A Ground Zero, il Papa porta un messaggio di speranza di fronte alle manifestazioni
del male: così, ai nostri microfoni, padre Federico Lombardi
“Cristo nostra Speranza”: il tema del viaggio apostolico negli USA di Benedetto XVI
ha contraddistinto anche la giornata di ieri, tanto nella cattedrale di St. Patrick
quanto nell’incontro con i giovani al seminario di St. Joseph. Il Papa ha saputo suscitare
nei fedeli quella speranza che è al cuore di questa visita negli Stati Uniti. Ecco
la riflessione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico
Lombardi, raggiunto telefonicamente a New York da Alessandro Gisotti:
R.
– Sono stati momenti di enorme entusiasmo, direi proprio di una partecipazione sentita.
Il Papa ha sviluppato con i fedeli il discorso positivo, cioè quanto è bello credere,
quanto è bello far parte della Chiesa che annuncia la parola di speranza. Nella mattina
c’è stata quell’immagine bellissima delle vetrate della Cattedrale che da fuori sembrano
oscure, mentre dall’interno quelle stesse vetrate sono meravigliose. Chi entra nella
comunità e la vive profondamente si rende conto di partecipare ad un’esperienza di
luce, ad un’esperienza di santità, di amore, di speranza. Questa è stata la chiave
con cui il Papa ha proposto l’essere cristiani, l’essere inseriti nella Chiesa con
grande unità e con grande amore tra tutti coloro che ne fanno parte. E i giovani hanno
capito benissimo questo stesso messaggio nel pomeriggio, quando il Papa ha detto che
la nostra fede, la nostra religione, non ci porta a proibire delle cose, ma ci porta
a fare positivamente il bene, a capire ed annunciare positivamente l’amore, la vita,
perché questi sono i comandamenti di Dio, il loro significato. C’è stato un applauso
enorme. I giovani questo l’hanno capito perfettamente. Ed è una caratteristica del
modo in cui Benedetto XVI vuole presentarci il cristianesimo.
D.
– Ieri, bagno di folla per Papa Benedetto sulla Fifth Avenue di New York. Un entusiasmo
che ha contraddistinto questo viaggio sin dalle sue battute iniziali. Come ha accolto
il Santo Padre queste corali manifestazioni di affetto?
R.
– Certamente con grandissima gioia. Si vede che il Papa è contento e che nella sua
semplicità umana è grato di queste manifestazioni di amore, di affetto, di comprensione.
Egli ha dimostrato anche nei suoi discorsi di capire il positivo del popolo americano
nella sua storia e nei suoi valori. E la riposta è stata entusiastica. Ieri, quando
il Papa ha parlato brevemente al canale radio cattolico, con poche parole a braccio,
ha detto: “Io ero venuto per confermarvi nella fede, ma in realtà siete stati anche
voi che mi avete confermato, con la vostra risposta, con il vostro entusiasmo, con
il vostro affetto”. Ecco, questa è stata un’espressione tipica dell’atteggiamento
del Papa, che va con grande semplicità e spontaneità incontro all’altro, e che si
rallegra del fatto che l’altro capisca. Sente come un conforto per sé, per il suo
Ministero, per la sua età, che non è ricchissima di forze umane, perchè è un’età avanzata…
sa di avere bisogno di essere aiutato, incoraggiato da una risposta positiva, non
solo di chi collabora con lui, ma di chi lo ascolta e lo capisce e quindi lo invita
a continuare con gioia, con slancio il suo Ministero. Poi, in questi giorni era anche
il suo compleanno e l’anniversario del suo Pontificato e quindi la gente, che vive
spontaneamente anche queste circostanze, gli ha fatto gli auguri con grande spontaneità.
Il Papa ha vissuto questi giorni, quindi, nella gioia, nella gratitudine per Dio e
per coloro che lo accolgono e lo accompagnano nel suo servizio.
D.
– Parlando con i giovani al Seminario St. Joseph, il Papa ha sottolineato come la
libertà debba sempre basarsi sulla verità e non ha mancato di ricordare la sua esperienza
personale di ragazzo, durante gli anni terribili del nazismo. Un riferimento che ha
colpito...
R. – Certamente, tutti gli elementi di
carattere autobiografico dicono di un’esperienza vissuta, quindi danno anche intensità
al discorso. Il tema del nazismo, per quanto ormai sia lontano nel tempo da diversi
decenni - ci si riferisce ad un tempo della storia che questi giovani non hanno vissuto
di persona - è però nella coscienza dell’umanità come uno dei tempi più duri, più
tristi, più terribili, di negazione della dignità della persona umana, che appartengono
all’esperienza dell’umanità nel secolo passato. E questo fatto, naturalmente, ha toccato.
Il Papa, pur con la sua serenità, con la sua affermazione lucida dei valori della
dignità e dell’amore, fa capire che sa che nella storia umana questo male c’è, c’è
stato e ci può essere ancora. Questo dà naturalmente un grande realismo e una grande
profondità ad ogni impegno di amore, ad ogni parola di speranza.
D.
– Fra poco si celebrerà il momento simbolicamente più forte del viaggio, la visita
del Santo Padre a Ground Zero. Quale significato dare a questo evento tanto atteso?
R.
– Mi sembra chiaro che vuole essere anche questo un momento di speranza, di speranza
realistica. Prima si parlava del nazismo e dei suoi danni per la persona umana, per
l’umanità, nel secolo passato. A Ground Zero siamo di fronte alla manifestazione delle
conseguenze dell’odio ai nostri giorni, per lo meno nei tempi estremamente recenti.
Una manifestazione dell’odio che è di misura tale da essere anche veramente misteriosa,
superiore alla nostra capacità di immaginazione. Ma proprio di fronte a questo, noi
ci raccogliamo in preghiera, silenziosamente, davanti a Dio, per chiedere la luce
e il conforto per continuare a sperare, per essere capaci di fronte a questo grande
cratere di vuoto di amore che Ground Zero rappresenta, di ricostruire invece una società
riconciliata, un futuro di speranza. Quindi, un momento di grande compassione, di
grande partecipazione, per un dolore che per i parenti delle vittime continua ad essere
estremamente presente. Il Papa con la preghiera invita tutti a ricordare che è stata
un’esperienza di odio e di dolore, ma è stata anche, nel momento stesso della tragedia,
un’esperienza di solidarietà e di amore, perché tanti hanno dato la loro vita per
aiutare coloro che erano colpiti in quel momento. Questo dà un messaggio che continua
e che deve diventare sempre più forte, in modo tale da guardare avanti, volendo tutti
costruire insieme una società migliore, tagliando le radici dell’odio e del terrorismo
e sapendo di resistere sempre con forza. Quindi, è di nuovo un grande messaggio, non
solo per il popolo dell’America, ma anche per tutta l’umanità. Come il discorso alle
Nazioni Unite è stato un momento di messaggio di fondamenti nel rispetto della persona
umana, della dignità, per guardare avanti alla costruzione di un’umanità riconciliata,
così anche Ground Zero è, in silenzio, il momento di preghiera di fronte alla manifestazione
del male, per voler guardare avanti con speranza e con piena responsabilità.