Al via a Roma il Convegno biblico nazionale su ‘La Parola di Dio nella vita e
nella missione della Chiesa’: intervista con don Giorgio Zevini
In preparazione alla XII Assemblea del Sinodo dei Vescovi (5-26 ottobre 2008), la
Facoltà di Teologia dell’Università Salesiana in Roma, in collaborazione con l’Associazione
Biblica Salesiana, ha organizzato da oggi a domenica prossima un Convegno nazionale
dedicato alla Parola di Dio in prospettiva pastorale. Il Convegno è indirizzato ad
operatori pastorali (presbiteri, consacrati/e, catechisti/e, animatori di pastorale
giovanile) e a quanti desiderano una formazione biblica aggiornata. Giovanni Peduto
ha chiesto di parlarcene a don Giorgio Zevini, decano-preside della Facoltà
di Teologia e promotore del Convegno:
R. -
Il Convegno è stato pensato in funzione del prossimo Anno paolino e del Sinodo dei
vescovi sul tema: “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Il
documento dei Lineamenta del Sinodo così si esprime: “Una pastorale biblica, o meglio
una pastorale continuamente animata dalla Bibbia, è una richiesta che oggi si propone
ad ogni comunità della Chiesa” (n.21). Per cui questi sono gli obiettivi del nostro
Convegno biblico nazionale: riconoscere il senso corretto di pastorale biblica nella
vita e nella missione della Chiesa; conseguire una visione di insieme sul senso della
Parola di Dio e il suo riferimento alla Sacra Scrittura; avvertire la portata del
linguaggio attuale nella comunicazione della Bibbia; cogliere nel nostro tempo ecclesiale
alcune iniziative maggiori di incontro con la Bibbia.
D.
- Oggi nelle parrocchie si fa spazio alla pastorale biblica?
R.
- Dipende: in alcune parrocchie c’è spazio per una pastorale biblica, in altre meno.
Tutto dipende dalla sensibilità dei presbiteri e dagli animatori parrocchiali. Dove
si fa catechesi biblica con la lettura, l’ascolto e la meditazione della Parola di
Dio ci sono risultati concreti, come in vari gruppi sulla Parola, centri di ascolto,
comunità vive, laboratori della fede…Oggi ci sono laici e catechisti impegnati che
danno un valido contributo alla “nuova evangelizzazione” dove è il cuore nella Parola
che è Cristo, ma in molti ambienti ecclesiali si deve fare di più per sensibilizzare
tutti i fedeli, giovani e adulti, allo spirito promosso dal Concilio sulla Bibbia,
a questo ritorno alle Scritture, come afferma la Dei Verbum, mediante “un contatto
continuo e familiare con il Libro sacro onde apprendere la sublime scienza di Gesù
Cristo”.
D. - I fedeli indubbiamente hanno sete di
Parola di Dio ma, nello stesso tempo, c’è tanta ignoranza…
R.
- E’ vero. Il nostro tempo ha un’autentica fame della Parola di Dio. Dice il profeta
Amos: “Ecco, verranno giorni – dice il Signore Dio - in cui manderò la fame nel paese,
non fame di pane, né di sete di acqua, ma d’ascoltare la parola del Signore” (8,11).
Questa fame di ascolto della Parola non è altro che bisogno di amore presente specie
in molti giovani e laici impegnati del nostro tempo, desiderosi di sconfiggere il
vuoto e la morte che li circonda per riempire il cuore di Parola di Dio e di amore
verso i fratelli, specie i più poveri e lontani dal Signore. Naturalmente questo desiderio
non è in tutti i fedeli, i quali per ignoranza, pigrizia o per trascuratezza non hanno
alimentato le ragioni della loro fede con una catechesi adeguata. Bisogna però ascoltare
questo grido di molti fedeli che sale dal popolo di Dio, desideroso di far esperienza
spirituale ed avere una solida formazione biblica. L’ignoranza e la poca conoscenza
della Bibbia, della Storia sacra e della catechesi biblica in genere si può superare
con una catechesi permanente ed esistenziale valida che affronti i problemi di senso
dell’uomo d’oggi.
D. - Come riportare la Parola di
Dio al centro della vita cristiana?
R. - La Parola
di Dio nella storia della Chiesa è stata sempre al centro della vita cristiana, anche
se con alterne vicende. Si tratta oggi di favorire una catechesi di incontri biblici
a vari livelli di età e di conoscenza, specie con il metodo della Lectio divina. Negli
ambienti dove questo avviene si notano notevoli frutti per una ripresa di vita cristiana.
Ma bisogna utilizzare bene questo metodo della Lectio divina in modo che la Parola
di Dio non diventi un fatto intellettuale o teorico staccato dalla vita. La Parola
di Dio deve passare in tutti dalla mente al cuore ... ma per arrivare a questo gli
annunciatori della Parola più che maestri devono essere testimoni vivi della Parola
che annunciano. E soprattutto far comprendere che la Parola non è qualcosa ma Qualcuno,
la Persona di Cristo che vuole entrare in dialogo con ogni uomo e condurlo alla verità
e alla libertà.
D. - Il Papa, infatti, esorta a
praticare la Lectio divina …
R. - Si!I Pontefici,
specie Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, hanno parlato spesso e in molte circostanze
della Lectio divina, sia in documenti ecclesiali, sia in varie loro omelie. Ha affermato
il Papa Benedetto XVI: “Chiesa e Parola di Dio sono tra loro inscindibilmente legate:
la Chiesa vive della Parola e la Parola di Dio risuona nella Chiesa, nel suo insegnamento
e in tutta la sua vita”. Uno dei metodi più efficaci per raggiungere questo scopo
è certamente la Lectio divina, cioè l’assidua lettura della Scrittura accompagnata
dalla preghiera: si ascolta Dio che parla e pregando gli si risponde con fiduciosa
apertura del cuore. Il Papa ha detto espressamente che “questa prassi se efficacemente
promossa recherà alla Chiesa una nuova primavera spirituale”. Per questo la Lectio
divina va perciò ulteriormente incoraggiata e applicata anche con metodi al passo
con i tempi, come intendiamo fare noi qui all’Università Pontificia Salesiana con
questo Convegno Biblico Nazionale.
D. - Come farsi
guidare dalla Parola di Dio senza cadere in interpretazioni soggettive o erronee?
R.
- Purtroppo oggi anche in certi ambienti ecclesiali si corre il rischio di interpretazioni
soggettive ed arbitrarie sulla Bibbia, dando più spazio alle opinioni personali più
che all’ascolto dello Spirito, che sempre parla e guida la vita della Chiesa. Si tratta
di favorire l’uso della Scrittura sotto l’azione dello Spirito Santo. E’ lo Spirito,
infatti, il vero esegeta delle Sacre Scritture; è lo Spirito che apre la mente e
guida il cuore del cristiano durante l’ascolto della Parola; è lo stesso Spirito che
agisce oggi, come ha agito nel passato sugli autori sacri e rende feconda la Parola.
Ma vanno messe in pratica anche le regole ermeneutiche che la Chiesa ha espresso nella
Dei Verbum: cioè, la Bibbia va letta in Ecclesia, nella viva tradizione della Chiesa;
va letta tenendo presente l’unità e la totalità di tutta la Scrittura e l’analogia
della fede, seguendo il cammino tracciato dal Magistero della Chiesa, che ha il compito
di ascoltare, custodire e fedelmente esporre la Parola di Dio al Popolo di Dio.