Il ruolo e il futuro degli ospedali cattolici al centro di una tavola rotonda promossa
a Roma dal Pontificio Consiglio per la pastorale della salute
Il Pontificio Consiglio per la pastorale della salute ha organizzato per domani a
Roma una Tavola Rotonda in occasione della pubblicazione degli Atti del terzo Congresso
Mondiale dell’Associazione Internazionale delle Istituzioni Sanitarie Cattoliche (AISAC),
svoltosi nel maggio 2007. Al centro dell'incontro l'identità e il futuro degli ospedali
cattolici: Giovanni Peduto ne ha parlato col segretario del dicastero, il
vescovo José Luis Redrado Marchite:
R.
– Credo che l’ospedale debba essere “ospedale”, cioè debba svolgere opera di prevenzione
e di cura. Se poi ha il “cognome” di “cattolico”, deve integrare i valori che corrispondono
a questa realtà cattolica. Direi che gli ospedali cattolici sono opere di Chiesa.
Sono e devono essere mezzi di evangelizzazione, e questa è una realtà: altrimenti
non hanno senso! Partiamo dall‘esempio di Gesù di Nazareth che insegnava e curava:
questa è la nostra sfida, soprattutto nella società in cui stiamo vivendo. L’offerta
che fa la Chiesa potrebbe essere di supplenza: ci sono tante, tante nazioni in cui
la Chiesa ancora supplisce la mancanza di presenza dello Stato come tale. Un’altra
idea è la collaborazione, e la collaborazione la stiamo perseguendo anche se lo Stato
può coprire l’assistenza sanitaria. Abbiamo elencato nella Chiesa più di 110 mila
strutture sanitarie cattoliche: ospedali, orfanotrofi, ambulatori, eccetera. Gli ospedali
cattolici sono necessari e, pertanto, credo che sia importante che gli ospedali cattolici
abbiano questa forza e questa identità, perché l’unione tra l’assistenza agli ammalati
e la predicazione della Buona Novella sia una realtà nell’identità degli ospedali
cattolici.
D. – Mercato e privato stanno entrando
sempre di più nel mondo della sanità: il paziente è diventato ormai un cliente? E
…chi ha pochi mezzi dovrebbe stare sempre in salute?
R.
– Magari potessimo stare sempre in salute! Dobbiamo sforzarci tutti per generare risorse,
per formare il personale competente in questa realtà, inserire dei laici nella gestione
dell’ospedale e soprattutto presentare questa idea fondamentale, tanto negli ospedali
dello Stato, e soprattutto negli ospedali con questa denominazione “cattolica”: mettere
al centro il malato. E’ questo il messaggio, soprattutto per gli ospedali cattolici.
Quando si mette al centro il malato, sicuramente gli ospedali cambiano.
D.
– In questo contesto qual è il ruolo degli ospedali cattolici guidati da congregazioni
religiose?
R. – L’identità non è solo prendersi cura
dei malati – che già è un fatto importante – ma soprattutto sono gli ambienti nei
quali la sofferenza, il dolore, la morte vengono riconosciuti ed interpretati nel
loro significato umano e specificamente cristiano. L’identità deve manifestarsi chiara
ed efficace. Credo che la ricchezza dell’ospedale cattolico sia grande, perché apporta
universalità, senso morale, proclama la dignità della persona, apporta umanizzazione.
Mi si potrà rispondere: anche negli ospedali civili! Sì! Però, questo in un ospedale
cattolico dev’essere fortemente manifestato. E in un mondo globalizzato, con il pericolo
dell’emarginazione, la Chiesa proclama soprattutto accoglienza, solidarietà e presenza
tra i più poveri. L’ospedale non è una chiesa, non è una parrocchia. Però, se è cattolico
deve emanare un “profumo” diverso. Sicuramente, tanta gente dirà: “Qual è la differenza
tra una struttura cattolica ed una laica?”. Direi che non sta nel fatto che la cattolica
cura l’ambiente di preghiera, i sacramenti, il servizio pastorale ... Sta nel modo
stesso di trattare la sofferenza, cioè in quella impronta dello Spirito che è amore,
che è gioia, che è pace. Fino al punto che una persona che non sia cristiana e che
vi venga curata arrivi a sentirsi come avvolta nella carità di Dio.
D.
– Qual è l’azione del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute?
R.
– L’azione del Pontificio Consiglio per la salute naturalmente non è di gestire direttamente
opere come tali; però deve suggerire, deve guidare, deve supportare quelle iniziative
capaci di produrre risultati efficaci per permettere una collaborazione, un coordinamento
più ricco, più forte ...