L'incontro ecumenico nella chiesa di St. Joseph e la visita alla Sinagoga di Park
East
Nella giornata di ieri il Papa ha avuto altri due momenti significativi: l'incontro
ecumenico e la visita alla Sinagoga di Park East alla vigilia della Pasqua ebraica.
Il servizio di Pietro Cocco. Benedetto XVI ha incontrato
ieri sera i rappresentanti di dieci confessioni cristiane americane. Un incontro semplice
ma caloroso, nella piccola chiesa di St. Joseph a New York, con il quale il Papa ha
voluto esprimere il suo apprezzamento ai diversi organismi ecumenici nazionali per
l’inestimabile opera da loro svolta e apprezzata nel mondo. Ed ha sottolineato la
necessità della testimonianza dei cristiani, una testimonianza fedele del Vangelo:
in un mondo sempre più globalizzato, ma in cui aumenta la frammentazione e l’individualismo,
la testimonianza di unità della comunità cristiana e del suo caratteristico essere
‘un cuore ed un’anima sola’, ha detto il Papa, avrebbe una grande forza di attrazione.
Invece troppo spesso le nostre comunità sono divise,
e le stesse credenze e i comportamenti fondamentali vengono modificati nelle diverse
comunità. Si rinuncia ad agire come un corpo unito, perdendo la comunione con la chiesa
di tutti i tempi, proprio nel momento in cui il mondo ha smarrito l’orientamento e
ha bisogno di testimonianze comuni e convincenti del potere salvifico del Vangelo.
Due
gli elementi, ricordati dal Papa, sui quali si basava l’unità della chiesa primitiva:
la convinzione che la sua unità era il riflesso dell’unità della Trinità, del Padre
del Figlio e dello Spirito Santo; e la piena integrità della dottrina che univa i
battezzati, il cui nucleo era il kerigma, cioè l’annuncio di Gesù Cristo, crocifisso
e risorto.
Di qui l’invito di Benedetto XVI a non
far relegare la religione nella semplice sfera soggettiva del sentimento individuale
e dell’esperienza personale. Occorre dare invece una chiara e convincente testimonianza
alla salvezza operata per noi in Cristo, ha aggiunto, anche attraverso un insegnamento
normativo che si rifà alla verità oggettiva del Vangelo e del suo insegnamento morale.
Infine,
il Papa ha espresso un auspicio: Possa questo incontro di preghiera essere un esempio
della centralità della preghiera nel movimento ecumenico; perché, senza preghiera,
le strutture, le istituzioni e i programmi ecumenici sarebbero privi del loro cuore
e della loro anima.
Un momento di grande intensità
e commozione è stato inoltre, nel pomeriggio di ieri, la visita del Papa, nella Sinagoga
Park East di New York, alla vigilia della Pasqua ebraica. La citta' di New York, ospita
un milione e mezzo di ebrei, la piu' grossa concentrazione fuori di Israele. Benedetto
XVI si è intrattenuto una ventina di minuti, accolto con entusiasmo. ''Trovo toccante
- ha confessato con sincerita' il Papa, accolto con grande affetto dal rabbino Arthur
Schneier, che guida la Sinagoga dal 1962 - il pensiero che Gesu', da ragazzo, ascolto'
le parole della scrittura e prego' in un luogo come questo''.
Il
rabbino Schneier, un sopravvissuto all'olocausto emigrato negli Stati Uniti nel 1947,
ha parlato di 'evento storico' e ha augurato al Papa ''Buon Compleanno''. Nel ricordare
le persecuzioni subite dal popolo ebraico, Schneier ha pero' elogiato il cammino percorso
fin qui, dal documento Nostra Aetate del Concilio Vaticano II, a Giovanni Paolo II
e allo stesso Papa Benedetto XVI, mosso da un desiderio sincero di riconciliazione''.
''Vi
assicuro in modo speciale -gli ha risposto il Papa- la mia vicinanza in questo tempo
in cui vi preparate a celebrare le grandi gesta dell'Onnipotente e a cantare le lodi
di Lui che ha operato tali prodigi per il suo popolo''.