2008-04-04 15:03:34

Il rialzo del prezzo del riso colpisce i Paesi asiatici e africani


Il forte aumento del prezzo e la minore disponibilità di un altro cereale di base, il riso, rischia di far scoppiare nuove proteste in diversi Paesi africani, dove - riferisce l'Agenzia Fides - la tensione è già alta per l'aumento del prezzo del grano e dei carburanti. Uno dei più importanti produttori africani di cereali, l'Egitto, ha annunciato la sospensione delle esportazioni di riso per far fronte alla forte domanda sul mercato interno ed evitare nuovi rialzi dei prezzi che avevano provocato proteste da parte degli strati più poveri della popolazione. Anche l'India, terzo esportatore mondiale di riso, ha bloccato l'esportazione di tutte le qualità di riso, tranne il prezioso basmati, apprezzato dai buongustai di tutto il mondo, ma il cui prezzo elevato rende impossibile l'acquisto da parte degli africani. La causa della riduzione della produzione indiana di riso deriva dalle forti inondazioni che hanno colpito diversi Stati della Federazione. L'India da esportatore è diventato importatore di riso e di altri generi alimentari, contribuendo a far salire il loro prezzo. Anche le gelate che hanno colpito la Cina lo scorso inverno hanno contributo ad aggravare il problema. La forte riduzione di derrate di riso sui mercati internazionali è accompagnata da speculazioni che contribuiscono al forte rialzo del suo prezzo. La crisi colpisce in primo luogo i Paesi asiatici, per i quali il riso è uno degli alimenti-base, ma anche diversi Paesi africani già duramente messi alla prova dall'aumento del prezzo del grano. Al Chicago Board of Trade, la massima borsa mondiale dei cereali, il frumento in un anno ha visto i prezzi salire del 123%. Di conseguenza la domanda di riso è cresciuta proprio per compensare la diminuita disponibilità di grano. Si tratta di una crisi che si autoalimenta, perché appena un Paese decide di bloccare le esportazioni di riso e cereali, la speculazione ne approfitta per far aumentare il costo oltre il dovuto. Il problema è che i prezzi del riso, del grano o del petrolio dipendono non tanto e non solo da chi produce effettivamente la merce, ma dalle borse merci soggette a forti movimenti speculativi. Le popolazioni più svantaggiate dei Paesi africani sono le prime a farne le spese. Proteste per il “caro vita” si sono verificate in Marocco, Mauritania, Guinea, Senegal e Costa d'Avorio. In Centrafrica, uno dei Paesi più poveri del mondo, i generi di prima necessità sono aumentati del 50%, in alcuni casi del 100%, mentre i funzionari statali non ricevono da mesi lo stipendio. Una situazione esplosiva in uno Stato che nel recente passato ha visto la popolazione scendere in strada per protestare contro la riduzione dei salari e l'aumento del costo della vita. (R.P.)







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