Aiutare l’Europa a ritrovare le sue radici cristiane: se ne parla in un convegno in
Olanda, organizzato dal Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa
Aiutare l’Europa a ritrovare le sue radici cristiane attraverso la fede e la ragione.
E' una delle finalità del convegno organizzato dal Comitato di coordinamento della
sezione Università del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa, che si apre
oggi a Roermond in Olanda. L’incontro, che si concluderà domenica, vede la partecipazione
di tutti i delegati delle pastorali universitarie europee. Marina Tomarro ha
intervistato su questo evento mons. Lorenzo Leuzzi, segretario della sezione
Università della CCEE e direttore dell’ufficio per la Pastorale universitaria del
Vicariato di Roma:
R. -
Attraverso la pastorale universitaria, la Chiesa che è in Europa intende riannodare
i legami non soltanto con l’università ma soprattutto con la cultura europea. Cultura
che oggi è chiamata ad affrontare le grandi sfide e a progettare il proprio futuro
che sia sempre a servizio della persona umana per testimoniare come i valori e l’ispirazione
cristiana rappresentino anche per noi la via maestra. La società europea può dare
un contributo importante in questo processo di globalizzazione che interessa e coinvolge
tutti i continenti.
D. – Nello scorso incontro di
Zagabria si parlò di una possibile rete di collegamento tra le pastorali universitarie
europee. A che punto è questo progetto?
R. - Il progetto
prosegue nel senso che tutte le conferenze episcopali europee hanno un delegato nazionale.
Credo che stia maturando sempre di più la consapevolezza che la pastorale universitaria
rappresenti un punto importante per la vita di ogni conferenza episcopale. Penso che
il lavoro che si è fatto a livello europeo possa contare su una rete abbastanza consolidata
di referenti nazionali e può permettere il rafforzamento e soprattutto una maggiore
intensificazione delle prospettive di pastorale universitaria in tutte le Chiese locali.
D.
- In che modo le cappellanie universitarie interagiscono con le università e soprattutto
con gli studenti?
R. - Le cappellanie universitarie
rappresentano oggi uno dei punti di riferimento e di accoglienza che i giovani hanno
lasciato la Chiesa per tanto tempo e quindi c’è una maggiore consapevolezza dell’importanza
di creare nelle realtà universitarie, o almeno attorno ad esse, luoghi di presenza
cristiana perchè questo costituisce uno dei luoghi privilegiati per incontrare i giovani
che hanno lasciato la Chiesa. Poi bisogna maturare di più la consapevolezza che la
presenza cristiana in università deve qualificarsi anche come presenza culturale e
questo comporta il coinvolgimento diretto dei docenti universitari che evidentemente
nelle università hanno una grande responsabilità perchè sono loro che in qualche modo
determinano il clima culturale che si realizza nell’università.