2008-03-18 14:14:53

Se vogliamo comprendere il peccato, dobbiamo restare davanti al Crocifisso: il pensiero del cardinale Angelo Comastri alla Messa pasquale per i dipendenti vaticani


Si è tenuta questa mattina, nella Basilica di San Pietro, la celebrazione eucaristica pasquale per i dipendenti vaticani. A presiedere il rito è stato il cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3


“I carnefici di Cristo siamo noi con le nostre cattiverie” e se vogliamo comprendere cosa sia il peccato, dobbiamo restare davanti al Crocifisso per riconoscere il passaggio del Signore. Con queste parole, il cardinale Angelo Comastri invita a scuotere i cuori induriti per sperimentare un vero pentimento e “donarci il perdono”. E’ un esortazione a togliere “la schiuma della cattiveria” dal cuore per renderlo “mite, umile e misericordioso” come quello di Cristo. La Pasqua, vissuta esaltando questo cambiamento, diventa allora “passaggio dalla cattiveria alla bontà”. Ma se “non cambia qualcosa dentro di noi e se non migliora qualcosa nella nostra vita - sottolinea il porporato - non è Pasqua per noi”.

 
L’invito è quindi quello di fissare lo sguardo su Gerusalemme e sugli avvenimenti di questa settimana: l’ingresso festoso della Domenica delle palme, l’Ultima cena, il tradimento di Giuda, la condanna, la crocifissione e la risurrezione di Gesù. Nella città Santa - ricorda il porporato - Gesù aveva predetto, tra le lacrime, che Gerusalemme sarebbe stata cinta d’assedio e distrutta. Dopo il compimento di queste parole - aggiunge - sono falliti i tentativi degli ebrei di ricostruire il tempio, dato alle fiamme dai romani. Questi episodi - fa notare il cardinale Comastri - ci ricordano che non si può scherzare con la bontà di Dio. Riflettere sulla morte di Gesù, coglierne il senso autentico, significa invece riconoscerne il passaggio nelle nostre vite e comprendere - conclude il porporato - che “non possiamo respingere la mano tesa di Dio per tirarci fuori dal peccato”.







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