Giornata mondiale contro la schiavitù infantile: 400 milioni i minori coinvolti
Non vanno a scuola perché costretti per dozzine di ore davanti ad una macchina per
cucire. Non fanno vita di famiglia perché vittime di turismo sessuale o perché la
povertà e la mancanza di tutele li hanno trasformati anzitempo in contadini o, peggio,
in soldati. Circa quattrocento milioni di bambini, di molte zone del mondo, vivono
attualmente in queste condizioni. Per ricordarli, il Movimento culturale cristiano,
insieme ad altre organizzazioni di ispirazione cristiana, ha lanciato un’iniziativa
chiedendo che il 16 aprile sia celebrato come la Giornata mondiale contro la schiavitù
infantile, in ricordo di Iqbal Masiq, il bambino pakistano 12.enne ucciso nel 1995
dalla mafia del settore tessile del suo Paese. Alessandro De Carolis ha parlato
di questo drammatico fenomeno con il responsabile della comunicazione di “Save the
Children” Italia, Filippo Ungaro:
R.
- Oggi, ci sono tante forme di schiavitù e milioni di bambini nel mondo vivono tuttora
in condizioni di schiavitù o in una situazione molto simile alla schiavitù. C’è il
fenomeno della tratta dei minori, c’è il fenomeno della prostituzione e del lavoro
minorile. Esiste una forma di schiavitù domestica, ma c’è anche un lavoro nelle miniere
e nei campi. Esiste poi il problema - abbastanza ampio - dei bambini-soldato, ma anche
di altre forme di abuso, come quella del matrimonio precoce, che possono essere assimilabili
sicuramente a forme di schiavitù.
D. - Quanti bambini
e quante bambine sono coinvolte in questa varie forme di sfruttamento?
R.
- E’ sempre difficile fare una stima totale e una stima per ciascun fenomeno. Possiamo
però fare degli esempi: nel fenomeno della tratta sono coinvolti almeno un milione
di bambini ed adolescenti, che ogni anno ne sono vittime verso Paesi dell’Europa occidentale,
dell’America e dei Caraibi. Si tratta di un fenomeno che - per così dire - ha un "fatturato"
di almeno una trentina di miliardi di dollari l’anno. Nel fenomeno della prostituzione,
sono coinvolti almeno un milione e 800 mila bambini in tutto il mondo. Per quanto
riguarda poi il lavoro minorile, nella sola India ci sono almeno 15 milioni di bambini
che lavorano per ripagare un debito, molto spesso contratto dai loro familiari o da
altre persone a loro vicine. Sono almeno 132 milioni i minori che lavorano nel settore
dell’agricoltura, mentre sono 250 mila almeno i bambini arruolati come soldati.
D.
- Parlando soprattutto di sfruttamento nel campo lavorativo, i dati diffusi dalle
Organizzazioni umanitarie puntano il dito contro le imprese multinazionali: come si
ferma una multinazionale che punta a realizzare profitti schiavizzando i bambini più
poveri?
R. - Da una parte, bisogna anzitutto creare
delle leggi precise e far sì che siano rispettate, perchè molto spesso le leggi esistono
ma in molti Paesi e in molti Stati si chiude più di un occhio. Dunque, rispetto delle
leggi accompagnate anche da sanzioni a livello internazionale se queste leggi non
vengono rispettate. Dall’altra parte, però, è necessario combattere quello che è il
fenomeno più grande, la causa dello sfruttamento minorile, che è la povertà. Occorre
quindi creare dei percorsi che possano permettere a questi ragazzi e ai loro familiari
di fare delle scelte o di non essere costretti a diventare vittime del lavoro minorile.
D. - C’è possibilità di recuperare quei bambini
che sono stati vittime di sfruttamento?
R. - Assolutamente
sì, e lo dimostrano i nostri progetti di “Save the Children”, così come tanti altri
progetti di organizzazioni umanitarie ed Agenzie delle Nazioni Unite. Purtroppo oggi,
però, questi progetti sono sottofinanziati e quindi un altro aspetto importante è
quello di cercare di incrementare la quantità e la qualità degli aiuti, per recuperare
i bambini coinvolti in queste forme di sfruttamento.