2008-03-20 10:26:32

Il Papa alla Messa Crismale: i sacerdoti tengano sveglio il mondo per Dio


I sacerdoti sono chiamati a tenere sveglio il mondo per Dio: non annuncino mai se stessi né si inventino una Chiesa come la vorrebbero, ma siano servi di tutti nella verità e nell’amore. E’ quanto ha detto stamani il Papa nella Basilica Vaticana durante la Santa Messa Crismale che precede il Triduo Pasquale. Durante il rito 1600 presbiteri della diocesi di Roma hanno rinnovato le promesse sacerdotali. Sono stati quindi benedetti gli olii per la celebrazione dei Sacramenti: l’olio dei catecumeni, l’olio dei malati e il sacro crisma. Il servizio di Sergio Centofanti.RealAudioMP3

 
(Canto)

 
Il Papa invita a riflettere sulla chiamata al sacerdozio. Ricorda che il sacerdote è chiamato a vegliare, a vivere costantemente con lo sguardo rivolto a Dio perché il mondo non si dimentichi di Dio:

 
“Il sacerdote deve essere uno che vigila. Deve stare in guardia di fronte alle potenze incalzanti del male. Deve tener sveglio il mondo per Dio. Deve essere uno che sta in piedi: dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto nella verità. Dritto nell’impegno per il bene. Lo stare davanti al Signore deve essere sempre, nel più profondo, anche un farsi carico degli uomini presso il Signore che, a sua volta, si fa carico di tutti noi presso il Padre. E deve essere un farsi carico di Lui, di Cristo, della sua parola, della sua verità, del suo amore”.

 
“Il sacerdote – ha aggiunto il Papa – deve essere una persona retta” e deve essere “impavido e disposto ad incassare per il Signore anche oltraggi”. Deve poi servire, ad imitazione di Cristo che si è donato “sino alla fine per gli uomini”. Benedetto XVI esorta i sacerdoti a non smettere di imparare: imparare a pregare “sempre di nuovo e sempre più profondamente”; “imparare a conoscere il Signore nella sua Parola” perchè l’annuncio sia efficace. Mette poi in guardia da “un pericolo: quello che il sacro … continuamente incontrato divenga …abitudine”:

 
“Si spegne così il timor riverenziale. Condizionati da tutte le abitudini, non percepiamo più il fatto grande, nuovo, sorprendente, che Egli stesso sia presente, ci parli, si doni a noi. Contro questa assuefazione alla realtà straordinaria, contro l’indifferenza del cuore dobbiamo lottare senza tregua, riconoscendo sempre di nuovo la nostra insufficienza e la grazia che vi è nel fatto che Egli si consegni così nelle nostre mani”.

 
C’è poi la dimensione fondamentale dell’obbedienza. “Il servo – afferma il Papa - sta sotto la parola: “Non sia fatta la mia, ma la tua volontà!” (Lc 22, 42). Con questa parola, Gesù nell’Orto degli ulivi ha risolto la battaglia decisiva contro il peccato, contro la ribellione del cuore caduto”:

 
“Il peccato di Adamo consisteva, appunto, nel fatto che egli voleva realizzare la sua volontà e non quella di Dio. La tentazione dell’umanità è sempre quella di voler essere totalmente autonoma, di seguire soltanto la propria volontà e di ritenere che solo così noi saremmo liberi; che solo grazie ad una simile libertà senza limiti l’uomo sarebbe completamente uomo, diventerebbe divino. Ma proprio così ci poniamo contro la verità”.

 
Siamo liberi – prosegue il Papa – solo nel “condividere la nostra libertà con gli altri” e “se entriamo nella volontà di Dio. Questa obbedienza fondamentale che fa parte dell’essere uomini, diventa ancora più concreta nel sacerdote”:

 
“Noi non annunciamo noi stessi, ma Lui e la sua Parola, che non potevamo ideare da soli. Non inventiamo la Chiesa così come vorremmo che fosse, ma annunciamo la Parola di Cristo in modo giusto solo nella comunione del suo Corpo. La nostra obbedienza è un credere con la Chiesa, un pensare e parlare con la Chiesa, un servire con essa. Rientra in questo sempre anche ciò che Gesù ha predetto a Pietro: ‘Sarai portato dove non volevi’. Questo farsi guidare dove non vogliamo è una dimensione essenziale del nostro servire, ed è proprio ciò che ci rende liberi. In un tale essere guidati, che può essere contrario alle nostre idee e progetti, sperimentiamo la cosa nuova – la ricchezza dell’amore di Dio”.

 
Il Papa rimanda infine al gesto della lavanda dei piedi con cui Cristo, “il vero Sommo Sacerdote del mondo” afferma di voler “essere il servo di tutti”:

 
“Con il gesto dell’amore sino alla fine Egli lava i nostri piedi sporchi, con l’umiltà del suo servire ci purifica dalla malattia della nostra superbia. Così ci rende capaci di diventare commensali di Dio. Egli è disceso, e la vera ascesa dell’uomo si realizza ora nel nostro scendere con Lui e verso di Lui. La sua elevazione è la Croce. È la discesa più profonda e, come amore spinto sino alla fine, è al contempo il culmine dell’ascesa, la vera ‘elevazione’ dell’uomo”.

 
(Canto)







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