Giornata mondiale del Parkinson: in aumento le persone colpite dalla patologia
Si celebra oggi la Giornata mondiale del Parkinson, una patologia sempre più diffusa:
sono oltre 4 milioni i parkinsoniani nel mondo, 200 mila in Italia. Anche se l'età
media di comparsa è intorno ai 57 anni, si è osservato negli ultimi anni un abbassamento
dei primi sintomi in persone giovani. In Italia 10 mila pazienti hanno meno di 45
anni. Eliana Astorri ne ha parlato con la dottoressa Annamaria Bentivoglio,
ricercatrice presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Roma:
D.
– La malattia di Parkinson è neurodegenerativa. Questa malattia insorge nella maggior
parte dei casi sopra i 50 anni e la frequenza con cui colpisce le persone cresce man
mano che l’età aumenta; quindi, l’invecchiamento della popolazione determina un aumento
dei casi che ci dobbiamo attendere nella popolazione. Senz’altro esistono anche casi
precoci, addirittura giovanili: quelli giovanili, per fortuna, sono molto molto rari
...
D. – Cos’è questa malattia?
R.
– E’ dovuta ad una degenerazione cronica e progressiva che interessa una piccola parte
del cervello, deputato al controllo motorio. In particolare, viene colpito un nucleo
che si chiama “sostanza nera”, che è situato in profondità nel cervello, in una regione
che si chiama “mesencefalo”. Alcuni neuroni vengono a degenerare precocemente come
se – diciamo – invecchiassero prima rispetto al resto del cervello. Pian piano, il
paziente inizia a sperimentare dei sintomi che sono i tre sintomi cardinali della
malattia: il rallentamento dei movimenti, la povertà di iniziativa motoria; il tremore
a riposo e la rigidità.
D. – Si può rallentare questo
processo, ad esempio con attività fisica?
R. – Senz’altro,
l’attività fisica aiuta e in alcune fasi di malattia una fisioterapia mirata può non
solo migliorare la qualità dei movimenti, ma anche far bene psicologicamente perché
restituisce al paziente un sensazione di controllo del proprio sistema motorio.
D.
– Come reagisce un paziente quando sa di avere questa malattia?
R.
– I valori, la famiglia intorno, il supporto delle persone vicine ... In questa malattia,
l’associazionismo è di grandissimo aiuto. Trovarsi con persone che hanno gli stessi
problemi, sia per i pazienti sia per i loro famigliari e per chi li assiste, è un’occasione
importantissima di condivisione. Un'occasione per vincere la solitudine, per vincere
lo scoraggiamento e per recuperare la voglia di lottare contro la malattia.