Il voto in Zimbabwe: si moltiplicano gli appelli delle Chiese africane e delle
ONG cristiane
Resta alta la tensione nelle Zimbabwe in attesa dei dati definitivi delle elezioni
presidenziali. Mentre al Parlamento è ormai certa la vittoria dell’opposizione, si
attende ancora il conteggio ufficiale e la diffusione dei risultati delle presidenziali.
Il Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC), all'opposizione, ha già proclamato
vincitore il proprio leader Morgan Tsvangirai con il 50,3 per cento dei voti, un dato
contestato dal partito del presidente Mugabe, lo ZANU-PF, secondo il quale alle presidenziali
la corsa è ancora aperta e sarà probabilmente necessario andare al ballottaggio.
Intanto, da tutta la società civile del Paese si alza un appello unanime agli esponenti
politici affinché si evitino spargimenti di sangue. Anche i leader delle Chiese dell’Africa
meridionale sono intervenuti con una dichiarazione diffusa mercoledì ad Harare dalla
“Regional Faith-Based Initiave”, l’iniziativa promossa dall’Associazione interregionale
dei vescovi dell’Africa Australe e dai Consigli delle Chiese cristiane della regione
insieme all’Associazione degli Evangelici dell’Africa per monitorare lo svolgimento
delle elezioni. Nel testo i leader cristiani esprimono “frustrazione e delusione”
per la decisione del governo di Mugabe di negare ai rappresentanti delle Chiese cristiane
l'accredito di osservatori elettorali. “Siamo scioccati dal fatto che lo Zimbabwe,
essendo uno dei Paesi firmatari del trattato della Comunità di Sviluppo dell'Africa
australe (SADC), che prevede la creazione di un quadro per permettere elezioni libere
e corrette, abbia violato le linee guida del trattato”. Esprimono invece preoccupazione
per il ritardo nella proclamazione definitiva dei risultati, le organizzazioni non
governative cristiane che lavorano nello Zimbabwe, tra cui l’agenzia cattolica irlandese
Trocaire, l’agenzia internazionale Progressio, il network cristiano Tearfund, la svizzera
FEPA (Fondazione per lo sviluppo e la partnership in Africa) e Christian Aid, organismo
delle chiese protestanti di Gran Bretagna e Irlanda. Le cinque ONG chiedono perciò
che “i risultati delle presidenziali siano pubblicati al più presto” e che “una mediazione
esterna di personalità della regione assista ai colloqui tra i partiti dei due candidati”;
ma soprattutto invocano “la protezione dei diritti fondamentali e le libertà dei cittadini
dello Zimbabwe”. “Non vogliamo spargimenti di sangue – ha poi affermato al Sir il
reverendo Albert Chatindo, della Zimbabwe Christian Alliance, organismo che lavora
a stretto contatto con le cinque organizzazioni – così stiamo facendo uno sforzo,
come leader delle Chiese, per chiedere ai leader dei governi dell’Africa del Sud di
intervenire”. (M.G.)