Il Papa alla Casa Bianca: vengo negli Stati Uniti come annunciatore del Vangelo. La
libertà sia fondata sulla verità e la giustizia
Libertà, democrazia, giustizia, verità sono i grandi temi che sono riecheggiati ieri
nella prima giornata pubblica di Benedetto XVI a Washington, prima tappa della sua
visita negli Stati Uniti e all’ONU. Nel giorno dell’81.mo compleanno del Papa, il
presidente George Bush ha organizzato per lui una grande festa nel giardino della
Casa Bianca, in una scenografia di grande effetto. E per le strade di Washington,
percorse in papamobile nei vari spostamenti, Benedetto XVI ha ricevuto l’abbraccio
entusiasta di migliaia di persone che lo hanno atteso lungo il percorso. Anche i vescovi
americani, prima in un piccolo gruppo a pranzo e poi tutti riuniti nel Santuario nazionale
dell’Immacolata Concezione, patrona degli Stati Uniti, hanno festeggiato il Papa,
ringraziandolo per il suo servizio alla Chiesa. Ma ripercorriamo insieme le tappe
di questa prima giornata. Il presidente George Bush e la first lady, davanti al portico
della Casa Bianca dove era stato allestito il palco per i discorsi, hanno accolto
ieri mattina Benedetto XVI, insieme ad oltre 13mila invitati che gli hanno intonato
in due occasioni il coro di tanti auguri. Erano presenti anche i cardinali degli Stati
Uniti con il presidium della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti e
l’arcivescovo di Washington con i vescovi ausiliari. Su questo primo appuntamento
ascoltiamo il nostro inviato, Pietro Cocco:
Gratitudine
e orgoglio per il ruolo degli Stati Uniti sono stati i due sentimenti espressi dal
presidente Bush nel suo saluto al Papa. Gratitudine per la sua presenza e per il fatto
di festeggiare in America il suo compleanno. Orgoglio nel presentare il suo Paese
come una nazione che ha saputo coniugare un profondo sentimento religioso con l’esercizio
della ragione che ne fa oggi una delle nazioni più moderne e creative. Nel discorso
del presidente Bush sono poi echeggiati molti richiami al magistero di Benedetto XVI,
come il problema del relativismo e l’importanza del messaggio che Dio è amore per
evitare, ha detto, “la trappola del terrorismo e dell’odio”. Per questo, ha concluso,
“abbiamo bisogno del suo messaggio”.
Visibilmente
grato per l’accoglienza ricevuta, Benedetto XVI ha ricordato come i motivi di festa
siano molteplici; la sua visita infatti coincide con la celebrazione del secondo centenario
di fondazione delle diocesi di New York, Boston, Philadelphia e Louisville, oltre
che dell’arcidiocesi di Baltimora. “Vengo come amico e annunciatore del Vangelo, ha
poi esordito, e come uno che rispetta grandemente questa vasta società pluralistica”.
“From the dawn of the Republic, America’s quest
for freedom..."
Una società al cui centro sta
la ricerca della libertà, ma anche la consapevolezza che “i principi che governano
la vita politica e sociale sono intimamente collegati con un ordine morale,” e con
una verità, che dice che tutti gli uomini sono creati uguali e dotati di inalienabili
diritti, fondati sulla legge di natura e sul Dio di questa natura. Principi non facili
da incarnare in una società, ma per i quali le credenze religiose sono un’ispirazione
e una forza orientatrice. Del resto, storicamente negli Stati Uniti non solo i cattolici,
ma tutti i credenti, hanno trovato la libertà di adorare Dio secondo le indicazioni
della propria coscienza.
“As the nation faces
the increasingly complex political and ethical issues of our time... Ora
che la Nazione deve affrontare sempre più complesse questioni politiche ed etiche
confido che gli americani potranno trovare nelle loro credenze religiose una fonte
di discernimento ed un’ispirazione per perseguire un dialogo ragionevole, responsabile
e rispettoso nello sforzo di edificare una società più umana e più libera".
In
tal senso nei prossimi giorni il Papa incontrerà a Washington e New York non solo
la comunità cattolica ma anche le altre comunità cristiane e le rappresentanze delle
molte tradizioni religiose presenti nel Paese. La libertà, infatti, non è solo un
dono, ma anche un appello alla responsabilità personale, ed in questo senso è una
sfida posta ad ogni generazione perché la libertà sia in favore della causa del bene.
Ciò potrà avvenire, ha aggiunto Benedetto XVI, solo se verità, libertà e giustizia
costituiranno il fulcro dell’azione politica e degli sforzi della diplomazia internazionale,
volti a risolvere i conflitti e promuovere il progresso. Un messaggio che il Papa
porterà direttamente alle Nazioni Unite dove venerdì prossimo rivolgerà un discorso
all’Assemblea Generale.
"On this, the sixtieth
anniversary of the Universal Declaration of Human Rights... Nel
60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, l’esigenza
di una solidarietà globale è più urgente che mai, se si vuole che tutti possano vivere
in modo adeguato alla loro dignità, come fratelli e sorelle che abitano in una stessa
casa, attorno alla mensa che la bontà di Dio ha preparato per tutti i suoi figli.”
Questi
temi sono poi stati al centro del colloquio privato tra il presidente Bush ed il Papa,
nello Studio Ovale della Casa Bianca. In un comunicato congiunto pubblicato al termine
del loro incontro, si legge in particolare che entrambi "hanno riaffermato il proprio
totale rifiuto del terrorismo come della manipolazione della religione per giustificare
atti immorali e violenti contro innocenti. Si sono anche soffermati sulla necessita'
di contrastare il terrorismo con mezzi appropriati che rispettino la persona umana
e i suoi diritti''.
''Il Santo Padre ed il presidente,
si dice nel comunicato, hanno dedicato tempo considerevole nel loro colloquio al Medio
Oriente, in particolare alla risoluzione del conflitto israelo-palestinese in linea
con la visione dei due Stati che devono esistere uno accanto all'altro in pace e sicurezza,
al loro reciproco sostegno alla sovranita' e all'indipendenza del Libano e alla comune
preoccupazione per la situazione in Iraq ed in particolare allo stato di precarieta'
delle comunita' cristiane nella regione.” Un riferimento avvalorato dalla massiccia
presenza di comunità cristiane arabe negli Stati Uniti, costituite oggi proprio da
libanesi ed iracheni. Come l’altro argomento di cui hanno parlato il presidente Bush
e Benedetto XVI, dedicato alla situazione in America Latina con riferimento, tra l'altro,
agli immigrati ed al bisogno di una politica coordinata riguardante l'immigrazione,
e specialmente il trattamento umano ed il benessere delle famiglie.