2008-04-17 15:12:23

Congresso internazionale alla Gregoriana sullo studio e l'insegnamento della storia della Chiesa: intervista col rettore padre Gianfranco Ghirlanda


Si svolge da oggi a sabato prossimo alla Gregoriana un Congresso internazionale di studi storici sul tema ‘Studio e insegnamento della storia della Chiesa. Bilanci e prospettive per nuove letture’, promosso dalla Facoltà di Storia e dei Beni Culturali della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana, nel suo 75.mo di attività a Roma. Giovanni Peduto ha intervistato per l’occasione padre Gianfranco Ghirlanda, rettore della Gregoriana, chiedendogli anzitutto quale sia l'idea sottostante al Congresso: RealAudioMP3


R. – L’idea sottostante è che avendo invitato studiosi provenienti da varie parti del mondo, quindi di varie culture confessionali e religiose – ortodossi, protestanti, ebrei e musulmani – e anche di altri ambienti scientifici, che si sottraggono ad una specifica collocazione religiosa, si avrà appunto l’apporto significativo sulle metodologie applicate, le intenzioni che in qualche modo si colgono nelle varie storiografie a confronto, in vista di un dialogo scientifico, che giovi allo studio della storia per farne appunto della storia un luogo di incontro multiculturale. Questo ha un senso poi particolare proprio per l’Europa, che è un luogo in via di definizione e di formazione, dove il confronto di studiosi di varie nazioni possono dare un contributo valido all’approfondimento dei vari temi che sono presentati.

 
D. – Che posto e quale importanza ha la Facoltà di Storia e dei Beni Culturali della Chiesa in seno alla Pontificia Università Gregoriana? E perché ‘storia della Chiesa e dei beni culturali della Chiesa’?
 
R. – La Facoltà è una delle quattro Facoltà cardine della Gregoriana, insieme alla Teologia, al Diritto Canonico e alla Filosofia. Lo studio della storia è di fondamentale importanza nella riflessione della Chiesa e quindi lo è anche per la Gregoriana, che fin dalle sue origini del Collegio romano si pone nel cuore della Chiesa. Nella visione cristiana delle cose la storia non è semplicemente un succedersi di fatti, ma è il luogo in cui Dio agisce a favore dell’uomo per condurre alla salvezza definitiva. Questo nell’Incarnazione trova il suo apice. Quindi, la storia della Chiesa che si svolge all’interno della storia dell’umanità è il sacramento della presenza di Dio nella storia dell’umanità, che è attratta verso il compimento finale in Cristo. E questa è la visione della storia cristiana. Cristo, liberando l’uomo dal peccato, conduce la storia non verso il fallimento. Dio si rende presente non solo attraverso gli avvenimenti, ma anche attraverso quell’elevata attività umana che è l’arte in tutte le sue espressioni. Ma l’arte si intreccia con la storia dell’umanità e con la storia della Chiesa. E di qui appunto il legame tra arte e storia. I beni culturali, poi, non sono soltanto l’arte, ma sono anche tutti i documenti storici su cui si ricostruisce la storia. E di qui quindi lo stretto legame tra storia della Chiesa e beni culturali della Chiesa, che formano un’unica Facoltà.

 
D. - Poco più di un mese fa, Benedetto XVI – parlando al Pontificio Comitato di scienze storiche - ha detto che oggi, “non si tratta più solo di affrontare una storiografia ostile al cristianesimo e alla Chiesa”, ma è la storiografia stessa ad essere in crisi a causa del relativismo imperante. Come si pone il vostro congresso rispetto a questa affermazione?
 
R. – Quando lo studio della storia è sotto il dominio dell’ideologia è chiaro che si perde la possibilità di avvicinarsi il più possibile alla valutazione oggettiva dei fatti storici e quindi la verità storica è relativizzata, anzi strumentalizzata. Il Congresso, proprio attraverso il confronto tra storici di diverse provenienze culturali e religiosi, oppure anche di storici che non sono legati ad una religione, vuole appoggiare lo sforzo di una valutazione, la più oggettiva possibile dei fatti storici. Si tratta di un problema metodologico e di onestà intellettuale e il Congresso vuole contribuire a questa onestà intellettuale attraverso il confronto.

 
D. - Il Papa ha messo anche in risalto la perdita della “memoria” spesso fomentata dagli stessi testi di storia utilizzati dai giovani, che privilegiano certi temi - di matrice illuministica – ignorando spesso l’importanza della cultura cristiana attraverso i secoli. Qual è la sua opinione?
 
R. – Questo riguarda la questione molto vasta e importantissima, nel senso che se l’Europa vuole negare – e parlo soltanto dell’Europa – le sue radici culturali cristiane, non ha futuro. Sia perché una qualsiasi realtà umana individuale o collettiva che non può più guardare indietro, non può neanche proiettarsi nel futuro, perché è senza identità, e anche perché – e questo rovinerebbe il futuro stesso dell’Europa – perderebbe come riferimento quel bagaglio di valori, che pure in tante travagliate e tragiche vicende hanno dato la forza all’Europa di guardare avanti e di ricostruire ciò che la follia umana aveva distrutto. Se distruggiamo anche questi valori, che futuro ci sarà?







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