Vigilia di elezioni in Paraguay, dove domani si vota per il rinnovo del presidente
della Repubblica e dei due rami del parlamento ma anche per la scelta di 17 governatori
di altrettanti dipartimenti e 18 membri del PARLACEM, il parlamento dell’America Latina.
La forte povertà lo rende il Paese più indigente dell’area: un terzo dei quasi 7 milioni
di abitanti sono poveri e, tra di essi, oltre un milione sono indigeni. Tre i candidati
favoriti alla carica di capo di Stato: Blanca Olevar, vicina all’attuale presidente
Nicanor Duarte Frutos, l’ex generale Lino Oviedo e Fernando Lugo, rappresentante dell'Alleanza
patriottica per il cambiamento. Ma chi sono realmente i favoriti alla guida del Paraguay?
Benedetta Capelli lo ha chiesto a Luis Badilla, esperto dell’America
Latina della nostra emittente:
R. –
Tutti i sondaggi continuano ad affermare che dovrebbe essere eletto subito, perchè
in Paraguay non c’è ballottaggio, Fernando Lugo, vescovo emerito della diocesi di
San Pedro, sospeso a divinis poiché la Santa Sede gli ha comunicato tempestivamente
che non avrebbe potuto prendere parte a questa consultazione politica. Lui non ha
accettato e quindi è stato “punito”, di questo si tratta, con la sospensione "a divinis".
D. – Il Paraguay è un Paese tra i più poveri dell’America
Latina, che cosa rappresentano queste consultazioni?
R.
– Sono molto importanti e praticamente per questa nazione rappresentano una svolta
politica e storica, perchè il Paese si trova allo stremo dal punto di vista sociale
ed economico: la povertà è il problema fondamentale poiché oltre il 60 per cento della
popolazione del Paraguay vive al di sotto del limite minimo. E’ probabile, quindi,
che se dovessero essere confermate le previsioni riguardanti la vittoria di Lugo,
si spiegherebbe non tanto per il fatto che lui è un sacerdote o un vescovo seppur
sospeso "a divinis", quanto per il fatto che il cartello dell’opposizione ha saputo
interpretare il disagio della nazione. D. – I vescovi hanno
invitato in un messaggio a guardare ai programmi dei candidati, facendo attenzione
alla difesa della vita e al bene comune. Quando questo appello potrà essere raccolto?
R.
– Se noi andiamo ad analizzare i programmi dei principali candidati sembra che l’appello
dei vescovi sia stato accolto, perchè questi elementi ci sono nei programmi. Dobbiamo,
però, dire – conoscendo bene l’America Latina – che normalmente la questione non è
tanto nel testo dei programmi quanto nel comportamento concreto ed immediato durante
il governo e l’amministrazione degli affari pubblici. D. –
Se dovesse essere eletto Fernando Lugo, quindi questo cartello di forze legate alla
sinistra, un altro Paese dell’America Latina si aggiungerebbe a quelli che hanno fatto
una scelta di questo tipo. Ma negli equilibri geopolitici cosa rappresenterebbe?
R.
– Rappresenterebbe un rafforzamento di questa tendenza, che abbiamo orami registrato
negli ultimi 7-8 anni, cioè di governi che tendono a spostarsi verso il centro o verso
la sinistra e, in alcuni casi, ad opzioni ancora più radicali. La spiegazione a questo
fenomeno è molto semplice. In questo sono poi concordi tutti, indipendentemente dalle
posizioni politiche ed ideologiche: l’America Latina, in questi ultimi anni, dal punto
di vista economico, materiale e della crescita ha aumentato moltissimo la sua capacità
ed è un continente che è veramente cresciuto economicamente. Ma al tempo stesso –
questo è il paradosso – è aumentata la inequità sociale. C’è molta ingiustizia nonostante
la crescita economica, perchè questa tende a concentrasi in piccoli gruppi sociali
e non viene poi distribuita.