Riscoprire l'infinita misericordia di Dio nel Sacramento della Riconciliazione: il
commento di mons. Girotti
I giorni che precedono la Pasqua, in particolare il Venerdì Santo, sono i momenti
più intensi per incontrare la misericordia di Dio nel Sacramento della Riconciliazione.
Il Papa, incontrando all’inizio di marzo la Penitenzieria Apostolica, ha invitato
i sacerdoti ad aiutare i fedeli a comprendere l’importanza della pratica della Confessione.
Benedetto XVI ha ricordato che “nel cuore della celebrazione sacramentale non sta
il peccato, ma la misericordia di Dio, che è infinitamente più grande di ogni nostra
colpa”. Ascoltiamo la riflessione di mons. Gianfranco Girotti, reggente della
Penitenzieria apostolica, al microfono di Fabio Colagrande:
R.
– Il Santo Padre ha messo proprio l’accento su questo aspetto. Ha chiaramente affermato
che la nostra epoca, che sta smarrendo il senso del peccato, ha bisogno di una riconciliazione.
In modo particolare ha invitato tutti i sacerdoti a far sperimentare la tenerezza
di Dio e a far sì che nel penitente non ci sia soltanto l’accusa del peccato, ma la
conversione.
D. – Mons. Girotti in una intervista
apparsa sull’Osservatore Romano, lei ha fatto riferimento ad un allargamento delle
categorie di peccato...
R. – Io ho accennato a nuovi
atteggiamenti peccaminosi come, per esempio, le manipolazioni genetiche, gli esperimenti
sulla persona, la violazione dei fondamentali diritti della natura umana, anche il
problema ecologico con l’inquinamento ambientale. Ma ho parlato anche delle sperequazioni
sociali, dell’ingiustizia sociale, della povertà, della droga...
D.
– Benedetto XVI ha anche parlato di una certa disaffezione dei fedeli verso il Sacramento
della Riconciliazione...
R. – Il Santo Padre ha
chiaramente affermato che la nostra epoca va sempre più smarrendo il senso del peccato.
Oggi non è difficile constatare che il sacramento della Penitenza ha subito negli
ultimi tempi un appannamento nella pratica. Si assiste a questo affievolirsi del senso
del peccato. L’indebolita coscienza del peccato non sempre genera una mancata disaffezione
dal sacramento di Penitenza, però rischia di suggerire al penitente più l’esternazione
d’animo che non la denuncia del proprio peccato. E il Santo Padre nel suo discorso
ha voluto sottolineare soprattutto questo.