Associazioni cristiane propongono la data del 16 aprile per la Giornata mondiale contro
la schiavitù infantile
Il fenomeno della schiavitù infantile riguarda più di 400 milioni di bambini nel mondo.
Un numero allarmante soprattutto per la nostra epoca. A renderlo noto il Movimento
Culturale Cristiano e altre organizzazioni di ispirazione cristiana che, in un comunicato
riportato dall’agenzia ZENIT, hanno proposto la data del 16 aprile come Giornata Mondiale
contro la Schiavitù Infantile. Una data-simbolo perché in quel giorno, nel 1995, venne
ucciso Iqbal Masih, un bambino pachistano di 12 anni, di fede cristiana, che aveva
denunciato le mafie tessili. Masih aveva iniziato a lavorare all’età di 4 anni, insieme
ad altri bambini venne liberato dalla schiavitù e iniziò una lotta in tutto il mondo
per milioni di altri bambini schiavi. Ottenne fama internazionale tanto da intervenire
in Parlamenti e università americane e europee, denunciando la responsabilità che
gli abitanti del Nord del pianeta hanno nella misera dell'infanzia del Sud. Un atteggiamento
che non gli è stato perdonato e al suo ritorno la mafia tessile lo ha assassinato
nel giorno di Pasqua del 1995. Le sue parole hanno però portato alla luce la drammatica
realtà dei bambini-schiavi che, secondo il comunicato del Movimento Culturale Cristiano,
rappresentano più del 10% del potenziale di manodopera, stimato in oltre tre miliardi
di persone. I piccoli schiavi apportano, secondo le stime più basse, circa 13.000
milioni di euro annuali al PIL mondiale. “Affermiamo – si legge nel testo – che la
schiavitù infantile è il più grande problema lavorativo e, quindi, sindacale del mondo”.
“Uno strumento della guerra commerciale internazionale” perché i bambini rappresentano
il gruppo lavorativo più vulnerabile e indifeso. Importante è sottolineare l’atteggiamento
di potenti imprese multinazionali specializzate che sfruttano bambini e bambine nei
Paesi poveri con sottocontratti per diminuire il prezzo di una merce che si vende
in altri luoghi. Le organizzazioni difendono l'abolizione totale della schiavitù infantile
e la lotta “contro la disoccupazione e la precarietà lavorativa imposta agli adulti,
contro i salari da fame – si legge nella nota - i contratti temporanei e per l'accesso
ai servizi sociali fondamentali”. Non si può dimenticare, aggiungono, “che più di
1.500 milioni di lavoratori sono disoccupati e vivono nella precarietà, con entrate
che non superano i due dollari giornalieri per famiglia”. (B.C.)