Intervento del cardinale Kasper sulla nuova formulazione della preghiera del Venerdì
Santo per gli ebrei nel Messale Romano del 1962
La nuova formulazione della preghiera del Venerdì Santo per gli ebrei nel Messale
Romano del 1962 “è stata opportuna” perchè ha "portato importanti miglioramenti del
testo". Lo afferma, in un articolo pubblicato sull’Osservatore Romano di oggi, il
cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità
dei cristiani e della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo. Il servizio
di Isabella Piro:
La nuova
formulazione del testo del 1962 “parla di Gesù come il Cristo e la Salvezza di tutti
gli uomini, quindi anche degli ebrei”, afferma il cardinale Kasper, sottolineando
come essa sia “fondata sull’insieme del Nuovo Testamento” ed esprima “ciò che già
finora era presupposto come ovvio, ma non era stato tematizzato a sufficienza”. Non
si tratta quindi, continua il porporato, come molti hanno inteso, “di un’affermazione
nuova e non amichevole nei confronti degli ebrei”.
Il
porporato ribadisce quindi la necessità di “una grande sensibilità nel rapporto ebraico-cristiano”:
“Se oggi ci impegniamo per un rispetto reciproco –scrive- esso può fondarsi solo nel
fatto che riconosciamo reciprocamente la nostra diversità”. Perciò, continua il cardinale
Kasper, “non aspettiamo dagli ebrei che concordino sul contenuto cristologico della
preghiera del Venerdì Santo, ma che rispettino che noi preghiamo da cristiani secondo
la nostra fede, come naturalmente anche noi facciamo nei confronti del loro modo di
pregare”.
Di qui, il porporato pone la domanda fondamentale:
“Devono i cristiani pregare per la conversione degli ebrei? Ci può essere una missione
verso gli ebrei?”. Nella preghiera riformulata “non si trova la parola conversione”,
fa notare il cardinale Kasper, ma essa “è indirettamente inclusa nell’invocazione
di illuminare gli ebrei affinché riconoscano Gesù Cristo”. In risposta a ciò, il porporato
fa notare che “la Chiesa cattolica, a differenza di alcuni cerchi evangelicali, non
conosce una missione verso gli ebrei organizzata e istituzionalizzata”. Un problema
però, sottolinea il porporato, che non è stato ancora chiarito teologicamente.
Il
merito della nuova formulazione della preghiera del Venerdì Santo, continua il cardinale
Kasper, è proprio quello di offrire una “prima indicazione per una sostanziale risposta
teologica”. Il porporato parte dalla Lettera ai Romani di Paolo, in cui l’apostolo
definisce la salvezza degli ebrei “un profondo mistero dell’elezione mediante la grazia
divina”. “Con il termine ‘mistero’ – sottolinea il cardinale Kasper – Paolo intende
l’eterna volontà salvifica di Dio”, in riferimento al “raduno escatologico dei popoli
in Sion, promesso dai profeti e da Gesù, e alla pace universale che poi sorgerà”.
“La riformulata preghiera del Venerdì Santo – afferma
quindi il cardinale Kasper – esprime questa speranza in una preghiera di intercessione
rivolta a Dio”, una preghiera che, in fondo, aggiunge il porporato, “ripete l’invocazione
del Padre Nostro, ‘Venga il tuo regno” .
E qui il
cardinale Kasper si sofferma su un altro punto fondamentale: “L’esclusione di una
missione mirata e istituzionalizzata verso gli ebrei” non implica un atteggiamento
passivo da parte dei cristiani e una rinuncia alla testimonianza, anzi: “i cristiani
devono, dove è opportuno – ribadisce il porporato- dare ai fratelli e alle sorelle
maggiori nella fede di Abramo, testimonianza della propria fede e della ricchezza
e bellezza della loro fede in Cristo”.
Tale testimonianza,
ribadisce il cardinale Kasper, “deve avvenire con tatto e rispetto; sarebbe però disonesto
se i cristiani, nell’incontrare amici ebrei, tacessero sulla propria fede o addirittura
la negassero. Attendiamo altrettanto dagli ebrei credenti nei nostri confronti”.