Benedetto XVI all'udienza generale parla del Triduo Pasquale e lancia un appello alla
riconciliazione per il Tibet: la violenza non risolve i problemi ma li aggrava
La speranza di pace della Pasqua cristiana più forte delle “notizie drammatiche” che
arrivano dal mondo. Alle circa 12 mila persone presenti all’udienza generale - anche
oggi distinta in due momenti, tra la Basilica Vaticana e l’Aula Paolo VI - Benedetto
XVI ha dapprima spiegato i momenti salienti del Giovedì, Venerdì e Sabato Santo, per
poi invocare pace e riconciliazione per la grave crisi che sta scuotendo il Tibet.
In precedenza, il Papa aveva rivolto un particolare saluto ai moltissimi giovani universitari
dell’Opus Dei presenti in San Pietro. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“L’odio,
le divisioni, le violenze non hanno mai l’ultima parola negli eventi della storia”.
La considerazione che Benedetto XVI pone alla fine della sua ampia riflessione sul
Triduo che precede la Pasqua è prettamente spirituale e intende mettere in luce il
valore eterno della vittoria di Cristo sulla morte. Ma pochi minuti dopo, se ne coglie
appieno la concretezza, quando il Papa chiede la pace per il Tibet insanguinato dagli
scontri, aggiungendo: “Con la violenza non si risolvono i problemi, ma solo si aggravano”.
Cielo e terra, le due indivisibili dimensioni del messaggio cristiano, emergono dunque
con particolare evidenza nel Triduo Pasquale, che Benedetto XVI ha definito, in modo
incalzante, “nucleo essenziale della fede cristiana”, “cuore e fulcro dell’intero
anno liturgico”, “unico giorno” in cui la Chiesa sale al Calvario, scende nel sepolcro,
e risorge con Cristo. E allo stesso tempo, la memoria di questi misteri significa
anche - ha ribadito il Papa - “vivere in profonda e solidale adesione all’oggi della
storia, convinti che quanto celebriamo è realtà viva ed attuale”:
“Portiamo
dunque nella nostra preghiera la drammaticità di fatti e situazioni che in questi
giorni affliggono tanti nostri fratelli in ogni parte del mondo. Noi sappiamo che
l’odio, le divisioni, le violenze non hanno mai l'ultima parola negli eventi della
storia. Questi giorni rianimano in noi la grande speranza: Cristo crocifisso è risorto
e ha vinto il mondo. L’amore è più forte dell’odio, ha vinto e dobbiamo associarci
a questa vittoria dell’amore. Dobbiamo quindi ripartire da Cristo e lavorare in comunione
con Lui per un mondo fondato sulla pace, sulla giustizia e sull’amore”. Benedetto
XVI ha svolto la catechesi ripercorrendo i singoli giorni che da domani a domenica
prossima riproporranno le ultime ore e gli ultimi, fondamentali, gesti della vita
terrena di Gesù. Dalla benedizione degli olii sacri, nella Messa crismale di domattina,
alla celebrazione in Coena Domini, durante la quale Cristo - ha affermato Benedetto
XVI - dona alla Chiesa nascente il “farmaco dell’immortalità”, l’Eucaristia. Quindi,
il mistero del dolore e della morte del Venerdì Santo: occasione per “meditare sul
grande mistero del male e del peccato che opprime l’umanità”, grazie anche a quelle
“manifestazioni di pietà popolare” - come la Via Crucis o le sacre rappresentazioni
- che mirano, ha riconosciuto il Papa, “ad imprimere sempre più nell’animo dei fedeli
sentimenti di vera partecipazione” al sacrificio di Gesù. Fino al “silenzio” del Sabato
Santo, che riempie le Chiese dagli altari spogli e invita l’anima ad aprirsi alla
misericordia di Dio:
“Grande importanza viene
data in questo giorno alla partecipazione al Sacramento della riconciliazione, indispensabile
via per purificare il cuore e predisporsi a celebrare intimamente rinnovati la Pasqua.
Almeno una volta all’anno abbiamo bisogno di questa purificazione interiore di questo
rinnovamento di noi stessi”.
L’appello per il
Tibet ha poi concluso le catechesi e i saluti nelle varie lingue. “Seguo con grande
trepidazione - ha detto il Pontefice - le notizie, che in questi giorni giungono”
da quella zona dell’Asia:
“Il mio cuore di Padre
sente tristezza e dolore di fronte alla sofferenza di tante persone. Il mistero della
passione e morte di Gesù, che riviviamo in questa Settimana Santa, ci aiuta ad essere
particolarmente sensibili alla loro situazione. Con la violenza non si risolvono i
problemi, ma solo si aggravano. Vi invito ad unirvi a me nella preghiera. Chiediamo
a Dio onnipotente, fonte di luce, che illumini le menti di tutti e dia a ciascuno
il coraggio di scegliere la via del dialogo e della tolleranza”.
Prima
di recarsi nell’Aula Paolo VI, Benedetto XVI era stato salutato festosamente dagli
studenti radunati nella Basilica di San Pietro, che in questi giorni partecipano a
Roma al Congresso internazionale UNIV, promosso dall’Opus Dei. Il Papa si è rivolto
loro in inglese e in spagnolo, concludendo in italiano:
“Siate
lievito di speranza in questo mondo che anela di incontrare Gesù, talora senza neppure
rendersene conto. Per migliorarlo, sforzatevi anzitutto di cambiare voi stessi mediante
una vita sacramentale intensa, specialmente accostandovi al sacramento della Penitenza
e prendendo parte assiduamente alla celebrazione dell’Eucaristia. Affido ciascuno
di voi e le vostre famiglie a Maria, che non smise mai di contemplare il Volto del
suo Figlio Gesù. Su ciascuno di voi invoco la protezione di San Josemaria (applausi)
e di tutti i Santi delle vostre terre, mentre di cuore vi auguro Buona Pasqua!”