2008-04-14 11:58:29

Il grazie del Papa ai missionari che annunciano Cristo al mondo: la testimonianza di una religiosa camilliana nello Sri Lanka


Il Papa ieri al Regina Caeli ha ricordato con gratitudine, nella Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, i tanti missionari che si spendono senza riserve per annunciare Cristo nel mondo, pagando la loro testimonianza anche con il sacrificio della vita, come è accaduto nei giorni scorsi a due religiosi in Guinea e Kenya. E sono molti i missionari che operano quotidianamente nel silenzio in realtà difficili al fianco dei sofferenti e dei più poveri. Al microfono di Tiziana Campisi ascoltiamo la testimonianza di suor Elisa Kallakats, Figlia di San Camillo, che svolge il suo apostolato nello Sri Lanka e che insieme a tre consorelle, ad 8 chilometri da Colombo, si dedica in particolare ad anziani e malati.RealAudioMP3


R. – Essere missionari significa portare la voce di Dio ai sofferenti, con il nostro esempio di vita, con il nostro modo di fare, nel parlare e nell’azione.

 
D. – Cosa ricorda in particolare del periodo in cui lei ha scelto di donarsi alla Chiesa per Cristo?

 
R. – A me è capitato una volta che un povero mi abbia chiesto della frutta. Ero una bambina e avevo cinque frutti in mano. Prima mi sono rifiutata di dare, ma poi ho preso il più piccolo e gliel’ho dato. E quest’uomo mi ha detto: “Almeno mi hai dato quello piccolo”. Ho ricordato queste parole per tutta la vita. Ho sempre pensato: “Potevo dargli quello più grande”. Adesso io desidero dare il frutto più grande al Signore. Lo ricorderò sempre nella mia vita, e anche quando do qualcosa ai poveri, adesso, lo ricordo.

 
D. – Come è arrivata poi alla consacrazione?

 
R. – Ho avuto sempre occasione di trattare con i poveri e questo è stato sempre piacevole nella mia vita: stare vicino ai poveri e ai bisognosi.

 
D. – Che cosa ricorda in particolare del periodo in cui viveva il discernimento per la scelta della vita religiosa?

 
R. – Desideravo dare, dare tutto per il Signore, il più possibile, secondo le mie capacità.

 
D. – Come vive oggi tutto questo?

 
R. – Lo vivo ogni giorno, quando faccio le cose le offro al Signore. Cerco di fare tutto per piacere a Lui, come posso. Penso però che Lui voglia di più da me, più di quello che io do. Se posso dare di più devo dare. E ho ancora questo desiderio.

 
D. – Lo Sri Lanka è una terra difficile. Cosa vuol dire vivere la missione in un Paese come questo?

 
R. – Lo Sri Lanka è un Paese difficile, perché c’è anche la guerra. Questa gente soffre, ma nello stesso tempo ha fiducia nel Signore, accetta dalla mano di Dio la sofferenza. Vivono veramente con paura. Questa paura però è accettata volentieri. E questo anche a noi religiosi dà coraggio. Per noi religiosi tante volte è difficile capire la volontà di Dio, ma come religiose penso che dobbiamo imparare da questa gente.







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