La preghiera del Papa alla Basilica di San Bartolomeo all'Isola Tiberina, che custodisce
le reliquie dei Martiri del XX secolo
Gesù risorto illumina la testimonianza dei martiri della fede, solo apparentemente
sconfitti dalla violenza e dai totalitarismi. Così, in sintesi, Benedetto XVI, durante
la Liturgia della Parola, presieduta ieri pomeriggio nella Basilica di San Bartolomeo
all’Isola Tiberina, memoriale dei martiri del XX secolo. Ad accogliere il Papa sono
stati, tra gli altri, il cardinale vicario, Camillo Ruini, ed i membri della Comunità
di Sant’Egidio, cui la Basilica fu affidata nel ’93, e che quest’anno festeggia il
40.mo anniversario. Il servizio di Isabella Piro:
(canto:
“Inno dei Santi Martiri”)
“Un pellegrinaggio alla memoria dei martiri del
XX secolo”: così il Papa ha definito la sua visita alla Basilica di San Bartolomeo,
una piccola Chiesa bianca, circondata dalle acque del Tevere, e che accoglie le reliquie
dei cristiani caduti nel XX secolo. Un luogo “carico di memorie”, dunque, ha aggiunto
il Santo Padre, che fa sorgere in noi una domanda: perché questi martiri “non hanno
cercato di salvare a tutti i costi il bene insostituibile della vita?”. La risposta,
ha sottolineato il Papa, è nella fiamma dell’amore:
“Sorretti da quella
fiamma anche i martiri hanno versato il loro sangue e si sono purificati nell’amore:
nell’amore di Cristo che li ha resi capaci di sacrificarsi a loro volta per amore.
Gesù ha detto: 'Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri
amici'. Ogni testimone della fede vive questo amore 'più grande' e, sull’esempio del
divino Maestro, è pronto a sacrificare la vita per il Regno di Dio. In questo modo
si diventa amici di Cristo; così ci si conforma a Lui, accettando il sacrificio fino
all’estremo, senza porre limiti al dono dell’amore e al servizio della fede”. Sono
tanti, ha continuato Benedetto XVI, “i cristiani caduti sotto la violenza totalitaria
del comunismo e del nazismo”, quelli uccisi nei 5 continenti, spesso “in odio alla
fede”. E non pochi “si sono immolati per non abbandonare i bisognosi, i poveri, i
fedeli loro affidati”. Questi nostri fratelli nella fede, ha detto il Papa citando
Giovanni Paolo II, costituiscono come “un affresco delle Beatitudini, vissuto sino
allo spargimento di sangue”. Una testimonianza però che parla “con voce più forte
delle divisioni del passato”:
“E’ vero: apparentemente sembra che la
violenza, i totalitarismi, la persecuzione, la brutalità cieca si rivelino più forti,
mettendo a tacere la voce dei testimoni della fede, che possono umanamente apparire
come sconfitti della storia. Ma Gesù risorto illumina la loro testimonianza e comprendiamo
così il senso del martirio”. Tanto
più vera, allora, diventa l’affermazione di Tertulliano, citata dal Santo Padre: “Il
sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”:
“Nella sconfitta, nell’umiliazione
di quanti soffrono a causa del Vangelo, agisce una forza che il mondo non conosce:
'Quando sono debole - esclama l’apostolo Paolo - è allora che sono forte'. E’ la forza
dell’amore, inerme e vittorioso anche nell’apparente sconfitta. E’ la forza che sfida
e vince la morte”. “Anche questo
XXI secolo si è aperto nel segno del martirio", ha concluso il Papa. "Quando i cristiani
sono veramente lievito, luce e sale della terra - ha aggiunto - diventano anche loro,
come avvenne per Gesù, oggetto di persecuzioni; come Lui sono ‘segno di contraddizione”.
Di qui, l’invito rivolto agli amici della Comunità di Sant’Egidio a guardare agli
“eroi della fede”, sforzandosi di “imitarne il coraggio”, per essere “costruttori
di pace e di riconciliazione fra quanti sono nemici o si combattono”.
Dopo
la Celebrazione, all’esterno della Basilica, Benedetto XVI ha scoperto una lapide
commemorativa della sua visita. Quindi, ha rivolto ai tanti presenti un saluto, esteso
anche al vicino ospedale “Fatebenefratelli”. Infine, il Papa ha ringraziato la Comunità
di Sant’Egidio per il suo operato, esortandola a non temere le difficoltà e le sofferenze
dell’azione missionaria:
“La Parola di Dio, l’amore per la Chiesa, la
predilezione per i poveri, la comunicazione del Vangelo sono state le stelle che vi
hanno guidato testimoniando, sotto cieli diversi, l’unico messaggio di Cristo. Vi
ringrazio per questa vostra opera apostolica; vi ringrazio per l’attenzione agli ultimi
e per la ricerca della pace, che contraddistinguono la vostra comunità”. Anche la Comunità di Sant’Egidio ha ringraziato il Papa per la sua visita,
definita “un dono prezioso” proprio perché cade nel 40.mo anniversario della Comunità.
Il suo fondatore, Andrea Riccardi, ha poi aggiunto:
”Oggi Vostra
Santità onora la memoria dei martiri, le cui esistenze parlano di un amore forte come
la morte. Hanno vissuto non per sé: scandalo per il mondo del Novecento, che ha fatto
sua suprema legge il “salva te stesso”, gridato a Gesù sotto la croce. Tale è ancora
il mondo del nostro secolo, dove purtroppo tanti cristiani sono ancora uccisi in varie
parti del mondo!”
Andrea Riccardi ha poi ricordato le piaghe
del mondo, in particolare dell’Africa dove, ha detto “il materialismo umilia l’uomo
con la violenza, la povertà, il culto del denaro, sfigurando l’immagine di Dio”.
Eppure, ha concluso, in questo contesto si vede “la forza umanizzante, liberatrice
e pacificatrice della gratuità della vita cristiana” e si è “contenti di essere cristiani”,
con una gioia “più forte del dolore che si sente nel mondo”.
(canto:
“Sarà saldo il monte della casa del Signore”)