Pace e sviluppo dei popoli sono legati al disarmo: l'appello del Papa in un messaggio
al seminario internazionale del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace
Benedetto XVI lancia un accorato appello alla comunità internazionale, affinché intraprenda
con coraggio il cammino del disarmo e, attraverso un “nuovo umanesimo”, costruisca
le basi per una pace duratura e lo sviluppo dei popoli. Occasione di questo richiamo
è il messaggio al seminario promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace sul
tema "Disarmo, sviluppo e pace. Prospettive per un disarmo integrale". Il simposio
si è svolto ieri e oggi nella sede del dicastero a Palazzo San Calisto. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
Ogni
uomo è “chiamato a disarmare il proprio cuore e ad essere dappertutto operatore di
pace”: è l’esortazione di Benedetto XVI che indica nel “nuovo umanesimo” la strada
per costruire una pace autentica e duratura. Il Papa rileva la stretta connessione
tra disarmo, sviluppo e pace. La legittima difesa, scrive, è un diritto inalienabile
degli Stati. “Tuttavia – avverte – non appare lecito qualsiasi livello di armamento”.
Va rispettato il “principio di sufficienza”, altrimenti, costata il Pontefice, si
arriva al paradosso “per cui gli Stati minacciano la vita e la pace dei popoli che
intendono difendere e gli armamenti, da garanzia della pace, rischiano di divenire
una tragica preparazione della guerra”. Si sofferma poi sulla stretta relazione tra
disarmo e sviluppo. “Le ingenti risorse materiali e umane impiegate per le spese militari
e per gli armamenti – si rammarica – vengono di fatto distolte dai progetti di sviluppo
dei popoli, specialmente di quelli più poveri e bisognosi di aiuto”. Fenomeno, aggiunge,
che va contro la stessa Carta delle Nazioni Unite.
Volgendo
lo sguardo alle situazioni in cui oggi vive l’umanità, scrive il Papa, “si potrebbe
essere presi da un giustificato sconforto e da rassegnazione: nelle relazioni internazionali
sembrano talvolta prevalere la diffidenza e la solitudine”. “Una guerra totale – prosegue
– da terribile profezia, rischia di trasformarsi in tragica realtà”. Ma la guerra,
è l’incoraggiamento del Santo Padre, “non è mai inevitabile e la pace è sempre possibile.
Anzi doverosa!”. E’ tempo, esorta il Papa, “di cambiare il corso della storia, di
recuperare la fiducia, di coltivare il dialogo” ed “alimentare la solidarietà”. Questi,
ricorda, sono “i nobili obiettivi” che hanno ispirato i fondatori delle Nazioni Unite,
definite dal Papa - a pochi giorni dalla visita al Palazzo di Vetro - “vera e propria
esperienza di amicizia tra i popoli”.
Il Papa non
manca di offrire una riflessione sul peso dell’industria bellica nell’economia globalizzata.
“La produzione e il commercio delle armi”, scrive, “vanno assumendo un ruolo trainante
nell’economia mondiale” e vi è anzi “una tendenza alla sovrapposizione dell’economia
civile a quella militare”. Indice ne è anche la diffusione di beni “ad uso duale”,
cioè dal possibile uso civile e militare. Aspetto, questo, preoccupante, nota il Papa,
“nei settori biologico, chimico e nucleare”. Benedetto XVI, come già Paolo VI, lancia
perciò un appello agli Stati affinché “riducano la spesa militare”, prendendo in considerazione
“l’idea di creare un fondo mondiale da destinare a progetti di sviluppo pacifico dei
popoli”. Il Papa mette anche l’accento su quelle che chiama “guerre del benessere”,
ovvero conflitti causati dalla “volontà di espandere o conservare il dominio economico
a scapito di altri”.
Oggi, ancora più che in passato,
sottolinea, “è necessaria una decisa opzione della comunità internazionale a favore
della pace”, adoperandosi affinché “l’economia venga orientata al servizio della persona
umana, alla solidarietà e non solo al profitto”. Lo sviluppo, è il suo richiamo, “deve
comprendere la dimensione morale e spirituale”. Il processo di globalizzazione, infatti,
ha aperto nuovi orizzonti, ma, rileva il Papa, nonostante i progressi tecnico-scientifici,
“in diverse aree del mondo” persistono “tensioni e guerre”. D’altro canto, fenomeni
come “il terrorismo su scala mondiale rendono labile il confine tra la pace e la guerra,
pregiudicando seriamente la speranza del futuro dell’umanità”. Lancia così un appello
agli Stati, affinché rispettino i trattati internazionali vigenti sul disarmo e il
controllo di tutti i tipi di armi. Ancora, chiede di ratificare il Trattato sul divieto
dei test nucleari e di impegnarsi per il successo dei negoziati sulla messa al bando
delle bombe a grappolo. Il Papa ribadisce “l’esistenza di un vero e proprio diritto
umano alla pace” e auspica infine una “corale diffusione della cultura della pace
e una condivisa educazione alla pace, soprattutto delle nuove generazioni”.