I martiri cristiani, testimoni dell’amore di Dio, nel magistero di Giovanni Paolo
II e Benedetto XVI
Con la visita di Benedetto XVI, oggi pomeriggio, alla Basilica di San Bartolomeo all’isola
Tiberina, si porrà l’accento sulla straordinaria testimonianza dei martiri cristiani
del XX secolo. Un tema fortemente presente nel Magistero del Papa e del suo predecessore
Giovanni Paolo II che volle proprio dedicare la chiesa di San Bartolomeo ai testimoni
eroici della fede del secolo scorso. Il servizio di Alessandro Gisotti: (musica)
“Nel
nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi militi ignoti della
grande causa di Dio”: Giovanni Paolo II lo sottolinea con forza nella Lettera apostolica
Tertio Millennio Adveniente del 1994. E aggiunge: “Per quanto è possibile non devono
andare perdute nella Chiesa le loro testimonianze”. Proprio per rispondere a questa
esigenza, Giovanni Paolo II nell’Anno Giubilare presiede al Colosseo una commemorazione
ecumenica dei testimoni della fede del XX secolo. “Quanti cristiani – avverte - in
ogni continente, nel corso del Novecento hanno pagato il loro amore a Cristo anche
versando il sangue”. Ed anche ai giovani, nell’indimenticabile GMG di Torvergata del
2000, Papa Wojtyla rammenta l’attualità del martirio che sempre accompagna la vita
della Chiesa: “Anche oggi credere in Gesù, seguire
Gesù sulle orme di Pietro, di Tommaso, dei primi apostoli e dei testimoni, comporta
una presa di posizione per Lui e non di rado quasi un nuovo martirio: il martirio
di chi, oggi come ieri, è chiamato ad andare contro corrente per seguire il Maestro
divino, per seguire ‘l’Agnello dovunque va’”. Due anni
dopo il Giubileo, Giovanni Paolo II decide di associare la Basilica di San Bartolomeo
alla memoria degli eroici testimoni della fede del Novecento. A suggellare questa
nuova dimensione della Basilica del X secolo è una solenne celebrazione ecumenica
presieduta, il 12 ottobre 2002, dal cardinale vicario Camillo Ruini e dal Patriarca
ortodosso romeno Teoctist. San Bartolomeo diventa dunque “Luogo memoriale dei Nuovi
Martiri del XX secolo”. Come il suo predecessore, anche Benedetto XVI mette l’accento
sulla fecondità del martirio cristiano. Ecco come ne tratteggia il significato all’Angelus
del 26 dicembre scorso, solennità di Santo Stefano Protomartire:
“Il
martire cristiano attualizza la vittoria dell’amore sull’odio e sulla morte. Preghiamo
per quanti soffrono a motivo della fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. Maria Santissima,
Regina dei Martiri, ci aiuti ad essere testimoni credibili del Vangelo, rispondendo
ai nemici con la forza disarmante della verità e della carità”. Già
nella prima uscita pubblica dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro, visitando la
Basilica di San Paolo il 25 aprile del 2005, Benedetto XVI aveva sottolineato che
“il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”. Dunque, era il suo auspicio, “all’inizio
del terzo millennio è lecito attendersi una rinnovata fioritura della Chiesa, specialmente
là dove essa ha maggiormente sofferto per la fede e per la testimonianza del Vangelo”.
E proprio la memoria, il ricordo è il messaggio che s’irradia da San Bartolomeo all’Isola
Tiberina: sono ben 13 mila le testimonianze del martirio custodite nei locali della
Basilica. Raccontano storie conosciute come quella di don Andrea Santoro, del vescovo
Oscar Romero, di padre Massimiliano Kolbe, ma anche, come richiamato da Karol Wojtyla,
di militi ignoti della grande causa di Dio.