2008-04-04 15:07:06

Il voto in Zimbabwe: si moltiplicano gli appelli delle Chiese africane e delle ONG cristiane


Resta alta la tensione nelle Zimbabwe in attesa dei dati definitivi delle elezioni presidenziali. Mentre al Parlamento è ormai certa la vittoria dell’opposizione, si attende ancora il conteggio ufficiale e la diffusione dei risultati delle presidenziali. Il Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC), all'opposizione, ha già proclamato vincitore il proprio leader Morgan Tsvangirai con il 50,3 per cento dei voti, un dato contestato dal partito del presidente Mugabe, lo ZANU-PF, secondo il quale alle presidenziali la corsa è ancora aperta e sarà probabilmente necessario andare al ballottaggio. Intanto, da tutta la società civile del Paese si alza un appello unanime agli esponenti politici affinché si evitino spargimenti di sangue. Anche i leader delle Chiese dell’Africa meridionale sono intervenuti con una dichiarazione diffusa mercoledì ad Harare dalla “Regional Faith-Based Initiave”, l’iniziativa promossa dall’Associazione interregionale dei vescovi dell’Africa Australe e dai Consigli delle Chiese cristiane della regione insieme all’Associazione degli Evangelici dell’Africa per monitorare lo svolgimento delle elezioni. Nel testo i leader cristiani esprimono “frustrazione e delusione” per la decisione del governo di Mugabe di negare ai rappresentanti delle Chiese cristiane l'accredito di osservatori elettorali. “Siamo scioccati dal fatto che lo Zimbabwe, essendo uno dei Paesi firmatari del trattato della Comunità di Sviluppo dell'Africa australe (SADC), che prevede la creazione di un quadro per permettere elezioni libere e corrette, abbia violato le linee guida del trattato”. Esprimono invece preoccupazione per il ritardo nella proclamazione definitiva dei risultati, le organizzazioni non governative cristiane che lavorano nello Zimbabwe, tra cui l’agenzia cattolica irlandese Trocaire, l’agenzia internazionale Progressio, il network cristiano Tearfund, la svizzera FEPA (Fondazione per lo sviluppo e la partnership in Africa) e Christian Aid, organismo delle chiese protestanti di Gran Bretagna e Irlanda. Le cinque ONG chiedono perciò che “i risultati delle presidenziali siano pubblicati al più presto” e che “una mediazione esterna di personalità della regione assista ai colloqui tra i partiti dei due candidati”; ma soprattutto invocano “la protezione dei diritti fondamentali e le libertà dei cittadini dello Zimbabwe”. “Non vogliamo spargimenti di sangue – ha poi affermato al Sir il reverendo Albert Chatindo, della Zimbabwe Christian Alliance, organismo che lavora a stretto contatto con le cinque organizzazioni – così stiamo facendo uno sforzo, come leader delle Chiese, per chiedere ai leader dei governi dell’Africa del Sud di intervenire”. (M.G.)







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