L'Italia politica del dopo voto: commenti di padre Simone e Antonio Maria Baggio
Le elezioni in Italia. Il successo del Popolo della Libertà apre nuovi scenari
nella storia della Repubblica italiana. Se non ci saranno sorprese dalle circoscrizioni
estere, per la prima volta il parlamento rimarrà senza esponenti socialisti e comunisti,
e senza la Destra né il partito liberale, tutti al di sotto degli sbarramenti percentuali
fissati per la Camera e per il Senato. Restano solo 9 partiti: una semplificazione
che segna una svolta storica e lascia fuori le ideologie, per far posto a risposte
a problemi concreti? Al microfono di Gabriella Ceraso il parere di Antonio
Maria Baggio, docente di etica politica all'Università Gregoriana:00:04:35:57
R.
– Il salto c’è stato ed è importante, perchè i due partiti maggiori hanno il 70 per
cento dei consensi e, quindi, da questo processo - iniziato dalla crisi dei grandi
partiti di massa ideologici, dove esisteva già un bipolarismo interpretato dalla Democrazia
cristiana e dal Partito comunista- si è creato un bipolarismo non più da post-guerra,
dove il grande problema dei partiti di massa era portare la democrazia , ma si tratta
di interpretare una democrazia matura. Il problema si pose già ai tempi di Moro, ma
non ci fu la possibilità di andare avanti. Io direi che, come quadro d’insieme, l’Italia
ha superato una frammentazione, nonostante una legge che non fosse fatta per aiutare
questo salto. Le ideologie vanno superate nella direzione di un pensiero politico
affidabile e solido, perchè non esiste solo la pratica. Su questo c’è molto da fare.
D. - Soffermiamoci sul crollo della sinistra. I
motivi: una campagna elettorale sbagliata del Partito democratico, che ha risucchiato
i voti, o la sinistra non ha saputo rispondere alle esigenze del popolo e dunque,
come dice Bertinotti, "ci vuole una nuova fase costituente"?
R.
- In un’analisi di ciò che la sinistra ha interpretato sotto il governo Prodi, noi
vediamo due aspetti. Primo, un’azione continua che metteva in difficoltà il governo
stesso, avvertita come un vero fastidio dalla maggior parte della popolazione, perchè
gli argomenti che venivano presentati non era generalmente condivisi. L’altro aspetto,
è che la sinistra si candida a rappresentare interessi di tipo minoritario. Adesso,
sono interessi importanti, ma il modo in cui la sinistra interpreta questi interessi
è reazionario. Bisognerebbe creare un diverso quadro di futuro e di sviluppo per difendere
bene questi interessi.
D. - Il ruolo del Centro
a questo punto quale sarà? Avrà modo di far sentire la propria voce?
R.
- Ci sono due scelte: una è quella di rimanere nella propria autonomia, facendo pesare
di volta in volta i propri numeri, che non sono grandissimi, ma possono in certe situazioni
diventare importanti. Questo lascia la libertà al Centro però può anche fargli correre
il rischio di un opportunismo, di un vendere la pelle giorno per giorno. Forse sarebbe
preferibile una discussione con uno dei due schieramenti e pattuire un programma comune.
Dare quindi un contributo stabile e solido che favorisca la sicurezza, piuttosto che
inseguire la propria importanza di occasione in occasione.
D.
- Il successo della Lega. Appurato che non è stato un voto di protesta, può in certo
qual modo far temere non solo per le idee di un federalismo che penalizzi il sud,
ma anche per una sorta di intolleranza? Ci sono ragioni di temere che sarà questa
la linea portante?
R. - Gli aspetti di estremismo
della Lega non dovrebbero essere perdonati, ma non rappresentano il comune sentire
- io credo - di tutti gli elettori. La società del nord, che conosco bene, è una società
ricca di valori e, quindi, accanto ad un sindaco che rende la vita difficile agli
immigrati, ci sono poi mille associazioni che rendono possibile il loro inserimento.
Credo che questi due aspetti debbano ora trovare un equilibrio ed io spero che anche
la Lega impari a dialogare non con l’elemento più truculento, ma con quello più innovativo
della società che l’ha votata.
D. - C’è un’altra
"linea dura", però, professor Baggio che è andata avanti: quella dell’Italia dei Valori
(IDV). E’ una linea dura di necessità, di regole e di chiarezza: anche questa è stata
premiata...
R. - Sì, perchè senza entrare nel merito
delle singole posizioni prese da Antonio Di Pietro, certamente intorno alla sua figura
si è consolidata una idea di legalità e questo non solo in positivo, ma a volte anche
in negativo.Ci sono anche qui dunque due volti. Il lavoro politico per sua natura
dovrebbe riuscire a trasformare anche le espressioni più aggressive e più negative
in qualcosa che compone un pogretto politico. A volte, però, i partiti sono essi stessi
fattori di estremizzazione per attirare il consenso. Dovrebbe essere invece proprio
questa l’occasione - dato che è chiaro chi governa e chi sta all’opposizione - per
maturare da parte di ciascuno le cose migliori. Teniamo poi conto, in particolare,
che il fatto che l’estrema sinistra non abbia una rappresentanza in parlamento pone
dei problemi, perchè la parte di società che in essa si riconosce deve trovare espressione.
E’ un bene che anche un certo giustizialismo trovi espressione in Di Pietro, ma anche
una certa resistenza sociale radicale dovrebbe trovare la maniera di venire rappresentata
ed anche indirizzata e corretta.
E ora vi proponiamo una "lettura" di
quanto emerso dalle urne ieri in Italia da parte di padre Michele Simone, vicedirettore
della rivista dei Gesuiti "Civiltà cattolica" e notista politico. L'intervista è di
Giada Aquilino:00:03:02:64
R. - Con il bisogno di governabilità
che emergeva già da tempo nel Paese, il segnale che gli elettori hanno dato sembra
molto chiaro in questo senso. Si voleva cambiare pagina rispetto al governo presieduto
da Prodi, che era fermato dall’estrema sinistra.
D.
- Il PD di Veltroni, uscito sconfitto dalle urne, si propone come forza riformista.
Che margini di spazio avrà?
R. - Al parlamento sarà
opposizione. La scelta di Veltroni è, però, una scelta che guarda al futuro ed è tra
l’altro una scelta confermata dai risultati della sinistra radicale. Direi che l’esperimento,
il partito riformista scelto da Veltroni, esce confermato dalle elezioni.
D.
- Due caratteri di questo voto sono stati l’affermazione della Lega e l’esclusione
da Camera e Senato della Sinistra Arcobaleno. Cosa ha portato a tale risultato?
R.
- Quello della Lega è certamente il voto degli scontenti. Per quel che riguarda, invece,
il risultato della sinistra radicale è certamente inaspettato non nella diminuzione,
ma nella quantità di diminuzione dei consensi. Sorprende molto perchè, in genere,
i partiti dell’estrema sinistra hanno un diretto collegamento con il proprio elettorato.
E’ segno che i dirigenti di questi partiti avevano perso il contatto con la base.
D.
- Dal voto 2008 è uscita un’Italia bipartitica. Come si traduce questo dato in governabilità?
R.
- Con una maggioranza chiara ed un’opposizione chiara. Anzi come molti osservatori
hanno già detto questo è proprio un cambio di prospettiva, perchè per la prima volta
c’è un vero bipolarismo.
D. - Per i cattolici, questo
voto del 2008 cosa ha segnato?
R. - I cattolici,
come nello scorso parlamento, sono presenti trasversalmente in molti partiti. Si tratterà
ora di valutare quanto l'impossibilità di scegliere i candidati all’interno di una
lista - che ha penalizzato l’elettorato cattolico - inciderà sulla loro presenza effettiva
all’interno del parlamento.
D. - Dunque, la loro
missione quale sarà?
R. - Quella per cui su alcuni
temi dovrà ricostruirsi una maggioranza trasversale.
D.
- Primo obiettivo?
R. - Primo obiettivo la famiglia,
sempre. La famiglia incide anche sul problema fiscale.
D.
- Guardando ai prossimi giorni, guardando all’Italia, quale sarà il primo compito
del nuovo governo?
R. - Certamente quello di affrontare
la situazione economica, che a livello mondiale è difficile. Dato il grande debito
che esiste, in Italia la questione è appesantita da questa ulteriore difficoltà. Questo
sarà senz’altro il primo impegno del nuovo governo.