Pubblicate le meditazioni del cardinale cinese Zen Ze-Kiun che animeranno la Via Crucis
al Colosseo di Benedetto XVI
“Nello stendere il testo di queste meditazioni”, ho dovuto fare “grande sforzo per
purificarmi dai sentimenti di poca carità verso quelli che hanno fatto soffrire Gesù
e quelli che stanno facendo soffrire, nel mondo di oggi, i nostri fratelli”. Sono
le parole che il cardinale arcivescovo di Hong Kong, Jospeh Zen Ze-Kiun, pone
nell’introduzione alle meditazioni scritte per la Via Crucis al Colosseo del prossimo
Venerdì Santo e da oggi disponibili nelle librerie. Il porporato cinese spiega come
l’invito di Benedetto XVI lo abbia ispirato nel portare a Roma l’eco delle Chiese
dell’Asia e della Cina in particolare. Ascoltiamolo nell’intervista realizzata per
il Centro Televisivo Vaticano da Alessandro De Carolis:
R. -
Quando ho ricevuto questo invito, ho capito che il Santo Padre voleva che io portassi
al Colosseo la voce della Cina. Il ricordo della Passione di Nostro Signore naturalmente
si riferisce bene anche alle sofferenze presenti ancora oggi nella Chiesa e in Cina
sono in molti che stanno ancora soffrendo per la loro fede. Il tema quindi si accorda
con il ricordo della Passione di Nostro Signore, perché è ancora il Signore che oggi,
nel suo Corpo mistico, sta soffrendo.
D. - Lei,
eminenza, affronta il tema della persecuzione da un duplice versante: non solo guardando
a chi opprime la Chiesa dall’esterno, ma anche a chi lo fa dall’interno...
R.
- Quando si pensa alla persecuzione, si pensa ai perseguitati, ai persecutori. Anche
noi siamo tra i perseguitati e qualche volta siamo forse anche tra i persecutori,
perché siamo peccatori. Allora, il pensiero si allarga a pregare per tutti: per quelli
che soffrono per la fede, per quelli che stanno facendo soffrire i quali, però, molte
volte sono anche vittime di noi che, con la nostra infedeltà, siamo forse anche parte
di questo "mistero del male".
D. - Riflettere sulla
Passione di Cristo le ha permesso di fare udire la voce della Chiesa cinese attraverso
le voci dei protagonisti della Via Crucis. Quale esperienza concreta di vita ecclesiale
lei ha portato dall’Asia, e dalla Cina in particolare, alle arcate del Colosseo?
R.
- Noi, da Hong Kong, siamo in una posizione di osservazione molto favorevole: vediamo
molte cose, riceviamo molti messaggi... Purtroppo, qualche volta sembra che le ragioni
in negativo siano più forti di quelle in positivo. Però, noi come credenti, siamo
ottimisti impenitenti, e allora guardiamo al lato buono. Speriamo davvero che tutto
ciò che accade nel mondo porti ad una nuova visione delle cose, per cui il nostro
governo capisca che una libertà religiosa, anche per la Chiesa cattolica, non nuoce
per niente, anzi: è tutto a vantaggio della nostra patria.