Convegno al Marianum su “Le donne dell’Antico Testamento”
Quali caratteristiche contraddistinguono le figure femminili nella Sacra Scrittura?
Cosa conosciamo di loro e quali insegnamenti oggi possiamo trarre dalle loro storie?
Di questi e altri temi si discuterà oggi pomeriggio e domani, a Roma, alla Pontificia
Facoltà Teologica Marianum nella due giorni su “Le donne dell’Antico Testamento” organizzata
dalla Cattedra “Donna e Cristianesimo”. Tiziana Campisi ha chiesto a Giacoma
Limentani, scrittrice e saggista, di tracciare un profilo della prima donna citata
nella Bibbia: Eva.
R.- Eva
viene posta dal serpente davanti ad una scelta. C’è un frutto: se lo mangi diventi
come Dio, capace di tutto. Quindi lei pensa: se io lo mangio e divento come Dio, quest’uomo
che ho accanto e con il quale devo dividere la mia vita, nei miei confronti diventa
un nulla. Quindi, divide la sapienza che quel frutto dovrebbe darle con lui. A me
sembra un gesto molto generoso. Quando poi Dio fa le sue domande, ad evento accaduto,
l’uomo risponde: “E’ stata questa donna che mi hai messo accanto!" Quasi fosse un
rimprovero nei confronti di Dio e non un ringraziamento per avergli dato una compagna.
"Questa donna si è comportata male, mi ha tentato!”. Eva, invece, riconosce il proprio
fallo: "mi sono lasciata tentare, e quindi accetto le responsabilità del mio atto".
D.
– Volendo fare un excursus sulle figure femminili dell’Antico Testamento, quali sono
quelle più significative?
R. – Straordinaria Rachele;
Rebecca nella sua capacità di scegliere per ogni figlio quello che gli è più consono;
è straordinaria Debora, che riesce a combattere. E’ bella questa profetessa il cui
nome in ebraico, “Dvora”, significa ape, perchè come l’ape che lavora riesce a trasformare
ogni cosa in possibilità di luce. E bella anche Ester, nella sua capacità di far ragionare
un tiranno stolto.
D. – A volte, nelle pagine dell’Antico
Testamento leggiamo storie singolari ...
R. – Quello
che emerge da queste storie è sempre un bisogno di giustizia, perché per l’ebraismo
la giustizia è la più alta forma di amore. Il bisogno di un amore che vada al di là
e al di sopra dei rapporti personali, per creare una giustizia che vada bene a tutti
e che non possa suscitare problemi di rivalsa verso chi ha sbagliato e che comunque
dev’essere corretto. La giustizia è la più alta forma di amore, perché è amore per
tutti.
D. – E’ possibile delineare la figura della
donna che precede l’epoca dei Vangeli?
R. – Figura
di donna che precede qualunque epoca è proprio quella di Eva, che divide il suo massimo
bene con l’uomo che ha accanto per poter vivere alla pari, con generosità, con la
capacità di riconoscere i propri errori, con il desiderio di sapere.