2008-03-21 14:48:27

Contemplare la Sindone nel giorno della Passione di Cristo: la riflessione del cardinale Poletto


Tra le sacre rappresentazioni, i riti e i simboli che in tutte le Chiese e le culture del mondo rendono oggi omaggio e culto alla Passione di Cristo spicca su tutti l’icona per eccellenza che rimanda alle sofferenze del Crocifisso: la Sacra Sindone. Luca Collodi ha chiesto al Custode del Sacro Lino - l'arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto - quale legame via sia tra l’immagine sindonica e il mistero del Venerdì Santo:RealAudioMP3


R. – Questo è il giorno in cui noi celebriamo l’evento del sacrificio del Figlio di Dio e non i sacrifici antichi degli animali che non erano – come dice la Lettera agli Ebrei – capaci di cancellare i peccati, ma il sacrificio del Corpo di Cristo e la Lettera agli Ebrei cita proprio il Salmo 39: “Tu non hai voluto sacrifici, ma un corpo mi hai dato e perciò ho detto, entrando nel mondo ed assumendo la natura umana, ‘Ecco, io vengo Padre per fare la tua volontà”.

 
D. – Cardinale Poletto, la Sacra Sindone riassume in sé il mistero della morte e della Resurrezione di Cristo. Ma cosa ci dice oggi nel Venerdì Santo questo lenzuolo, guardando anche alla Festa della Pasqua?

 
R. – La Sindone rimanda a Gesù, alla sua sofferenza e rimanda anche alla sofferenza di tutta l’umanità, perchè la morte di Cristo è l’atto più grande di solidarietà con l’uomo, perchè ha amato, dando la vita per la salvezza dell’uomo. Noi dobbiamo vedere la solidarietà del Cristo anche con le sofferenze degli uomini. Per cui tutte le sofferenze dell’umanità sono da Cristo valorizzate dalla sua sofferenza e dalla sua immolazione. Però nello stesso tempo la Sindone rimanda alla Resurrezione: Cristo il terzo giorno è risuscitato. E se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede. Ma in che senso la Sindone rimanda alla Resurrezione, oltre che alla Passione? Perché dalla Sindone, cioè dal lenzuolo che lo ha avvolto, Cristo si è distaccato, lasciando impresso su quel lino la sua immagine, misteriosamente perchè non sappiamo come si sia formata. Gesù ha lasciato il segno del suo passaggio vicino a quel lino, ma non è più lì. Allora la morte di Cristo rimanda alla Resurrezione. La salvezza dell’umanità si compie il mattino di Pasqua, quando il Cristo esce vivo dal sepolcro e quindi con la sua Resurrezione ci dà questo grande dono. La morte è sconfitta e quindi la storia dell’umanità, la storia di ogni singola persona non si conclude con la morte, ma la morte è il grande portale che apre per la persona l’incontro con Dio e la vita eterna. Risorgeranno anche i nostri corpi, così come è risorto il corpo di Cristo. Ritengo, quindi, che la contemplazione della Sindone aiuti veramente a guardare questi due momenti collegati strettamente fra di loro: il sacrificio, l’immolazione del Corpo di Cristo dato per noi, del sangue versato per noi; e, allo stesso tempo, la Sindone ci richiama alla sua Resurrezione, come quando gli angeli dicono alle donne che vanno al sepolcro ‘Voi cercate un vivente fra i morti. Ma non è qui, è risorto!’”.







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