2008-04-10 13:40:44

In dirittura d'arrivo la plenaria dei vescovi brasiliani. Mons. Ellena: concentrazione delle ricchezze e corruzione, i grandi mali del Brasile


Penultimo giorno di lavori della 46.ma plenaria dei vescovi brasiliani, riuniti nella località di Itaici, nello Stato di San Paolo. I presuli stanno confrontandosi sul documento finale dell’Assemblea, dedicato alle direttive riguardanti l’azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile, con riferimento alle questioni della famiglia, dell’etica e della liturgia. Inoltre, sarà presentato oggi anche il rapporto “Violenza contro i popoli indigeni in Brasile - 2006-2007”, elaborato dal Consiglio indigeno missionario. Ieri è stata, invece, approvata la dichiarazione sulle elezioni 2008. Intanto, i vescovi riuniti ad Itaici seguono con molta attenzione la situazione di emergenza vissuta da centinaia di migliaia di brasiliani nel nord-est del Paese: area investita negli ultimi giorni da violente piogge. Silvonei Protz, della redazione brasiliana della nostra emittente, ne ha parlato con uno dei presuli della zona, mons. Carlo Ellena, vescovo della diocesi di Zé Doca-Maranhão:RealAudioMP3


R. - Il Maranhão è l’ultimo Stato del Brasile, il più povero, con una media del 60-65 per cento al di sotto della linea di povertà. Attualmente, la situazione è resa ancora più difficile a causa delle piogge. In realtà, noi del Maranhão la pioggia l’aspettiamo e l’aspettiamo con molto piacere, però quest’anno le piogge sono state particolarmente abbondanti e forti per cui i disastri naturali sono stati molti. Difficoltà che hanno provocato molti sfollati: la gente ha perso tutto quello che aveva e che già era molto poco...

 
D. - La Chiesa è particolarmente vicina alla popolazione del Nordest...

 
R. - Lo è soprattutto nella preghiera, perché non possiamo fare altro: purtroppo, anche la povertà della Chiesa locale non permette di fare grandi iniziative. Le difficoltà sono molte: vengono dalla mancanza di istruzione, dalla mancanza di lavoro: non ci sono nel Maranhão grandi fabbriche e quelle poche che ci sono, sono concentrate nelle grandi città. Noi che viviamo in mezzo alla foresta non abbiamo mezzi di sussistenza se non quel piccolo impiego nel municipio o nello Stato federale e qualche piccola rivendita. Quindi, molta gente – i giovani in particolare, i ragazzi – sono sulle strade alla ricerca di qualche spicciolo.

 
D. - Questa situazione si sarebbe potuta evitare?

 
R. - Questo è un po’ il male di tutto il Brasile, perché viene dalla concentrazione delle ricchezze, che sono molte, anche nel Maranhão, nelle mani di poca gente. Il Maranhão, in fondo, è uno Stato che potrebbe essere tra i primi, un luogo propizio per la crescita di qualsiasi cosa. Difatti, qui si dice: “Tudo, plantando, da”: cioè, se si pianta la cosa viene. Però, mancano le strutture. I nostri contadini sono equipaggiati con il machete e la zappa, poco più. Poi ci sono altri problemi gravi come la corruzione: si approfitta della propria posizione per fare denaro, dirottare parte dei progetti a proprio beneficio.

 
D. - Che cosa si aspetta che il governo faccia anche per quella popolazione?

 
R. - Forse è una cosa molto più generale. Piove in abbondanza, sì, ma questo penso sia sempre capitato. Quello che non è mai capitato, e che da alcuni anni sta accadendo, è che sono stati tagliati gli alberi ai margini dei fiumi ed i fiumi si sono riempiti di sabbia. Adesso, quindi, con facilità si alza il loro livello, e alcuni che prima erano navigabili ora non lo sono più. Quindi il governo dovrebbe - io penso - rivedere un po’ la posizione ai margini dei fiumi. Poi, oltre agli allagamenti, ci sono altre cose: le nostre strade, quando piove così tanto, sono proprio bloccate. Questo pregiudica il rifornimento, e noi dipendiamo dal Nordest, dipendiamo dal Sud per avere la merce dalle nostre parti. Se no, non abbiamo nemmeno il necessario. Io, prima di partire, ho dovuto ricercare con un po’ di difficoltà la benzina, perché non c’erano più i camion che la portavano. Quindi, è una catena di cose che vengono una dietro l’altra perché la pioggia è abbondante, ma anche perché alle spalle c’è incuria da parte delle nostre autorità.







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