Il culto della Divina Misericordia, "nuova luce" per la Chiesa che parla della tenerezza
di Dio verso l'uomo. Intervista con don Giuseppe Bart
Domenica 30 marzo, nella Festa della Divina Misericordia, alle 9.30 il cardinale Segretario
di Stato Tarcisio Bertone celebrerà la Santa Messa a Roma, nella chiesa di Santo Spirito
in Sassia, dove opera il Centro di spiritualità della Divina Misericordia che ne diffonde
il culto ispirandosi al carisma di colei che è considerata l'apostola del cuore misericordioso
di gESù, Santa Faustina Kowalska, canonizzata il 30 aprile del 2000 da Giovanni Paolo
II. Al termine della liturgia i fedeli si avvieranno in processione verso Piazza San
Pietro per prendere parte alla recita del Regina Coeli assieme a Benedetto XVI. Alla
Divina Misericordia è anche dedicato il primo Congresso mondiale che si aprirà il
prossimo 2 aprile, dopo la Messa celebrata da Benedetto XVI in memoria di Papa Wojtyla.
Giovanni Peduto ha chiesto al rettore della chiesa del Santo Spirito in Sassia,
don Giuseppe Bart, in che modo la realtà spirituale della misericordia divina
abbia toccato finora il cuore della Chiesa e dei cristiani:
R. -
Vorrei sottolineare che Giovanni Paolo II, oggi Servo di Dio, lungo tutto il suo Pontificato
ha voluto mostrare la Chiesa come luogo di annuncio della misericordia di Dio verso
gli uomini, ha voluto mostrare la Chiesa come luogo della celebrazione della Divina
Misericordia e, infine, ha voluto mostrare la Chiesa come bisognosa - essa stessa
- di questa misericordia. Questa verità è stata particolarmente sottolineata ed annunciata
con maggior vigore proprio attraverso l’istituzione della Festa della Divina Misericordia
durante la canonizzazione di Suor Faustina Kowalska, otto anni fa. L’istituzione da
parte del Santo Padre della Festa della Divina Misericordia si è rivelata straordinariamente
efficace e feconda di bene, sia per la Chiesa, sia per l’umanità intera. Quella della
Divina Misericordia è davvero una nuova luce che si è accesa nella Chiesa. Il profondo
bisogno della Misericordia ha risvegliato in molti fedeli e uomini di buona volontà
il desiderio di accostarsi a Dio e, quindi, il culto della Divina Misericordia indubbiamente
in questi ultimi anni ha riempito le Chiese di anime. Un esempio esplicito è la nostra
stessa chiesa di Santo Spirito in Sassia, dove vengono distribuite migliaia di Comunioni
e vengono amministrate altrettante Confessioni. Il culto della Divina Misericordia
commuove il cuore del peccatore, anche quello più indurito, lo riscalda, indica il
cammino ed infonde speranza in un mondo segnato dalla violenza, dall’odio e dal terrorismo,
tutti intuiamo quanto questa Misericordia è necessaria per costruire un mondo più
vivibile.
D. - La Divina Misericordia esprime, in
modo particolare, la tenerezza di Dio verso l’uomo: quanto ancora bisogna scoprire
di questo aspetto, dal punto di vista teologico e missionario?
R.
- Per rispondere a questa domanda, vorrei prendere spunto dalle parole del Santo Padre
Benedetto XVI, il quale disse che la vera religione consiste nell’entrare in sintonia
con questo cuore, ricco di misericordia, che ci chiede di amare tutti, anche coloro
che sono lontani ed i nemici, imitando Cristo che ci dice “Siate misericordiosi, come
misericordioso è il Padre vostro”. Ebbene suor Faustina ha saputo in modo semplice
e convincente, attraverso la sua esperienza mistica, trasmetterci la misericordia
come secondo nome dell’amore di Dio, colto nel suo aspetto più profondo e tenero.
Questo messaggio trova ancora tanti ostacoli nell’essere compreso ed accolto: perciò,
per rispondere ai bisogni spirituali dell’uomo contemporaneo, la teologia deve oggi
dare sempre più spazio alla riflessione sul mistero della Divina Misericordia. In
questo contesto, la mistica della Divina Misericordia richiede la teologia della Divina
Misericordia. Santa Faustina attende - possiamo dire - il suo von Balthasar,
e siccome il contenuto del messaggio della misericordia di Dio merita di essere conosciuto
da tutti, credenti e non credenti, Benedetto XVI disse: “L’umanità ha bisogno che
sia proclamata e testimoniata con vigore la misericordia di Dio.
D.
- Il 2 aprile prossimo, giorno del terzo anniversario della morte di Papa Wojtyla,
sarà anche il giorno d’inizio del primo Congresso mondiale della Misericordia: che
aspettative nutre per questo avvenimento?
R. - Questo
primo Congresso mondiale della Misericordia si terrà a Roma dal 2 al 6 aprile, a tre
anni esatti della morte del Papa Giovanni Paolo II avvenuta proprio alla vigilia della
Festa della Divina Misericordia del 2005. Il Pontificato di Giovanni Paolo II è segnato
dal mistero della Divina Misericordia e le due Encicliche del Papa Benedetto XVI -
Deus caritas est e Spe salvi - hanno portato a questo grande evento del Congresso
mondiale della Misericordia, che conta già più di 4 mila iscritti provenienti da tutti
i continenti e vede la presenza di più di 200 vescovi. L’obiettivo del Congresso è
quello di far prendere alla Chiesa universale una più profonda conoscenza della Divina
Misericordia e ad essere ancora più motivata dal Mistero della Divina Misericordia.
Oltre agli approfondimenti teologici, il Congresso offrirà ampi spazi alle testimonianze
e alla preghiera. Aspettiamo da questo Congresso una maggiore accoglienza e comprensione
del Mistero della Divina Misericordia e della sua introduzione nella pastorale ordinaria.
D. - Cosa vuol dire oggi - nel mondo globalizzato,
dei conflitti interetnici e dei tentativi di dialogo interreligioso - essere un apostolo
della Divina Misericordia?
R. - Essere apostolo
della Divina Misericordia vuol dire prendersi cura di chi soffre nel corpo e specialmente
nello spirito. Nella sua prima Enciclica Deus caritas est, Benedetto XVI scrisse:
“Ogni giorno siamo resi coscienti di quanto si soffra nel mondo a causa di una multiforme
miseria sia materiale che spirituale. Questo nostro tempo richiede una nuova disponibilità
a soccorrere il prossimo bisognoso". In questo contesto essere apostoli della Divina
Misericordia vuol dire avere questa nuova disponibilità per soccorrere i malati, aiutare
persone sole, persone disperate, povere, carcerati e persone lontane dalla fede. Il
mondo che soffre sembra invocare questa misericordia. Perciò, possiamo concludere,
citando il Servo di Dio Giovanni Paolo II che, intuendo questo grido della Misericordia
di Dio, disse: “Di nulla l’uomo ha bisogno, quanto della Divina Misericordia. Fate
sperimentare l’amore misericordioso a chi soffre e quindi siate apostoli della Divina
Misericordia”.