Papa ha fatto un appello ad esercitare la fantasia nel discepolato cristiano:

 
“Sometimes we are looked upon as people…”
“A volte – ha notato – siamo considerati persone che parlano soltanto di proibizioni”. Eppure, “niente potrebbe essere più lontano dalla verità! Un autentico discepolato cristiano è caratterizzato dal senso dello stupore. Stiamo davanti a quel Dio che conosciamo e amiamo come un amico, davanti alla vastità della sua creazione e alla bellezza della nostra fede cristiana”. L’esempio dei Santi, ha quindi affermato, ci invita a considerare “quattro aspetti essenziali del tesoro della nostra fede: preghiera personale e silenzio, preghiera liturgica, carità praticata e vocazioni”. Il Papa ha invitato i giovani a sviluppare “un rapporto personale con Dio”. E li ha spronati ad impegnarsi nel servizio agli altri, agli emarginati che si trovano tuttora a New York come nei suoi dintorni:
 
“And new injustices have arisen: some are complex…”
Sono emerse “nuove ingiustizie”, ha rilevato con rammarico, “anche il nostro comune ambiente di vita, la terra stessa – ha avvertito – geme sotto il peso dell’avidità consumistica e lo sfruttamento irresponsabile”. Poi, parlando delle vocazioni, ha espresso gratitudine ai genitori, “primi educatori nella fede” e ha esortato i seminaristi a rifuggire da “ogni tentazione di ostentazione, carrierismo o vanità”, tendendo piuttosto verso “uno stile di vita caratterizzato veramente da carità, castità e umiltà, nell’imitazione di Cristo”. Il lungo discorso del Papa ai giovani e ai seminaristi si è concluso con un’esortazione a parlare con gli altri della verità di Cristo, a rendere ragione della speranza cristiana. Infine, un arrivederci a Sydney per la Giornata Mondiale della Gioventù, di cui questo incontro newyorkese è sembrato davvero un’anticipazione.

 (Canti)







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