2008-04-19 05:32:18

L'incontro ecumenico nella chiesa di St. Joseph e la visita alla Sinagoga di Park East


Nella giornata di ieri il Papa ha avuto altri due momenti significativi: l'incontro ecumenico e la visita alla Sinagoga di Park East alla vigilia della Pasqua ebraica. Il servizio di Pietro Cocco.
  
Benedetto XVI ha incontrato ieri sera i rappresentanti di dieci confessioni cristiane americane. Un incontro semplice ma caloroso, nella piccola chiesa di St. Joseph a New York, con il quale il Papa ha voluto esprimere il suo apprezzamento ai diversi organismi ecumenici nazionali per l’inestimabile opera da loro svolta e apprezzata nel mondo. Ed ha sottolineato la necessità della testimonianza dei cristiani, una testimonianza fedele del Vangelo: in un mondo sempre più globalizzato, ma in cui aumenta la frammentazione e l’individualismo, la testimonianza di unità della comunità cristiana e del suo caratteristico essere ‘un cuore ed un’anima sola’, ha detto il Papa, avrebbe una grande forza di attrazione.

 
Invece troppo spesso le nostre comunità sono divise, e le stesse credenze e i comportamenti fondamentali vengono modificati nelle diverse comunità. Si rinuncia ad agire come un corpo unito, perdendo la comunione con la chiesa di tutti i tempi, proprio nel momento in cui il mondo ha smarrito l’orientamento e ha bisogno di testimonianze comuni e convincenti del potere salvifico del Vangelo.

 
Due gli elementi, ricordati dal Papa, sui quali si basava l’unità della chiesa primitiva: la convinzione che la sua unità era il riflesso dell’unità della Trinità, del Padre del Figlio e dello Spirito Santo; e la piena integrità della dottrina che univa i battezzati, il cui nucleo era il kerigma, cioè l’annuncio di Gesù Cristo, crocifisso e risorto.

 
Di qui l’invito di Benedetto XVI a non far relegare la religione nella semplice sfera soggettiva del sentimento individuale e dell’esperienza personale. Occorre dare invece una chiara e convincente testimonianza alla salvezza operata per noi in Cristo, ha aggiunto, anche attraverso un insegnamento normativo che si rifà alla verità oggettiva del Vangelo e del suo insegnamento morale.

 
Infine, il Papa ha espresso un auspicio: Possa questo incontro di preghiera essere un esempio della centralità della preghiera nel movimento ecumenico; perché, senza preghiera, le strutture, le istituzioni e i programmi ecumenici sarebbero privi del loro cuore e della loro anima.

 
Un momento di grande intensità e commozione è stato inoltre, nel pomeriggio di ieri, la visita del Papa, nella Sinagoga Park East di New York, alla vigilia della Pasqua ebraica. La citta' di New York, ospita un milione e mezzo di ebrei, la piu' grossa concentrazione fuori di Israele. Benedetto XVI si è intrattenuto una ventina di minuti, accolto con entusiasmo. ''Trovo toccante - ha confessato con sincerita' il Papa, accolto con grande affetto dal rabbino Arthur Schneier, che guida la Sinagoga dal 1962 - il pensiero che Gesu', da ragazzo, ascolto' le parole della scrittura e prego' in un luogo come questo''.

 
Il rabbino Schneier, un sopravvissuto all'olocausto emigrato negli Stati Uniti nel 1947, ha parlato di 'evento storico' e ha augurato al Papa ''Buon Compleanno''. Nel ricordare le persecuzioni subite dal popolo ebraico, Schneier ha pero' elogiato il cammino percorso fin qui, dal documento Nostra Aetate del Concilio Vaticano II, a Giovanni Paolo II e allo stesso Papa Benedetto XVI, mosso da un desiderio sincero di riconciliazione''.

 
''Vi assicuro in modo speciale -gli ha risposto il Papa- la mia vicinanza in questo tempo in cui vi preparate a celebrare le grandi gesta dell'Onnipotente e a cantare le lodi di Lui che ha operato tali prodigi per il suo popolo''.
 







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