2008-03-26 14:43:33

'No' della Cina ad un incontro del Dalai Lama con le autorità francesi


Il governo cinese ha reagito all’eventualità di una visita del Dalai Lama in Francia ribadendo la propria assoluta contrarietà a qualsiasi apertura da parte di Stati terzi nei confronti del leader spirituale dei buddisti tibetani. All’indomani delle dichiarazioni del presidente Nicolas Sarkozy, che ha detto di non escludere il boicottaggio delle Olimpiadi, l’esecutivo di Pechino si è inoltre dichiarato contrario ad un incontro tra il Dalai Lama e le autorità francesi. Nelle relazioni tra Cina ed Europa si registrano, intanto, nuovi motivi di frizione sulla questione del Tibet. Il servizio di Amedeo Lomonaco: RealAudioMP3  In Europa, si levano nuove voci che chiedono di non escludere un boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino: oltre a Sarkozy, questa ipotesi è stata ventilata anche dal vicepremier belga. Il presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, si è detto invece contrario al boicottaggio ed ha esortato i Paesi dell’Unione Europea ad adottare una “posizione comune” sulla questione del Tibet. E’ poi scoppiata una bufera diplomatica tra Cina e Regno Unito dopo la pubblicazione, sul quotidiano britannico Sunday Times, di un editoriale nel quale le Olimpiadi di Pechino sono paragonate a quelle di Berlino del 1936, organizzate dalla Germania nazista di Adolf Hitler. Per l’esecutivo cinese, l’accostamento è un “insulto alle nazioni di tutto il mondo”. In questo clima, l’agenzia ufficiale cinese ha comunque annunciato che una delegazione di 26 giornalisti di 19 testate di tutto il mondo è partita oggi da Pechino per la regione himalayana. Il viaggio, organizzato dal Consiglio di Stato cinese, prevede anche la visita di Lhasa, vietata ai giornalisti stranieri subito dopo lo scoppio delle prime proteste. Al momento, sono scarse le notizie sulla situazione nella capitale tibetana. Un’associazione dei tibetani in esilio ha reso noto che in diversi monasteri della città mancano acqua e cibo. A causa di questo perdurante isolamento, un monaco sarebbe anche morto di fame in un monastero circondato dai militari sin dallo scorso 14 marzo. Fonti ufficiali cinesi hanno rivelato infine che il bilancio delle proteste è di 22 morti. Per il governo tibetano in esilio, invece, le vittime sono almeno 140. I dimostranti tibetani arrestati - riferiscono infine fonti ufficiali cinesi - sono complessivamente più di 940.







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