In dirittura d'arrivo la plenaria dei vescovi brasiliani. Mons. Ellena: concentrazione
delle ricchezze e corruzione, i grandi mali del Brasile
Penultimo giorno di lavori della 46.ma plenaria dei vescovi brasiliani, riuniti nella
località di Itaici, nello Stato di San Paolo. I presuli stanno confrontandosi sul
documento finale dell’Assemblea, dedicato alle direttive riguardanti l’azione evangelizzatrice
della Chiesa in Brasile, con riferimento alle questioni della famiglia, dell’etica
e della liturgia. Inoltre, sarà presentato oggi anche il rapporto “Violenza contro
i popoli indigeni in Brasile - 2006-2007”, elaborato dal Consiglio indigeno missionario.
Ieri è stata, invece, approvata la dichiarazione sulle elezioni 2008. Intanto, i vescovi
riuniti ad Itaici seguono con molta attenzione la situazione di emergenza vissuta
da centinaia di migliaia di brasiliani nel nord-est del Paese: area investita negli
ultimi giorni da violente piogge. Silvonei Protz, della redazione brasiliana
della nostra emittente, ne ha parlato con uno dei presuli della zona, mons. Carlo
Ellena, vescovo della diocesi di Zé Doca-Maranhão:
R. -
Il Maranhão è l’ultimo Stato del Brasile, il più povero, con una media del 60-65 per
cento al di sotto della linea di povertà. Attualmente, la situazione è resa ancora
più difficile a causa delle piogge. In realtà, noi del Maranhão la pioggia l’aspettiamo
e l’aspettiamo con molto piacere, però quest’anno le piogge sono state particolarmente
abbondanti e forti per cui i disastri naturali sono stati molti. Difficoltà che hanno
provocato molti sfollati: la gente ha perso tutto quello che aveva e che già era molto
poco...
D. - La Chiesa è particolarmente vicina alla
popolazione del Nordest...
R. - Lo è soprattutto
nella preghiera, perché non possiamo fare altro: purtroppo, anche la povertà della
Chiesa locale non permette di fare grandi iniziative. Le difficoltà sono molte: vengono
dalla mancanza di istruzione, dalla mancanza di lavoro: non ci sono nel Maranhão grandi
fabbriche e quelle poche che ci sono, sono concentrate nelle grandi città. Noi che
viviamo in mezzo alla foresta non abbiamo mezzi di sussistenza se non quel piccolo
impiego nel municipio o nello Stato federale e qualche piccola rivendita. Quindi,
molta gente – i giovani in particolare, i ragazzi – sono sulle strade alla ricerca
di qualche spicciolo.
D. - Questa situazione si sarebbe
potuta evitare?
R. - Questo è un po’ il male di tutto
il Brasile, perché viene dalla concentrazione delle ricchezze, che sono molte, anche
nel Maranhão, nelle mani di poca gente. Il Maranhão, in fondo, è uno Stato che potrebbe
essere tra i primi, un luogo propizio per la crescita di qualsiasi cosa. Difatti,
qui si dice: “Tudo, plantando, da”: cioè, se si pianta la cosa viene. Però, mancano
le strutture. I nostri contadini sono equipaggiati con il machete e la zappa, poco
più. Poi ci sono altri problemi gravi come la corruzione: si approfitta della propria
posizione per fare denaro, dirottare parte dei progetti a proprio beneficio.
D.
- Che cosa si aspetta che il governo faccia anche per quella popolazione?
R.
- Forse è una cosa molto più generale. Piove in abbondanza, sì, ma questo penso sia
sempre capitato. Quello che non è mai capitato, e che da alcuni anni sta accadendo,
è che sono stati tagliati gli alberi ai margini dei fiumi ed i fiumi si sono riempiti
di sabbia. Adesso, quindi, con facilità si alza il loro livello, e alcuni che prima
erano navigabili ora non lo sono più. Quindi il governo dovrebbe - io penso - rivedere
un po’ la posizione ai margini dei fiumi. Poi, oltre agli allagamenti, ci sono altre
cose: le nostre strade, quando piove così tanto, sono proprio bloccate. Questo pregiudica
il rifornimento, e noi dipendiamo dal Nordest, dipendiamo dal Sud per avere la merce
dalle nostre parti. Se no, non abbiamo nemmeno il necessario. Io, prima di partire,
ho dovuto ricercare con un po’ di difficoltà la benzina, perché non c’erano più i
camion che la portavano. Quindi, è una catena di cose che vengono una dietro l’altra
perché la pioggia è abbondante, ma anche perché alle spalle c’è incuria da parte delle
nostre autorità.