2008-04-04 13:05:45

La Santa Sede chiarisce i malintesi sull'Oremus et pro Iudaeis auspicando ulteriori progressi nell'amicizia tra Ebrei e Cristiani


La Segreteria di Stato ha reso noto oggi - attraverso la Sala Stampa della Santa Sede - un comunicato per “chiarire i malintesi” con alcuni settori del mondo ebraico che avevano espresso “dispiacere” dopo la nuova formulazione dell'Oremus et pro Iudaeis, la preghiera per gli Ebrei contenuta nella liturgia del Venerdì Santo, per l'edizione del Missale Romanum del 1962. Un testo che secondo alcuni “non risulterebbe in armonia con le dichiarazioni ed i pronunciamenti ufficiali della Santa Sede, riguardanti il popolo ebreo e la sua fede, che hanno segnato il progresso nelle relazioni di amicizia tra gli Ebrei e la Chiesa Cattolica in questi quarant’anni”. Il servizio di Sergio Centofanti.


“La Santa Sede – afferma il comunicato - assicura che la nuova formulazione dell’Oremus, con la quale sono state modificate alcune espressioni del Messale del 1962, non ha inteso, nel modo più assoluto, manifestare un cambio nell’atteggiamento che la Chiesa Cattolica ha sviluppato verso gli Ebrei, soprattutto a partire dalla dottrina del Concilio Vaticano II, in particolare nella Dichiarazione ‘Nostra aetate’, la quale, secondo le parole pronunciate dal Papa Benedetto XVI proprio nell’Udienza ai Rabbini Capo di Israele del 15 settembre 2005, ha segnato ‘una pietra miliare sulla via della riconciliazione dei cristiani verso il popolo ebraico’. Il permanere dell’atteggiamento presente nella Dichiarazione ‘Nostra aetate’ – prosegue la nota - è evidenziato, del resto, dal fatto che l’Oremus per gli Ebrei contenuto nel Messale Romano del 1970 resta in pieno vigore, ed è la forma ordinaria della Preghiera dei Cattolici. Il Documento conciliare, nel contesto di altre affermazioni - sulle Sacre Scritture (Dei Verbum 14) e sulla Chiesa (Lumen gentium 16) -, espone i principi fondamentali che hanno sostenuto e sostengono anche oggi le relazioni fraterne di stima, di dialogo, di amore, di solidarietà e di collaborazione fra Cattolici ed Ebrei. Proprio scrutando il mistero della Chiesa, la ‘Nostra aetate’ ricorda il vincolo del tutto particolare con cui il Popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato alla stirpe di Abramo e respinge ogni atteggiamento di disprezzo e di discriminazione verso gli Ebrei, ripudiando con fermezza qualunque forma di antisemitismo”. La Santa Sede – conclude il comunicato - auspica che queste precisazioni “contribuiscano a chiarire i malintesi, e ribadisce il fermo desiderio che i progressi verificatisi nella reciproca comprensione e stima tra Ebrei e Cristiani durante questi anni crescano ulteriormente”.







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