La diocesi di Milano critica lo sgombero di alcuni campi rom
Fanno ancora discutere le modalità dello sgombero, ieri, di alcuni campi rom abusivi
ieri a Milano: oltre 180 baracche distrutte in tre diverse zone della città, 205 rom
romeni allontanati dalla forza pubblica. Il vicesindaco, Riccardo De Corato, ha chiesto
rimpatri coatti selettivi con pene di 10 anni da scontare nelle carceri del proprio
Paese. Critica la diocesi di Milano che, in un editoriale sul sito internet, in sostanza
ha affermato di non considerare interventi di questo genere come una soluzione perché
se “la legalità è sacrosanta”, l'impressione è “che si stia scendendo sotto i limiti
stabiliti dai fondamentali diritti umani”. Alessandro Guarasci ha intervistato
il direttore della Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo: R.
– Questo sgombero è avvenuto senza un minimo di assistenza sociale, di presidio sociale,
nei confronti delle famiglie che venivano sgomberate, famiglie con tanti bambini e
donne incinta. Non c’era un’ambulanza, non c’era una bottiglia d’acqua. L’ultimo sgombero
significativo avvenuto nella periferia di Milano almeno aveva visto l’offerta di una
soluzione, anche se temporanea, per le donne e per i bambini, nei dormitori del Comune
di Milano. Questa volta nemmeno questo. Crediamo che l’appello alla legalità, che
ovviamente deve stare a cuore ad ogni cittadino italiano, debba coniugarsi con quella
legalità che è il rispetto dei principi della nostra costituzione, dei diritti fondamentali
delle persone.
D. – Adesso però questi rom dove
sono andati?
R. – Non sono certamente ritornati in
Romania. Si sono sistemati, allocati, sotto i ponti della ferrovia, in zone ovviamente
periferiche della città, sfuggendo ad un controllo che almeno quand’erano concentrati
tutti insieme, le forze dell’ordine potevano effettuare in maniera più efficace.
D.
– E’ la prima volta che il Comune di Milano utilizza metodi così duri?
R.
– Il Comune di Milano aveva fatto sorgere già da anni una decina di campi rom autorizzati
dal Comune stesso. Quindi, non è che la politica del Comune di Milano sia stata soltanto
una politica di sgombero. Noi appoggiamo il Comune di Milano, quando dice “non possiamo
sostenere noi da soli il peso di queste presenze”. Ma non c’è mai stata nessuna forma
significativa di solidarietà istituzionale – penso alla provincia, alla regione –
per una progettazione che prevedesse una distribuzione più equa e quindi meno impattante,
meno pesante per i cittadini.
D. – Come risponde
a chi dice che i rom vogliono soltanto diritti e mai doveri?
R.
– Anche tra di loro ci sono famiglie di persone che lavorano duro, che hanno a cuore
l’educazione dei loro bambini e un futuro migliore per i loro figli.