Il commento di padre Lombardi al viaggio di Benedetto XVI negli USA
Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, sta seguendo
da vicino il viaggio di Benedetto XVI negli Stati Uniti: Sergio Centofanti lo
ha raggiunto telefonicamente a Washington chiedendogli anzitutto in quale clima si
stia svolgendo la visita:
R.
– Il clima è estremamente positivo. C’è una grande accoglienza ed una grande accoglienza
da parte del popolo, ma anche da parte dell’opinione pubblica e dei media, che parlano
in modo molto favorevole della visita del Papa. Abbiamo potuto respirare questa atmosfera
sin dal primo momento e in particolare sin dall’accoglienza alla Casa Bianca, che
si è svolta veramente in modo estremamente festoso. Abbiamo l’impressione che il Papa
abbia veramente colto un po’ lo spirito dell’America, nel suo aspetto più buono e
cioè quello della cultura di questo Paese che nasce dalla ricerca della libertà, che
nasce della ricerca della costruzione di una comunità di uomini liberi, in cui ognuno
possa dare il meglio di sé, anche secondo le proprie convinzioni religiose e, quindi,
una società basata proprio anche sui valori religiosi. Questi aspetti che il Papa
ha saputo cogliere e mettere in rilievo hanno toccato il cuore degli americani ed
hanno, quindi, suscitato anche una risposta di stima e di entusiasmo, che si sente
molto diffusa, anche se naturalmente i problemi ci sono: i problemi della società
di oggi, anche nei confronti della religione. Il Papa ha parlato molto seriamente
e in modo approfondito nel discorso con i vescovi di secolarismo e di individualismo.
Temi, questi, che conosciamo bene e che, però, vengono presentati come un qualcosa
a cui l’America è invitata a rispondere anche e proprio alla luce della sua storia,
della sua identità e della sua vocazione di società, in cui i valori morali e religiosi
hanno una attenzione particolare.
D. – Quali i momenti
e le parole più forti del Papa in questa prima parte del viaggio?
R.
– Vi sono stati generi di discorsi piuttosto diversi, dal discorso iniziale davanti
al presidente, un intervento rivolto anche al popolo americano, al discorso così approfondito
con i vescovi, che riguardava un po’ tutte le tematiche ecclesiali; e poi ancora la
grande omelia della Messa al National Stadium, che si rivolgeva al popolo fedele e
quindi con i termini spirituali, di invito al rinnovamento nello Spirito: era, infatti,
la Messa dello Spirito Santo. Anche il clima di gioia che ha accompagnato questa celebrazione
è stato veramente notevole. Direi che il Papa, in tutte le occasioni, ha trovato le
parole – diciamo – più adatte. Probabilmente le parole, che erano quelle molto attese
e che hanno toccato profondamente e che sono state anche molto riprese nell’opinione
pubblica, sono state le parole che si riferivano alla vicenda dolorosa degli abusi
sessuali di minori da parte di membri del clero. Questi sono stati i passaggi che
venivano seguiti con attenzione del tutto particolare, sia nel discorso ai vescovi,
sia anche nella omelia della Messa della mattina. C’è stato, poi, anche l’incontro
con alcune vittime di abusi sessuali nel pomeriggio di ieri.
D.
– Ecco, come è andato l’incontro?
R. – E’ stato un
incontro molto semplice, vissuto in grande discrezione con poche persone. Era un piccolo
gruppo, che veniva dalla diocesi di Boston ed era accompagnato dall’arcivescovo di
Boston. L’incontro è avvenuto nella cappella della Nunziatura ed è stato sostanzialmente
un incontro di preghiera, svoltosi in un clima di grande commozione. Vi sono state
alcune parole di introduzione dell’arcivescovo e successivamente delle parole molto
sincere e molto commoventi del Santo Padre. Parole, queste, molto coerenti con quanto
aveva già detto nei discorsi presenti, ma rivolte a delle persone concrete, che stavano
davanti a lui. Ognuno dei presenti è passato davanti al Papa, ha messo le mani nelle
sue e il Papa teneva questa mani strette. Ognuno di loro ha potuto esprimere - se
ne ha avuto la forza e superando la commozione - qualcosa del suo racconto personale
e soprattutto della sua speranza di poter vivere serenamente, in una serenità ritrovata,
la propria vita di fede nella Chiesa. E poi anche parole di gratitudine per il Santo
Padre, per la sua attenzione e per la sua preghiera. E’ stato un incontro che è durato
poco più di 20 minuti, ma che ha certamente lasciato un segno profondo in tutti i
presenti. Il Papa ha assicurato la sua preghiera anche in seguito e non solo per i
presenti e quindi per coloro che ha incontrato, ma per tutte le vittime degli abusi
sessuali. Il cardinale O’Malley gli ha dato un libro su cui erano scritti i nomi –
soltanto i nomi e non i cognomi – di un numero purtroppo piuttosto grande di vittime
di abusi sessuali nella sua arcidiocesi, affinché il Papa possa ricordarli nella sua
preghiera. Mi pare che, anche se con un atto breve e semplice, si sia precorsa una
lunga strada e che dalla pagina della vergogna e del dolore la Chiesa americana possa
passare alla pagine della speranza, della purificazione, della riconciliazione, ma
direi proprio della speranza, secondo quello che è il tema con cui il Papa sta vivendo
questi giorni: “Cristo è la nostra speranza”.