Il Papa in Usa: "Il mondo ha bisogno della testimonianza convincente della nostra
speranza in Cristo"
Il mondo ha bisogno della testimonianza convincente della nostra speranza in Cristo.
E’ l’invito che Benedetto XVI ha rivolto ieri alla Chiesa degli Stati Uniti e che
è risuonato sia nella Santa Messa celebrata dal Papa nel National Stadium di Washington,
sia nel discorso al mondo universitario cattolico pronunciato alla Catholic University.Terzo
appuntamento, in serata, è stato poi con i rappresentanti religiosi delle comunità
ebraica, musulmana, buddista, indù e jainista. Nel pomeriggio, si era svolto nella
cappella della Nunziatura a Washington l’incontro del Papa con un piccolo gruppo di
vittime di abusi sessuali da parte di esponenti del clero. Una ventina di minuti,
durante i quali il gruppo, accompagnato dall’Arcivescovo di Boston, il Card. Sean
O’Malley, ha pregato insieme al Santo Padre, che ha poi ascoltato i loro racconti
personali e ha rivolto loro parole di incoraggiamento e di speranza. In un clima di
grande commozione, Benedetto XVI ha assicurato loro la sua preghiera per le loro intenzioni,
per le loro famiglie e per tutte le vittime di abuso sessuale. Sull’intensa giornata
di ieri, il servizio del nostro inviato, Pietro Cocco
Nei due incontri
con la comunità cattolica di questo paese, la messa al Nationals Stadium e l’incontro
con il mondo accademico, Benedetto XVI è andato al cuore delle questioni che la agitano
in questo momento storico. E lo ha fatto spiegando le ragioni della sua speranza
e della sua simpatia per il popolo americano. Una simpatia che nasce guardando al
cammino fatto dalle diverse generazioni della chiesa in America, visivamente rappresentate
nei fedeli presenti alla messa, generazioni che hanno saputo congiungere gruppi di
immigrati molto diversi, dall’America Latina, dall’Asia, dal Medio oriente, dall’Africa,
rendendoli uniti nella fede cattolica, pur conservandone la ricca molteplicità. Generazioni
che hanno saputo fidarsi di Dio, del suo amore, nel momento in cui affrontavano sfide
enormi poste dalla costruzione di una nuova nazione su nuovi fondamenti. Per questo,
ha detto Benedetto XVI, il popolo americano è il popolo della speranza. E forti di
questa speranza ha invitato tutti ad affrontare le sfide nuove non meno esigenti.
Quelle di una società in cui crescono i i segni di un’alienazione che produce rabbia
e crescente violenza, indebolimento del senso morale, involgarimento nelle relazioni
sociali. Una polarizzazione e divisione che segna anche la chiesa. E ancora una volta,
come già ieri incontrando i vescovi, il Papa non ha mancato di esprimere il suo dolore
e quello della chiesa americana per gli abusi sessuali sui minorenni.
Confidiamo
nel potere dello Spirito di ispirare conversione, di risanare ogni ferita, di superare
ogni divisione e di suscitare vita e libertà nuove!
Ma questo è anche un compito
primariamente educativo e coinvolge l’intera comunità cattolica, come Benedetto XVI
ha ricordato al mondo accademico, riunito nella Catholic University di Washington.
Esso fa parte integrante della missione della chiesa ed è sempre stato molto sentito
dalla comunità cattolica americana che ha dato vita ad una ricca rete di istituzioni
educative molto rinomate. Istituzioni, ha ricordato il Papa, che devono essere sempre
più un luogo in cui incontrare il Dio vivente e in cui sia possibile una piena ricerca
della verità, fondamento della moralità e dell’etica umana. Di qui l’invito a non
abbandonare l’apostolato scolastico che oggi come ieri si fa carico delle necessità
intellettuali e materiali anche di generazioni di immigrati, aiutandoli ad uscire
da una condizione di inferiorità e ad inserirsi nella società.
Ultimo appuntamento
della giornata è stato poi quello con i rappresentanti delle comunità religiose ebraica,
musulmana, buddista, indù e jainista, nel Centro Culturale Giovanni Paolo II di Washington.
“Incoraggio
tutti i gruppi religiosi in America a perseverare nella loro collaborazione ed arricchire
così la vita pubblica con i valori spirituali che animano la vostra azione nel mondo.”
Se infatti gli Stati Uniti sono un paese in cui religione e libertà sono intimamente
legate, il compito di difendere la libertà religiosa non è mai completato. Di più,
come ha sottolineato il Papa, la testimonianza comune che nella vita quotidiana è
possibile stare insieme sul lavoro, nelle scuole, permette di rendersi conto che una
società unita può derivare da una pluralità di popoli. Rafforzare la comprensione
reciproca è un modo per servire in maniera più ampia la società. Senza evitare, ha
concluso Benedetto XVI, la responsabilità di discutere le nostre differenze, mentre
uniamo sempre i nostri cuori e le menti nella ricerca della pace.
Dagli Stati
Uniti, Pietro Cocco, RV
Al termine dell’incontro interreligioso il Papa
si è poi fermato a salutare una quarantina di rappresentanti della comunità ebraica,
ai quali ha consegnato un messaggio in occasione della Pesah, la pasqua ebraica che
festeggeranno tra due giorni. “A motivo della nostra comune eredità spirituale, ha
detto Benedetto XVI, ho il piacere di affidarvi questo messaggio come segno della
nostra speranza che si fonda sull’Onnipotente e sulla sua misericordia”. Nella Pasqua,
sebbene in modi distinti e differenti, cristiani ed ebrei condividono un comune orizzonte
escatologico in cui viene offerta una reale prospettiva di fraternità universale sul
cammino della giustizia e della pace, per preparare la via del Signore. Per cui, nel
formulare gli auguri di Pesah il Papa guarda anche alle reali possibilità di cooperazione,
per rispondere alle urgenti necessità del nostro mondo e alle sofferenze di milioni
di nostri fratelli e sorelle ovunque. E conclude il Messaggio con un augurio di speranza
per la pace in Medio Oriente e nella Terra Santa in particolare, affinchè la memoria
delle misericordie di Dio ispiri tutti i responsabili per il futuro di quella Regione
a rinnovati sforzi e specialmente a nuovi atteggiamenti e ad una nuova purificazione
dei cuori!