Bologna ricorda il sacrificio del professor Marco Biagi nel sesto anniversario della
sua morte
In occasione del sesto anniversario della morte del professor Marco Biagi, il mondo
politico e tutta la società civile si sono stretti ieri a Bologna per la messa di
suffragio celebrata da monsignor Ernesto Vecchi, vicario generale della diocesi del
capoluogo emiliano, presso la Basilica di San Martino. Mons. Vecchi ha aperto l’omelia,
citata dal Sir, ricordando che: “La memoria del sesto anniversario della morte violenta
del Prof. Marco Biagi coincide, quest’anno, con la celebrazione liturgica del Mercoledì
Santo, che ci introduce nel grande Triduo Sacro, memoria sacramentale della passione,
morte e risurrezione di Cristo”. Il vicario ha poi fatto riferimento al profeta Isaia,
“figura biblica del Servo di Jahvè”, e anche all’esperienza dei profeti Ezechiele
e Geremia, “che hanno sofferto a causa della loro vocazione all’impegno per la ricerca
del bene comune” e che “per questo hanno dovuto subire la persecuzione delle potenze
oscure, sempre presenti come forze decostruttive, dove ci si impegna per edificare
il futuro”. Ed è proprio in questo contesto che secondo monsignor Vecchi “va letta
la morte di Marco Biagi”: “L’uomo perseguitato indicato da Isaia, infatti, si pone
nell’ottica della teologia della storia, dove il sacrificio cruento di Cristo rimane
il propulsore emblematico di ogni autentico rinnovamento. Il sacrificio cruento del
professor Biagi, concepito nelle nebbie di un pensiero senza fondamenti logici e morali,
non è stato consumato invano. La sua fede lo ha assimilato al Servo sofferente”. Dopo
aver deplorato “il ricorso alla violenza, troppo spesso tollerata” nel nostro Paese,
e denunciato “la crisi di autorità e di credibilità di cui soffre la nostra democrazia”,
mons. Vecchi ha poi affermato: “L’esemplarità di Marco Biagi, la sua fede pubblicamente
testimoniata, il calore fecondo della sua famiglia aperta all’accoglienza e all’aiuto
del prossimo, il suo serio impegno professionale, stanno a dimostrare che una misura
alta della vita civile è possibile”. Infine mons. Vecchi si è soffermato sull’ “eredità
di Marco”, esortando tutti “all’instancabile ricerca tra le parti sociali della migliore
soluzione pratica possibile, nella salvaguardia del valore inalienabile della persona,
in tutte le sue dimensioni di vita”. (M.G.)