Le Nazioni Unite “Centro morale in cui tutte le nazioni del mondo si sentano a casa,
per sviluppare la comune coscienza di una famiglia di Nazioni”. Così il Papa oggi
all’assemblea Generale dell’ONU
L’Organizzazione delle Nazioni Unite come “centro morale, in cui tutte le nazioni
del mondo si sentano a casa loro, sviluppando la comune coscienza di essere una famiglia
di nazioni”. Cosi Benedetto XVI si è rivolto oggi all’assemblea generale dell’ONU,
dove è stato ricevuto dal segretario generale Ban ki moon e dal presidente dell’assemblea,
Kerim Srgjan, insieme ai rappresentanti delle 192 nazioni che aderiscono alle nazioni
unite. La visita del Papa non si è ancora conclusa, ed ha avuto come altri momenti
significativi un caloroso incontro con lo staff ed il personale dell’ONU, ed una breve
visita nella Stanza della meditazione. Un luogo, come ha ricordato il segretario generale
Banki moon nel suo saluto al Papa, che pur non essendo una cappella, perché l’Onu
non ha una religione ufficiale, vuole essere un riconoscimento a Dio che gli uomini
pregano con nomi diversi. Il nostro inviato, Pietro Cocco.
Il discorso
del Papa, dedicato al 60° della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, non
si è centrato sulla denuncia di singole situazioni di violazioni, ma ha puntato in
positivo ai fondamenti che devono garantirne una corretta applicazione. E ha indicato
inoltre i punti di crisi, anche culturale, che li mettono a rischio.
Prima
di tutto benedetto xvi ha ribadito l’importanza dell’esistenza di una istituzione
come l’Onu, che concorra ad una comune regolamentazione e ad un superiore orientamento
internazionale dei rapporti fra le nazioni. E che operi per il raggiungimento di quelli
che sono i suoi obiettivi universali: il desiderio della pace, la ricerca della giustizia,
il rispetto della dignità della persona, la cooperazione umanitaria e l’assistenza.
Quando manca la solidarietà e azioni congiunte, ha osservato il Papa, oggi si sperimentano
gli effetti negativi della globalizzazione come nel caso di quei paesi dell’africa
e di altre regioni del mondo che rimangono ai margini di uno sviluppo integrale.
Ma
l’altro elemento tipico dell’azione dell’Onu e che deve essere sentito da tutti non
come una limitazione della libertà, ma come un aiuto alla realizzazione del bene comune,
è il rispetto delle regole che devono garantire la dignità di ogni persona umana.
Penso, ha detto Benedetto XVI, al modo in cui i risultati delle scoperte della ricerca
scientifica e tecnologica sono stati talvolta applicati:
Nonostante gli
enormi benefici che l’umanità può trarne, alcuni aspetti di tale applicazione rappresentano
una chiara violazione dell’ordine della creazione, sino al punto in cui non soltanto
viene contraddetto il carattere sacro della vita, ma la stessa persona umana e la
famiglia vengono derubate della loro identità naturale. Altro elemento che
costituisce la base dei diritti umani, è il riconoscimento dell’unità della famiglia
umana e l’attenzione alla dignità di ogni uomo e donna, quello che il Papa ha chiamato
oggi il principio delle responsabilità, per cui se gli Stati non sono in grado di
garantire la protezione della popolazione da violazioni gravi dei diritti umani, la
comunità internazionale deve intervenire con i mezzi giuridici previsti dalla carta
delle nazioni unite e da altri strumenti internazionali, senza che questo significhi
una limitazione di sovranità. Al contrario, ha detto Benedetto XVI, è l’indifferenza
o la mancanza di intervento che recano danno reale.
Terzo punto richiamato
dal Papa, perché il rispetto dei diritti umani non rimanga una vuota enunciazione
di legalità, è il riferimento al significato della trascendenza e della ragione naturale.
Quando vengono meno questi presupposti, i diritti diventano oggetto di considerazioni
utilitaristiche dettate dalle convenienze del momento.
Tali diritti sono
basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell’uomo e presente nelle diverse
culture e civiltà. Rimuovere i diritti umani da questo contesto significherebbe restringere
il loro ambito e cedere ad una concezione relativistica, secondo la quale il significato
e l’interpretazione dei diritti potrebbero variare e la loro universalità verrebbe
negata in nome di contesti culturali, politici, sociali e persino religiosi differenti. E’
vero invece che il dialogo dovrebbe essere riconosciuto sempre più come il mezzo mediante
il quale esprimere il proprio punto di vista e costruire il consenso intorno alla
verità riguardante valori e obiettivi particolari. E’ proprio della natura delle religioni,
Ha detto Bendetto, che possano condurre un dialogo di pensiero e di vita che porta
grandi benefici agli individui e alle comunità.
Certo va tenuta distinta la
dimensione del cittadino da quella di credente, ma ovviamente i diritti umani debbono
includere il diritto di libertà religiosa:
È perciò inconcepibile che dei
credenti debbano sopprimere una parte di se stessi – la loro fede – per essere cittadini
attivi; non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri
diritti. I diritti collegati con la religione sono quanto mai bisognosi di
essere protetti, ha concluso il Papa, se vengono considerati in conflitto con l’ideologia
secolare prevalente o con posizioni di una maggioranza religiosa di natura esclusiva.
Così come il rifiuto di riconoscere il contributo alla società che è radicato nella
dimensione religiosa e nella ricerca dell’assoluto, espressione di per sé della comunione
fra persone, frammenterebbe l’unità della persona e la protezione dei suoi diritti
inalienabili.