Pastorale sanitaria: mons. Redrado annuncia che saranno messe in rete le strutture
cattoliche nel mondo
"Se chiudessero improvvisamente nel mondo tutte le strutture sanitarie cattoliche
si verificherebbe una specie di grande tsunami sociale e umanitario": lo ha detto
questa mattina a Roma mons. Sergio Pintor, vescovo di Ozieri e consultore del Pontificio
Consiglio di Pastorale Sanitaria, durante l'incontro indetto dall'organismo vaticano
con i responsabili internazionali di Ordini, Congregazioni e organismi sanitari cattolici
sul tema "Ospedali cattolici: quale futuro? Il dibattito internazionale attuale".
Secondo mons. José Louis Redrado, segretario del Pontificio Consiglio, le circa 120
mila strutture sanitarie cattoliche, dalle più grandi ai piccoli ambulatori sparsi
nelle zone più povere del mondo, "hanno bisogno oggi di essere rappresentate su scala
internazionale, presso gli organismi quali ONU e OMS, ma anche su scala nazionale
presso i rispettivi governi e ministeri della salute, in quanto aumentano i problemi
gestionali, economici, finanziari, al crescere delle esigenze di cura". In certi Paesi,
specie i più poveri in Africa, gli ospedali cattolici rappresentano la maggioranza
delle strutture di cura e i governi non potrebbero fare a meno della loro presenza.
Il Pontificio Consiglio si avvicina ai 25 anni dalla fondazione e si è ripromesso
di "mettere in rete tale grande ricchezza di strutture, carismi e servizi, per continuare
ad adempiere al compito di 'sanare i malati' - ha detto mons. Redrado - così come
ha insegnato Gesù ai suoi discepoli". Nel suo intervento padre Aurelio Mozzetta,
superiore generale dei Figli dell'Immacolata Concezione ha detto che "quale che sia
la situazione della sanità nei diversi Paesi, con totale libertà di mercato, oppure
sanità controllata completamente dallo Stato, le strutture sanitarie cattoliche sono
chiamate a essere presenti in maniera valida, competitiva, senza mettere in discussione
la ‘mission’ di fondo, che è evangelica". (R.P.)