Rapporto dell'ONU denuncia "violazioni del diritto umanitario" in Darfur
Almeno 115 morti e 30 mila sfollati. È il bilancio dei combattimenti avvenuti nei
primi due mesi dell’anno a nord di El Geneina, capoluogo del Darfur occidentale, uno
dei tre Stati che compone l’omonima regione ovest del Sudan. Numerose le “violazioni
del diritto umanitario internazionale”. Sono le conclusioni contenute nel rapporto
realizzato dal Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e dalla missione
ibrida Unione Africana-Onu in Sudan (Unamid) sulle violenze che hanno interessato
i villaggi di Saraf Jiodad, Sirba, Silea e Abu Suruj. Coinvolti i ribelli del Movimento
per la giustizia e l’uguaglianza (Jem) e l’esercito sudanese, sostenuto da milizie
irregolari filogovernative. Nel rapporto, diffuso dall’Agenzia Misna, si precisa che
gli attacchi rientrano in una vasta offensiva lanciata dall’esercito per “riguadagnare
il controllo del corridoio nord del Darfur occidentale e cacciare gli insorti” del
Jem ritenuti responsabili di aver violato l’accordo di tregua firmato nel 2004. Le
azioni condotte dall’esercito tramite bombardamenti aerei e offensive di terra, “hanno
violato - secondo il Rapporto - il principio di distinzione contenuto nel diritto
internazionale, avendo fallito nel distinguere tra obiettivi civili e militari”. Il
documento ritiene, inoltre, che la “scala dei danni provocati alle proprietà civili”,
faccia parte di una scelta di strategia militare. Nonostante i combattimenti dei mesi
scorsi, negli ultimi giorni l’improvvisa apertura al dialogo col governo sudanese
da parte del Jem, ha riacceso le speranze per una soluzione negoziata del conflitto
in corso in Darfur dal febbraio del 2003. Una guerra durata cinque anni che ha provocato
una delle più gravi crisi umanitarie del pianeta.(S.G.)